#totonomine | La Consulta per lo Spettacolo e qualche considerazione di contorno
Buon lavoro a Giulio Baffi, Antonio Calbi, Michele Gentile, Guglielmo Mirra, Renato Giordano , Emanuela Bizi e Maria Teresa De Gregorio
La notizia è stata diffusa da “la Repubblica” edizione di Napoli: sono state rese note le nomine alla Consulta dello Spettacolo del MIBACT, sezione teatro: Giulio Baffi, Antonio Calbi, Michele Gentile, Guglielmo Mirra, Renato Giordano ed Emanuela Bizi. Il settimo componente, quello designato dalla Conferenza Unificata, è Maria Teresa De Gregorio.
Che cos’è la Consulta per lo Spettacolo?
Dal sito MiBACT:
Il D.P.R. 14 maggio 2007 n. 89 istituisce, all’art. 1, la Consulta per lo spettacolo (ex Comitato per i problemi dello spettacolo già istituito dall’articolo 1, comma 67, del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 545, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 dicembre 1996, n. 650 e successive modificazioni). La Consulta è organo consultivo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con compiti
– di consulenza e verifica in ordine alla elaborazione e attuazione delle politiche di settore e
– di consulenza in ordine alla predisposizione di indirizzi e criteri generali relativi alla destinazione di risorse pubbliche.
E’ composta da cinque sezioni, quattro per lo spettacolo dal vivo, ciascuna competente per musica, danza, prosa, attività circensi e spettacolo viaggiante; è presieduta dal Ministro e composta dai componenti di ciascuna sezione (non più di sette), cioè appartenenti a sindacati ed associazioni di categoria e rappresentanti della Conferenza unificata, nonché dal Direttore Generale.
I componenti vengono nominati con decreto del Ministro a seguito di designazione delle associazioni di categoria su invito del Direttore Generale.
La convocazione della Consulta è effettuata dal Ministro o dal Sottosegretario delegato.
Il D.P.R. precisa anche che il Ministro può delegare alla presidenza della Consulta un Sottosegretario e che possono partecipare i titolari degli uffici dirigenziali e dell’ufficio legislativo. Prevede anche che
Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali sono stabiliti il numero dei componenti di ciascuna sezione, le modalità di convocazione e funzionamento, nonché le modalità di designazione dei componenti da parte dei sindacati, delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative e da parte della Conferenza unificata.
L’ultimo decreto citato sul sito del MiBACT, quello del 10 febbraio 2014, conferma numero e composizione ma non entra nel merito delle modalità di designazione. Non è un aspetto secondario: il panorama delle organizzazioni rappresentative dei datori di lavoro e dei lavoratori dello spettacolo, e anche degli autori e dei critici, negli ultimi anni è mutato. Sono cambiati gli equilibri, le articolazioni interne, i nomi stessi all’interno di un’organizzazione storica come l’AGIS. Sono nate nuove organizzazioni o movimenti che si propongono di dare voce assieme a lavoro e impresa (come CRESCO), i sindacati storici devono ridefinire, dare dignità, tutelare un lavoro che cambia. Cambia la professione del critico con la trasformazione dei media, e quella dell’autore in un epoca di ridefinizione di codici e linguaggi.
La Consulta rappresenta interessi specifici, a differenza delle Commissioni Consultive, disciplinate dallo stesso Decreto, che hanno funzione di “valutazione degli aspetti qualitativi dei progetti e delle iniziative afferenti alle richieste di contributo”. Per questo motivo, a differenza dei componenti della Consulta, i componenti delle Commissioni Consultive,
all’atto del loro insediamento, sono tenuti a dichiarare di non versare in situazioni di incompatibilità con la carica ricoperta, derivante dall’esercizio attuale e personale di attività oggetto delle competenze istituzionali delle commissioni.
Né gli uni né gli altri sono pagati dal Ministero per la loro attività.
Scegliere chi rappresenta chi e al miglior livello possibile non è così scontato: richiede una capacità di lettura dei cambiamenti in atto da parte del Direttore Generale (che invita) e del Ministro (che nomina), ma anche delle Associazioni “maggiormente rappresentative” (invitate dal Direttore generale), che devono indicare figure all’altezza dei compiti: sarà solo consulenza ma in campi strategici per il settore come la “elaborazione e attuazione delle politiche” e gli “indirizzi e criteri generali relativi alla destinazione di risorse pubbliche”.
I compiti della Consulta dello Spettacolo in concreto
Non è una responsabilità da poco.
Il DL 8 agosto 2013 n. 91 (il decreto Valore Cultura) all’art. 13 precisa ulteriormente l’importanza degli organismi consultivi, che hanno il compito di “assicurare il regolare, efficace e tempestivo svolgimento delle attività di valutazione tecnica previste dalla normativa vigente”.
Il DM 1° luglio 2014 attribuisce alla Consulta compiti molto precisi.
L’art. 1 comma 4 attribuisce alla Consulta un ruolo rilevante nella definizione dei costi ammissibili: “Con decreto del Direttore generale (…) sentite le sezioni competenti della Consulta per lo spettacolo (…) sono stabiliti la tipologia, le condizioni e gli eventuali limiti percentuali di ammissibilità dei costi”.
L’art. 5 (Sistema di valutazione della domanda, determinazione e attribuzione del contributo), con riferimento alla qualità artistica, prevede che “per ciascuno dei parametri previsti nell’Allegato B è stabilito, con decreto triennale del Direttore generale, sentita la Commissione consultiva competente per materia, il punteggio massimo attribuibile”.
Quindi le Commissioni in sede di valutazione delle domande applicano un punteggio per ciascuno dei parametri di riferimento precedentemente individuati da un apposito decreto del Direttore generale, adottato da quest’ultimo dopo avere “sentito” in merito le Commissioni stesse.
Per quanto riguarda il punteggio relativo alla qualità indicizzata (allegato C), si prevede invece quanto segue (art.5 comma 4):
Per ciascuno dei parametri previsti nell’Allegato C è stabilito, con decreto triennale del Direttore generale, sentita la sezione della Consulta competente in materia, il punteggio massimo attribuibile. Il punteggio della qualità indicizzata del singolo progetto è determinato con logica di proporzionalità ed adeguatezza mediante la metodologia di tipo comparativo esplicitata nel medesimo Allegato C.
Una procedura identica è prevista al comma 5 per l’allegato D, relativo alla quantità. Il peso di ciascun parametro all’interno lo decide il Direttore Generale, sentita la Consulta.
Dunque gli “algoritmi” – cioè il procedimento di calcolo aritmetico che si utilizza per determinare i punteggi – servono a tradurre in valori numerici le precise “scelte di valore” che sono assunte quando a ciascun parametro è stato attribuito il suo peso.
La Consulta nominata nel 2014 era così composta:
– Antonio Calbi (associazione tra i Teatri Stabili a iniziativa pubblica)
– Luca Dini (associazioni tra soggetti privati operanti nel settore)
– Pierluca Donin (associazione tra soggetti operanti nella distribuzione)
– Ivana Conte (associazione autori per il teatro)
– Emanuela Bizi (organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei lavoratori del settore)
– Edoardo Siravo (organizzazioni maggiormente rappresentative dei critici teatrali)
– Piergiorgio Giacchè (Conferenza Unificata).
I componenti della Consulta dello spettacolo del biennio 2017-18 per le altre sezioni si possono leggere nel DM pubblicato sul sito del MiBACT e ripreso qui sotto.
Se non ha gestito il banco, questa Commissione ha avuto un ruolo non irrilevante nel precisare le regole delle regole del gioco per il triennio 2015/2018. Anche se sul sito del MiBACT non abbiamo trovato verbali che le motivino, e raccontino discussioni o dinamiche (sarebbe stato interessante), le scelte finali risultano chiare nel decreto direttoriale http://www.spettacolodalvivo.beniculturali.it/index.php/news-contributi/482-costi-ammissibili-punteggi-massimali.
Per esempio, sull’ammissibilità dei costi (art. 4) si è posto il tetto di 14.000 euro per le ospitalità, del 20% per i costi pubblicitari, ma non si è posto un tetto per le retribuzioni artistiche (giusto o sbagliato che fosse, una volta c’era; e una volta c’era anche per il prezzo del biglietto, ma questo molti, ma molti anni fa).
Un altro esempio relativo all’art. 5: gli indicatori quantitativi previsti per i circuiti (che contano per il 40% del totale del contributo) danno una notevole rilevanza al numero di spettatori, ovvero alla quantità di pubblico in valore assoluto: 8 punti su 40, mentre le piazze contano 7 e altrettanto i teatri. In occasione delle Buone Pratiche, molti operatori hanno individuato in questi parametri una concausa di scelte convenzionali (se non market-oriented) da parte degli organismi distributivi, che non sono stati incentivati a lavorare sulle piccole sale, ovvero sul rischio, sulla promozione del pubblico orientata alla qualità, più che alla quantità.
Indicatori per base quantitativa settore Circuiti regionali, articolo 16
Dimensione | Indicatore |
PUNTEGGIO MASSIMO |
Output | Giornate recitative | 10 |
. | Compagnie/gruppi ospitati | 8 |
. | Piazze | 7 |
. | Teatri programmati | 7 |
Risultato | Spettatori | 8 |
La nuova Consulta dello Spettacolo
Per la Consulta nominata nel 2014 poteva essere non del tutto chiara la rilevanza dei numeretti che era chiamata a definire, ma quella appena nominata può operare in futuro tenendo conto di due anni di applicazione del Decreto e di un dibattito (relativamente) vivace sulle (auspicate) evoluzioni normative. Potrebbe quindi svolgere un ruolo chiave nella definizione degli indirizzi e nella loro attuazione.
Due componenti erano già nella precedente Consulta.
Antonio Calbi, rappresentante dell’associazione tra i teatri stabili a iniziativa pubblica, oggi direttore del Teatro di Roma (Teatro Nazionale), ha una vasta esperienza e competenze artistiche, progettuali, organizzative: è stato direttore del Teatro Eliseo e del Settore Spettacolo del Comune di Milano, è stato ideatore di Teatri ’90 e molto altro. Per chi volesse saperne di più, sul web si trovano numerosi cv, qualche documento e innumerevoli interviste.
Emanuela Bizi, rappresentante delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e dei lavoratori dello spettacolo nel settore del teatro, è segretaria Nazionale della SLC CGIL. Intervenendo in occasione delle Buone Pratiche “Oltre il decreto” il 27 febbraio 2016 a Milano, aveva sottolineato che
serve una legge che risponda in maniera definitiva alle necessità del lavoro, sotto diversi aspetti. Ci sono ritardi inammissibili nei finanziamenti con ricadute sull’occupazione, ci sono soggetti fermati per tre anni (e forse per sempre). E’ necessario riconoscere l’intermittenza per arginare il lavoro nero. La legge dovrà anche precisare il ruolo degli artisti nella formazione teatrale, all’interno della scuola. La nuova legge andrà scritta ascoltando tutti, anche le associazioni sindacali che sono state ignorate: è necessario dare una risposta a chi lavora in questo settore.
Motivazioni buone e giuste, ma in questi due anni forse si poteva fare qualcosa.
Le nuove nomine
Giulio Baffi, classe 1944, è Presidente dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e critico della redazione de “la Repubblica” di Napoli. E’ stato nominato come “rappresentante per le organizzazioni professionali maggiormente rappresentative dei critici teatrali”. Baffi è critico e operatore, ha fra l’altro diretto il Festival di Benevento e dal 2013 è direttore artistico di Ente Teatro Cronaca, una delle più importanti compagnie napoletane. E’ persona considerata saggia e preparata, molto apprezzata dal mondo del teatro di diverse aree e generazioni in tutta Italia e in modo particolare a Napoli. Ha dichiarato:
Ritengo che questa mia nomina sia un riconoscimento importante fatto alla nostra Associazione e voglio condividere con tutti i soci la soddisfazione per questo incarico che cercherò di onorare adeguatamente.
Ha ringraziato il ministro Dario Franceschini e il dottor Onofrio Cutaia, Direttore generale dello Spettacolo dal Vivo, assicurando loro il massimo impegno nel lavoro che gli sarà richiesto di svolgere. In applicazione della norma, potrebbe succedergli di dover andare oltre quello che è stato richiesto fino a oggi.
Michele Gentile è rappresentante “delle associazioni tra i soggetti privati operanti nell’ambito della stabilità teatrale”, dove per stabilità si intende probabilmente la continuità di impresa (e non l’abbinamento produzione/gestione di teatri, che è l’accezione più diffusa). Michele Gentile è il direttore organizzativo della compagnia Efti (articolo 14 primo cluster: la seconda compagnia del settore per dimensione del contributo) ed è molto conosciuto come impresario capace. Non c’è sul sito il suo CV (c’è il compenso, e c’è quello della direttrice artistica Cristina Comencini), ma – alla ricerca di informazioni che offrissero elementi per valutare la sua nomina – ci si imbatte in una vicenda giudiziaria di certo nota al MiBACT. I fatti risalgono al 2002/2004, quando Michele Gentile era direttore artistico dell’Istituzione Perdonanza (il giubileo aquilano). Le accuse riguardano la falsificazione di lettere del Ministero per i Beni culturali riguardanti il finanziamento alla manifestazione (http://www.primadanoi.it/news/cronaca/-8390/Perdonanza–ex-direttore-Gentile-rinviato-a-giudizio.html) e hanno comportato anche l’arresto (http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2005/01/09/CX3PO_CX301.html. Il procedimento si è concluso con una condanna “per falso ideologico e materiale” e, nel 2012, anche con la condanna a pagare i danni al Comune dell’Aquila (http://www.abruzzoweb.it/contenuti/perdonanza-comune-ex-direttore-gentile-risarcira-26-mila-euro-/489272-4/).
Michele Gentile è figlio di Enzo, persona colta e di grande simpatia, scomparso nel 2015, che è stato per una vita presidente, direttore e poi consulente dell’ATAM, il Circuito dell’Abruzzo-Molise e prima assessore alla Cultura dell’Aquila e segretario della Democrazia Cristiana abruzzese, oltre che per molti anni anche coordinatore del settore prosa e vicepresidente dell’AGIS. Alla resistibile ascesa e al consolidamento dei finanziamenti all’ATAM, da molti considerati spropositati e incomprensibili, è seguita una (forse) inevitabile caduta, che ha portato tra l’altro a un contenzioso giudiziario fra il MiBACT, gli enti locali e quel circuito. Probabilmente oggi Enzo considererebbe la nomina del figlio alla Consulta come un piccolo risarcimento morale.
Le competenze e i meriti non sono sempre ereditari, e le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli. Ma si sa che in teatro (e in Italia) la famiglia conta, nel bene e nel male. Tutti possono sbagliare, e Michele Gentile può essere – e di certo è – un ottimo impresario.
Guglielmo Mirra è rappresentante “delle associazioni tra i soggetti operanti nella distribuzione teatrale”. Napoletano, classe 1963, anche Mirra è componente di una grande famiglia, protagonista dell’impresariato partenopeo. E’ anche regista. Dal 2015 opera nella categoria Centri di Produzione Teatrale come manager del Teatro Diana. E’ una nomina che arriva dalle categorie, e dunque dall’AGIS. Vista questa scelta, viene da pensare che i compiti dei Centri per il MiBACT siano orientati più alla distribuzione (programmazione degli spazi) che alla produzione; e sembra chiaro che ormai abbiano poco o niente a che vedere con l’innovazione.
Il Sud in genere, e soprattutto Napoli e l’area impresariale, sono molto ben rappresentati in questa Consulta.
Anche Renato Giordano, rappresentante della SNAD (Sindacato Nazionale degli Autori Drammatici), è per molti versi riconducibile a quest’area, se pure su una diversa scala di grandezza, come Direttore Artistico dal 1979 a tutt’oggi del Teatro Tordinona di Roma, dove ha ideato Schegge di teatro d’autore, “Festival della Drammaturgia Italiana”.
La SNAD è evidentemente considerato il sindacato degli autori maggiormente rappresentativo, anche se, come Ateatro ha segnalato, il ministro Franceschini ha gratificato con un contributo come progetto speciale una associazione degli autori consorella o concorrente, la SIAD di Maricla Boggio.
(https://www.ateatro.it/webzine/2016/12/22/buon-natale-il-regalo-del-ministro-franceschini-allo-spettacolo-italiano/)
Renato Giordano sul proprio sito, dove si trova molto (non sappiamo se tutto), come su wikipedia, risulta regista e autore particolarmente prolifico, musicista e operatore culturale attivo in Italia e all’estero, nonché consulente dell’INDA (2003). E’ stato membro del consiglio di amministrazione del Teatro di Roma, di cui è stato vice-direttore artistico, e della Consulta tecnico artistica dell’Ente Teatrale Italiano, fino al suo scioglimento. Per l’ETI è stato anche coordinatore del settore sperimentale dal 1980 al 1982 ed è stato direttore di un “Festival del Teatro Italiano” dal 1982 al 2006. Ha lavorato anche in RAI: spicca l’ideazione del programma La Kore, Oscar della moda, appuntamento annuale di RAI UNO da Taormina. Giordano è anche il componente della Consulta con maggiore esperienza in posizioni affini, anche di nomina ministeriale:
E’ dal 1994 Segretario Generale del Sindacato Nazionale Autori Drammatici sempre confermato, nonché dal 1995 ad oggi Consigliere di amministrazione o Presidente della commissione tecnica dell’INPS fondo PSMDAD (Ente Nazionale Previdenza Artisti). E’ stato componente del comitato consultivo permanente per il Diritto d’Autore del Ministero dei Beni Culturali dal 2007 e componente della commissione SIAE fondi speciali art.21 dal 2007. (…) E’ stato membro del Consiglio Nazionale dello Spettacolo, della Commissione di Censura Nazionale.
Un apporto continuativo e articolato, che il Ministero deve aver considerato molto positivo.
L’anello di congiunzione fra il teatro “vero” e quello “ministeriale”
Sulla carta la Consulta rappresenta l’anello di congiunzione fra il teatro “vero” e quello “ministeriale”. Dovrebbe lavorare per il presente e per il futuro.
Ma nella realtà, perché sia uno strumento efficace, bisognerebbe sciogliere due nodi (e porsi qualche domanda).
a) La rappresentatività degli organismi individuati come espressione delle diverse categorie degli operatori dello spettacolo. Una “gestione partecipata” delle politiche di sostegno statale e dei criteri di analisi tecnica ed economica delle varie tipologie di attività da finanziare, richiede, da parte del Ministero, una scelta meditata degli organismi designatori. Questa scelta è soddisfacente? Costituisce uno specchio adeguato della realtà effettiva del settore? E sono chiare, adeguate e trasparenti le modalità seguite nei processi di designazione da parte delle organizzazioni considerate “maggiormente rappresentative”?
b) La effettiva rilevanza del ruolo affidato alla Consulta, per quanto riguarda sia le politiche di settore, sia gli indirizzi e criteri di distribuzione delle risorse. Come si esplica e come dovrebbe esplicarsi concretamente, in questi due distinti ambiti, la funzione consultiva perché la previsione legislativa sia rispettata nel suo significato sostanziale e l’apporto degli organi consultivi non si riduca ad adempimenti formali e procedurali, a copertura del lavoro tecnico svolto dalle strutture ministeriali? In quest’ottica ha senso prevedere che la Consulta si pronunci con un minimo di forme e modalità predeterminate, per esempio con raccomandazioni, pareri formali, verbali o sintesi delle discussioni?
I problemi vanno quindi al di là della composizione della Consulta, anche se è legittimo chiedersi quanto questa Consulta sia rappresentativa dell’attuale realtà del teatro. E va al di là della competenza dei singoli, e della loro capacità di rappresentare interessi collettivi, anche se i singoli contano. Il teatro nel suo complesso (imprese e lavoro), e anche il Ministero, e “la politica”, sono davvero interessati ad affidare a questi organi consultivi una funzione che non sia solo formale? Come affidare loro quella funzione sostanziale, prevista dalle norme?
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