La Consulta per lo Spettacolo e il lavoro nel settore dello spettacolo dal vivo…

Con il link al questionario sulla situazione dei lavoratori dello spettacolo

Pubblicato il 26/01/2017 / di / ateatro n. 159

Dopo l’intervento di Mimma Gallina sulla Consulta dello Spettacolo, abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo il contributo di Emanuala Bizi (SLC CGIL).
In queste settimane, la SLC CGIL ha promosso una ricerca sul lavoro nel settore dello spettacolo attraverso un questionario rivolto agli artisti professionisti, che si può compilare entro il 15 febbraio 2017 alla pagina Vitadartisti.
Nell’attuale dibattito post-Decreto e pre-Codice dello Spettacolo, il nodo del lavoro è ovviamente centrale, così come quello delle risorse, a partire dall’aumento del FUS annunciato dal Ministro Franceschini: si era parlato di 12 milioni di euro, pare siano esattamente euro 5.882.237,87…
Su questo vedi il Comunicato della stessa SLC CGIL e l’approfondimento di Anna Bandettini su Post Teatro.

Cara Mimma,

la Consulta dello Spettacolo esprime un mero parere consultivo e si è riunita solo in occasione della comunicazione da parte del Ministro dell’importo del FUS per l’anno di riferimento. Nessuna parere è stato chiesto alla Consulta, ma neppure alle sezioni sul decreto 1° luglio 2014, tantomeno sulle disposizioni dell’art. 1 che tu giustamente citi. L’ultima riunione della Consulta (altre non ci sono state, faccio parte della sezione prosa ma non ho ricevuto altre convocazioni) risale (ti allego il verbale del 2016) che ci è stato fornito pochi giorni fa).
Come SLC CGIL abbiamo fortemente contestato il fatto che non siamo neppure stati auditi in sede di scrittura del DM. Ma non ci hanno dato ascolto. Per quanto ci riguarda abbiamo contestato in tutte le sedi alcune parti del decreto, peraltro se devo dirti la verità ho trovato desolate e l’ho pubblicamente detto, che il Ministero dopo la sentenza del Consiglio di Stato abbia pubblicato sul proprio sito una lettera di appoggio all’operato del Ministero.
Ma tant’è. Quindi quando dici a proposito del mio intervento alla vostra bella iniziativa “motivazioni giuste, ma in questi anni si poteva fare di più” non mi trovi molto d’accordo. Altri sono gli interlocutori che sono stati auditi e vengono ascoltati dal Ministro, in primis l’AGIS. Sono andata in tutte le iniziative possibili, ho parlato con tutti i parlamentari che hanno voluto ascoltarmi, anche in sede di incontri ministeriali ho detto quello che pensavo. Sono in contatto anche con i “cattivi” che hanno fatto i ricorsi e ti posso assicurare che una parte di loro (in particolare la musica) ha tutte le ragioni per lamentarsi di essere stati esclusi. Qualcuno di loro ormai sta pensando di abbandonare, sopratutto quelle del Lazio che come sai è una regione (e pure il comune di Roma) brilla per l’assenza di una politica complessiva ed è latitante sugli stanziamenti. Credo che la Commissione Musica si sia comportata diversamente dalle altre Commissioni (prosa, danza, circhi) che si sono impegnate in modo costruttivo. Infatti è l’unica che ha “tradito” la triennalità escludendo quest’anno alcuni soggetti (meno di 30 punti). Ci sono dei nodi del decreto che stanno venendo al pettine e che dovrebbero fare riflettere tutti quei soggetti che hanno partecipato attivamente alla stesura del decreto. Trovo che troppi teatri hanno fatto la gara per essere teatri nazionali e ora per sono in difficoltà (che fanno pagare in primis alle compagnie, sigh!).
Il fatto che la Consulta e le sezioni abbiano poco peso nelle decisioni del MiBACT mi ha portato all’ultima riunione ad astenermi, anche se sono stata da sola, anche alla luce di un incremento del FUS. Nessuno vuole togliere a Franceschini il suo impegno a mantenere ed incrementare le risorse al settore (ha trovato ulteriori 20 milioni per le fondazioni liriche e ieri ci ha detto che chiede ulteriori 8 milioni per gli altri soggetti che hanno accesso al FUS), ma la situazione dei lavoratori dello spettacolo dal vivo non è più accettabile e ieri, nel mio intervento ho sostenuto che è il lato B del FUS è proprio la condizione del lavoro nel settore dello spettacolo. Ti allego l’intervento che ho fatto (il verbale ce lo daranno, se fanno come sempre, prima della prossima riunione che si farà nel 2018, ma sono convinta che nella legge dello spettacolo in discussione, in analogia con quanto fatto per la legge cinema, il sindacato non sarà più un interlocutore).

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