#BP2016 | Il teatro dei risvegli: le pratiche teatrali come strumento di cura e sostegno per aumentare l’attività personale e la partecipazione sociale di soggetti con esiti di coma
L'intervento alle #BP2016 | Teatro Sociale e di Comunità: la formazione degli operatori. Scuole e idee a confronto, 5 novembre 2016, Civica Scuola di Teatro "Paolo Grassi"
Pinocchio punto di arrivo e di partenza
Lo spettacolo Pinocchio realizzato nel 2012 è il punto di arrivo di una importante esperienza di laboratorio promossa da Babilonia Teatri nella Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna. Replicato in importanti sedi teatrali e festival (dalla prima nazionale al Teatro Storchi di Modena, al Teatro Palladium di Roma, al Teatro dell’Elfo e numerose altre repliche sia in Italia che all’estero), premiato dall’Associaione Nazionale Critici di Teatro e con la Targa d’argento ala Biennale di Venezia, lo spettacolo è ancora richiesto dimostrando la vitalità e l’efficacia della proposta.
Sulla scena la condizione delle persone con esiti di coma, il difficile percorso per ritornare alla vita, le problematiche insite nel reinserimento sociale. Uno spettacolo che è stato giudicato per la sua proposta teatrale, senza pietismo, sdoganando queste tematiche dai ristretti margini del cosiddetto “teatro sociale”. Un progetto perfettamente riuscito. La nostra compagnia teatrale con questo spettacolo ha avuto una grande diffusione e numerosi consensi. Il merito è sicuramente dato dall’incontro con una realtà particolarmente significativa del teatro italiano, Babilonia Teatri diretta da Enrico Castellani e Valeria Raimondi, ed anche dalla possibilità di potersi esprimere nei circuiti teatrali ufficiali. Troppo spesso le attività teatrali realizzate da associazioni o professionisti della disabilità restano marginalizzate ad un pubblico di parenti, amici ed addetti ai lavori. E’ sicuramente un atto gratificante che ha la sua valenza sociale. Ma quello di cui si ha bisogno oggi è aprire ed aprirsi al mondo di cui la disabilità fa parte. E questa è una parte ancora difficile.
E’ difficile far capire che le menomazioni (fisiche e mentali) possano essere espressioni di normalità. Che oltre la paura del diverso c’è sempre la costruzione di una relazione.
Il primo impatto dello spettacolo può essere forte. Ma poi, mano a mano che le storie si aprono al pubblico, i nostri protagonisti con esiti di coma (Luigi Ferrarini, Paolo Facchini, Riccardo Sielli) diventano persone familiari. I loro sguardi, il loro incerto parlare, quello che esprimono, si confronta con il pubblico che diventa una comunità accogliente. La paura si dissolve e lascia lo spazio ad una serena accettazione, ad una simpatia che gode di una ironia e di una felicità che si sprigiona da persone che hanno vissuto autentiche esperienze di confine.
E’ forse impossibile comprendere questo in un altro luogo. Ma il teatro ha questo di bello: si apre, può essere riabilitativo, annulla le differenze e coinvolge facendo riflettere. Ci sono tante finestre aperte sul mondo: il teatro è una di queste. Ti fa vedere attraverso una pretesto, una favola, in questo caso “Pinocchio”, che il mondo può essere una realtà che può accettare tanti sogni.
Il Teatro come strumento riabilitativo
Fin dall’inizio dell’esperienza che poi ha dato vita alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna, quando Luca, figlio mio e di Maria Vaccari (presidente dell’associazione Gli amici di Luca), era ricoverato a Innsbruck, abbiamo pensato che il teatro potesse essere un valido strumento per coadiuvare la riemersione della sua coscienza.
Il teatro fa parte della nostra storia, e in specifico il teatro di figura faceva parte della giovane memoria di Luca, ragazzino di 15 anni, appassionato frequentatore, praticamente tutte le estati, del festival Arrivano dal mare di Cervia. Otello Sarzi il grande burattinaio di origine mantovana (scomparso nel 2001) e il figlio Mauro sono sempre stati amici di famiglia. Io stesso avevo frequentato il Dams (Corso di Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna). Prima con Maria Signorelli Volpicelli (docente del corso di Teatro d’animazione e fondatrice della compagnia L’Opera dei Burattini) e poi frequentando il burattinaio Otello Sarzi Madidini (T.S.B.M. Teatro Setaccio Burattini e Marionette) noi giovani studenti avevamo imparato l’importanza dell’oggetto scenico, la sua duttilità nella possibile rappresentazione della realtà.
Così fu naturale per noi pensare di sperimentare l’uso dei burattini, nel momento in cui Luca svolgeva il suo programma riabilitativo in Austria
L’arrivo dei burattinai italiani nella clinica austriaca creò animazione e curiosità fu di grande beneficio per Luca.
Da quella esperienza così esaltante – come giustamente ebbe poi modo di dire il pedagogista Andrea Canevaro – non si poteva dire che i burattini fossero un modo per svegliare dal coma, ma certamente un modo per fornire nuovi strumenti, per restare in attesa fornendo un ambiente accogliente per il ritorno. Perché il ritorno potesse essere accogliente, aveva bisogno di riconoscimenti. Questo per Luca era avvenuto attraverso i burattini, ma non tutti avevano quello strumento nella loro memoria. Ecco allora che i burattini, il teatro di figura, il teatro in genere, poteva essere un mediatore interessante per non trovarsi in una realtà che poteva far paura.
Per noi, genitori di Luca, avveniva quel passaggio che avevamo già provato quando con gli amici di Luca avevamo cominciato a raccogliere fondi per le sue cure all’estero: collegare il nostro dolore privato a una storia più collettiva, sociale, per andare oltre ed essere capaci di organizzare, non fermandosi solo alla solidarietà o ai sentimenti contemplativi.
Il gioco del teatro in situazione di post coma
Quegli anni sono stati per noi molto formativi nella messa a fuoco di un percorso teatrale. Grazie a Roberto Piperno direttore dell’UOC dell’Ospedale Maggiore e poi direttore della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, iniziò una sperimentazione nel reparto di medicina riabilitativa. L’uso del teatro poteva essere molto importante sia nella fase clinica che negli esiti: un’esperienza utile per il reinserimento delle persone in quel difficile e lungo cammino verso il risveglio e per il loro progetto di integrazione sociale.
Grazie all’amico comune Paolo Ambrosino (recentemente scomparso), organizzatore del Teatro di Leo, che avevo conosciuto in seguito alla triste vicenda di coma di Leo de Berardinis, nel 2003 siamo entrati in contatto con Enzo Toma, regista e autore teatrale con una vasta esperienza rivolta ad attori con disabilità, coi quali aveva realizzato laboratori e spettacoli sia in Italia che all’estero. Con lui demmo vita al primo Laboratorio espressivo Il gioco del teatro in situazioni di post-coma. Il laboratorio era rivolto a persone deospedalizzate che avevano avuto un trauma anche molti anni prima e che volevano esprimersi attraverso il teatro. Nacque così la compagnia teatrale composta da ragazzi che avevano vissuto l’esperienza del coma, attori e volontari con la finalità dell’integrazione sociale, la riabilitazione delle persone con esiti di coma e la sensibilizzazione della società al problema. Il percorso intrapreso partì dall’utilizzo del teatro in situazione terapeutica per arrivare a produzioni artistiche dotate di una propria poetica. Da lì è nato Sonno muto, il primo spettacolo della nostra compagnia, che offriva una riflessione intensa sulla metafora della guerra. La preparazione dello spettacolo è durata circa un anno, durante il quale la compagnia, a partire dal laboratorio permanente, ha incontrato artisti e ricercatori di diverse discipline: dal parateatro di Rena Mirecka all’analisi del movimento di Lorella Rapisarda, al metodo Feldenkrais di Teri Weikel.
Da lì è partito il nostro percorso che si è sviluppato e si è evoluto. Non solo nella poetica teatrale, ma anche nei suoi stessi protagonisti.
Nel febbraio 2005, dopo l’inaugurazione della Casa dei Risvegli Luca De Nigris (7 ottobre 2004), il lavoro teatrale si inserì nella struttura che è dunque diventata anche il luogo della vita e delle arti.
La “Casa dei Risvegli” è un centro pubblico di riabilitazione rivolto alle persone in stato vegetativo o post-vegetativo in fase post-acuta con ancora un potenziale di cambiamento, con cui si completa la rete dei servizi di assistenza per le persone in coma dell’Azienda Usl di Bologna che comprende le unità operative del Trauma Center dedicate alle persone in fase acuta (Rianimazione, Neurochirurgia, Riabilitazione Acuta), i servizi territoriali per la riabilitazione al di fuori dell’ospedale e, qualora venisse a mancare il potenziale evolutivo della persona in coma, i ricoveri permanenti presso strutture sanitarie. La “Casa dei Risvegli Luca De Nigris” si propone come centro pilota in Italia per una modalità di assistenza incentrata sul paziente e sulla famiglia, basata sul lavoro collaborativo e integrato di professionisti sanitari, familiari, operatori non sanitari e volontari. all’interno della “Casa dei Risvegli” opera il “Centro Studi per la Ricerca sul Coma”.
Il coinvolgimento dei famigliari e del loro contesto socio-relazionale ha attivato, nel centro, momenti artistico-socio-culturali, con lo scopo di riorganizzare i tempi della quotidianità mediante attività educative, ricreative e culturali, con momenti di musica, arte, scrittura, lettura, spettacoli teatrali. Si cominciò a operare nei confronti dei pazienti in fase di riabilitazione post-acuta, in stato vegetativo e di minima coscienza, sia nella fase di ospedalizzazione, sia garantendo loro una continuità assistenziale e riabilitativa nella fase del rientro a domicilio e nella gestione degli esiti di coma.
Questa attività, inserita a pieno titolo nel team riabilitativo, viene oggi svolta da professionisti della coop. perLuca, che prendono in carico gli ospiti attraverso un preciso “protocollo narrativo”.
Tali stimolazioni, rivolte agli ospiti ricoverati, hanno via via assunto una precisa dimensione clinica, validata dalle ricerche messe in campo dal Centro Studi per la Ricerca sul Coma, che ne hanno dimostrato la maggiore efficacia rispetto al contesto ambientale nel quale sono realizzate.
Le attività si sono poi sdoppiate con la nascita, nel 2009, di un secondo laboratorio, dal titolo Dopo… di nuovo Gli amici di Luca, coordinato dall’operatricie teatrale Alessandra Cortesi con il coordinamento pedagogico di Antonella vigilante e rivolto ai dimessi della Casa dei Risvegli Luca De Nigris. Abbiamo infatti pensato che il teatro costituisse anche un importante strumento di coinvolgimento per quei soggetti che, una volta risvegliati, riabilitati nella struttura, non possono recuperare appieno le loro abilità e che sovente rientrano a domicilio a carico delle famiglie, isolati da un mondo esterno che non permette loro la partecipazione alle attività sociali.
Tutto questo ha portato sicuramente benessere e miglioramento della vita attiva dei soggetti partecipanti facendo nascere il progetto “Il Teatro dei Risvegli” sostenuto dalla Fondazione Alta Mane Italia e portato avanti con Cristina Valenti docente di Storia del Nuovo Teatro all’Università di Bologna. E’ stato sviluppato nell’ambito del percorso clinico e sociale della Casa dei Risvegli Luca De Nigris. La compagnia Gli amici di Luca, nata nel 2003, rappresenta l’asse portante del progetto. Formata da persone che hanno vissuto l’esperienza del coma, da operatori teatrali e da giovani attori, la compagnia è una realtà pressoché unica in Italia e in Europa. Accanto all’attività laboratoriale permanente, produce spettacoli avvalendosi del contributo di registi esterni, come nel caso di: Enzo Toma, Antonio Viganò, Enrico Castellani e Valeria Raimondi (Babilonia Teatri), Nicola Bonazzi (Teatro dell’Argine), ed effettua tournée in Italia e all’estero.
Negli anni Gli amici di Luca si sono progressivamente emancipati dalla connotazione di “teatro sociale”, per raggiungere esiti di indubbia professionalità e inserirsi nella normale programmazione teatrale. A tutt’oggi hanno realizzato otto spettacoli.
Gli obietti principali dell’attività sono stati:
- potenziare le competenze residue;
- favorire il reinserimento sociale e potenziare la rete di aiuto;
- favorire la socializzazione all’interno del gruppo utilizzando il teatro come strumento di interazione;
- creare un contesto educativo e riabilitativo che tenga conto anche del benessere della persona, che deriva anche dallo stare insieme;
- soddisfare il bisogno di comunicazione e facilitare l’espressione delle emozioni, dei desideri e delle proprie potenzialità;
- costruire un ponte che faciliti il ritorno nella comunità di appartenenza della persona in dimissione dalla Casa dei Risvegli Luca De Nigris e di quelle segnalate dal territorio.
Risultati ottenuti:
- aumento del senso di appartenenza ad un gruppo;
- risposte più adeguate al contesto sociale e nella relazione con l’altro;
- ampliamento della gamma dell’espressività.
C’è stato anche un affiancamento educativo rivolto ad una persona nel suo contesto lavorativo.
Obiettivi principali dell’attività:
- favorire l’integrazione e la socializzazione
- favorire la partecipazione nel contesto lavorativo
- potenziare le abilità sociali e l’autonomia
- stimolare le competenze residue
- facilitare l’accettazione della situazione di disabilità acquisita
Risultati ottenuti:
- adeguato reinserimento nel contesto lavorativo;
- aumento delle abilità sociali;
- maggiore livello di autostima.
La facilitazione cognitivo-emotiva, è stata effettuata attraverso l’utilizzo dei linguaggi teatrali, presso il domicilio dell’utente.
Obiettivo specifico dell’attività:
- creare un contesto facilitante che stimoli un miglioramento della responsività.
Risultati ottenuti:
- riduzione graduale, durante l’attività, degli scoppi di risa in favore di un prolungato sorriso;
- ampliamento della gamma dell’espressività facciale.
Un nuovo cammino con il Teatro dell’Argine e Mimmo Sorrentino
Ora che sono passati diciotto anni dalla morte di Luca e tanta strada è stata fatta nel percorso di progettazione e ricerca della Casa dei Risvegli a lui dedicata, il teatro è entrato a pieno titolo, così come la musica, nel laboratorio espressivo come possibile veicolo di terapia e stimolazione. In questo laboratorio il lavoro degli educatori, degli operatori teatrali, del musicoterapista si unisce a quello degli operatori sanitari, dei terapisti, dei medici, dei volontari, e quest’attività coordinata costituisce l’elemento risocializzante. Il teatro è metodo, vita, è qualcosa che c’è anche se non si vede. È nell’anamorfismo di Luca, che c’è ma non si vede, nel quadro di Wolfango L’allegoria del coma, nell’atrio della struttura, è negli appuntamenti scanditi settimanalmente nel laboratorio espressivo permanente che si svolgono nella Sala del Durante (che nel sottotitolo recita Spazio delle arti). È un modo di esprimersi e, come tale, un modo di vivere che aiuta a vivere. Il teatro è diventato esso stesso oggetto di verifica ed elaborazione di un protocollo medico-sanitario.
Ci sono molte, troppe storie che rimangono sospese. Molte, troppe famiglie che sono impegnate da sole a ricostruire il filo della vita del proprio caro colpito. Molti, troppi ragazzi che hanno potenzialità inespresse, che una società abile non gli consente di esprimere. Per tutte queste ragioni, rinchiudersi nel solo ambito medico o ritenere che il problema sia appannaggio solo del sociale è fortemente riduttivo. Il teatro con la sua capacità di comunicazione “rivoluzionaria” può farsi da interprete per dare valore, per divulgare in forma poetica frammenti di storia personale, aprire percorsi per recuperare conoscenze e ricordi, aprire campi evocativi e possibilità di associazioni mentali.
Sono tante le storie da raccontare, e non tutte continuano ad alimentarsi con noi. Ricordo Xavier, Roberta, Enrico, che hanno fatto un percorso e poi si sono allontanati. La nostra Simona, che è stata con noi tanto tempo e purtroppo un brutto male ce l’ha portata via. I nostri assidui Davide, Luigi, Nicola, Cristian, Juri, Marco, Riccardo, Paolo… e tanti altri che si integrano con operatori e volontari, mettendosi in gioco assieme ai loro famigliari che a volte li accompagnano nei viaggi diventando parte integrante del progetto. I risultati ottenuti sono stati molto buoni. Nel movimento, ma anche nel modo di porsi, nell’autostima. Non tutto fila liscio, ma ogni giorno cambia qualcosa in positivo, anche con qualche periodo di stasi.
Al di là del valore artistico, il teatro rappresenta per sua natura un momento di relazione e socializzazione importante. Per questo ogni suo corollario ne diventa parte integrante, come le tournée e i viaggi in pullman. È il valore della comunità, del viaggio attraverso il quale ci si conosce meglio e si fa gruppo. Oltre all’aspetto artistico, oltre all’aspetto sociale, emerge un ruolo terapeutico del mezzo teatrale che va sempre interpretato socialmente, ma che potrebbe essere valutato anche dai clinici. I nostri ragazzi diventano esempi dell’efficacia del teatro che annulla le differenze e si prospetta come un’ulteriore medicina sicuramente non convenzionale.
Scrive Cristina Valenti: “Ma il teatro rovescia la prospettiva: dal teatro sono loro che ci guardano parlandoci del nostro sguardo su di loro, della nostra inadeguatezza a comprendere, e ci spiegano che la normalità non è una condizione che si deve raggiungere ma che deve raggiungerli nella loro condizione di faticoso risveglio”.
Negli ultimi anni con il Teatro dell’Argine che gestisce l’ITC Teatro a San Lazzaro di Savena, abbiamo intrapreso una importante e proficua collaborazione che ci ha portato a consolidare il laboratorio teatrale della compagnia Gli amici di Luca con nuovi allestimenti (da “Wonderland” ispirato ad “Alice nel paese delle Meraviglie” che per la prima volta ha riunito i due gruppi con la regia di Andrea Paolucci, Nicola Bonazzi e Alessandra Cortesi a “Tu è il mio respiro” testo e regia di Mimmo Sorrentino che ha realizzato un laboratorio sul tema amore desiderio e sessualità). Uno spettacolo quest’ultimo necessario che impatta con uno dei temi invisibili per le persone con disabilità ,quella del limite, del contatto e della sessualità negata- Un allestimento presentato in prima nazionale nel corso dell’ultima “Giornata nazionale dei risvegli” ora diventata europea e che speriamo di poter rappresentare in tournée con le persone con esiti di coma che, “non attori”, diventano sempre più “attori” nel nostro teatro.
Come dice Alessandro Bergonzoni nostro testimonial: “è un teatro ri-azionario… attori che sanno cambiare l’unità delle misure, anche quelle incalcolabili”.
Tu è il mio respiro , testo e regia di Mimmo Sorrentino, è stato realizzato da Gli amici di Luca e Teatro dell’Argine e presentato in prima nazionale il 7 ottobre al Teatro Duse di Bologna nell’ambito della seconda “Giornata europea dei risvegli” sotto l’Alto patrocinio del Parlamento europeo e l ‘Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Fulvio De Nigris
Direttore Centro Studi per la Ricerca sul Coma
Gli amici di Luca onlus
Progetto “Casa dei Risvegli”
Comune di Bologna / Gli amici di Luca onlus
fulvio.denigris@amicidiluca.it
Bibliografia
Fulvio De Nigris, “Teatro per il risveglio” rivista “Teatri delle diversità” direttore Emilio Pozzi, condirettore Vito Minoia edizioni Associazione Nuove Catarsi, dicembre 2003.
Cristina Valenti (a cura di), “Prove di Drammaturgia” rivista di inchieste teatrali, diretta da Gerardo Guccini, Titivillus edizioni, numero 2, dicembre 2008 interamente dedicato al “Teatro dei risvegli”.
Fulvio De Nigris “Sento che ci sei” collana “I libri della speranza” a cura di Davide Rondoni,
Bur Rizzoli, 2011
Roberto Piperno, Fulvio De Nigris (a cura di) “Dal coma alla comunità – la Casa dei Risvegli Luca De Nigris ” FrancoAngeli editore, 2014
Paola Raguzzi e Nathalie Signorini (registe) “Il Teatro dei risvegli” materiali del documentario (produzione Fondazione Alta Mane Italia) 2014
Per informazioni:
Associazione “Gli amici di Luca onlus”, tel. 051 6494570, sito web www.amicidiluca.it. – www.casadeirisvegli.it –info@amicidiluca.it
Tag: Babilonia Teatri (13), Mimmo Sorrentino (8), Pinocchio (5), Teatro dell'Argine (30), teatro sociale e di comunità (97)
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