Officinae Efesti: innovazione sociale, produzione artistica, progettazione culturale
Il progetto interculturale di ATT a Napoli
#OEfesti sperimenta nuovi modelli per dare risposte concrete e non convenzionali ai bisogni della comunità in cui lavora; da diversi anni lavora alla valorizzazione dei territori, dei contesti e delle umanità che stanno a margine della società.
Officinae Efesti incontra “Il Teatro del Mondo” o “il Mondo nel Teatro” nel 2006, organizzando laboratori per professionisti nel suo Eruzioni Festival e invitando artisti da tutto il mondo a partire dal Training dell’attore da Oriente ad Occidente; da 10 anni, dunque, la questione politica del rapporto fra finzione e realtà è diventata una competenza e un’urgenza antropologica per noi: è quel fare finta nella verità che cerchiamo di seguire, insieme agli incontri veri con gli uomini.
Il teatro è per noi un incontro, è un benvenuto alle emozioni, un dialogo tra corpi e culture di mille colori, senza distinzione di razza e/o altro, ma anzi un incontro ricco ogni volta di ogni suono o sguardo nuovo! E’ un incontro tra corpi!
Quello che facciamo lo chiamano e li chiamiamo: “laboratori teatrali interculturali”. Per noi l’intercultura, intesa come prospettiva di incontro-dialogo tra diverse culture, è ormai necessaria.
Il 2008 era l’anno europeo del Dialogo interculturale e noi eravamo alla fine del percorso del laboratorio di teatro tra ragazzini dei campi Rom di Secondigliano e i ragazzini della zona, con il nostro Spazio Altro, Cenerentola una favola per incontrare la diversità, finanziato dalla Commissione Europea, progetto Gioventù in Azione. Un’esperienza unica, che ci portava due volte a settimana nei campi Rom: arrivavamo con un mini autobus guidato da un uomo Macedone e roulotte per roulotte andavamo a prendere i ragazzini, tra mille sorrisi e l’immagine di un bambino (di sì e no 3-4 anni) che ci attendeva mascherato da piccolo “babbo natale” ogni volta, un’immagine difficile da dimenticare. Poi da lì andavamo a fare il laboratorio tra lo spazio di Felice Pignataro, “Il Gridas” e un centro che accoglieva diversi anziani ex manicomiali: tra ragazzini e gli anziani (per nulla facili da gestire) scattò una poesia incredibile. Questo avveniva qualche anno prima dell’esperienza “Arrevuoto” in quegli stessi luoghi.
Poi c’è stato il laboratorio Xenos nel Rione Sanità (2011), con una decina di ragazzini tra Srilankesi, Ucraini, Polacchi, Italiani, Capoverdiani, finanziato dal Ministero di Grazia e Giustizia, in collaborazione con alcune associazioni locali e che ad un certo punto del percorso ci ha fatto incontrare i ragazzini della Zisa di Palermo, con il loro lavoro sul video e la fotografia, tra i colori della casba palermitani, tra mille volti e mille odori di Mediterraneo.
Negli anni 2012 e 2013 abbiamo avuto l’onore di lavorare nel Teatro di Eduardo de Filippo, con il progetto Atelier Teatrali Territoriali, coordinato da I Teatrini. Qui abbiamo coinvolto ragazzi dai 13 ai 18 anni di 8 nazionalità diverse: Italia, Ucraina, Bangladesh, Capo Verde, Sri Lanka, Serbia, Columbia, Costa D’Avorio.
Il teatro degli ATT si è rivolto a tutti, perché il teatro è per noi da sempre “culturale”, non ha mai categorizzato nulla, ma è rivolto a tutti e può essere praticato da tutti, è culturale ad origine.
Nei nostri laboratori teatrali siamo dentro ad un “miscuglio”, in esso e/o da esso possiamo introdurre o ricavare nuovi orizzonti, del pensare, del credere, dell’essere-nel-tempo storico della Società.
Non è un più un Teatro Sociale, ma un Teatro che si occupa della Società Multiculturale, una società mescolata e per questo più ricca.
Per noi il teatro non ha mai avuto un colore e riteniamo che spesso abbiamo l’esigenza di usare termini di riconoscimento come “teatro interculturale” a causa della nostra abitudine a creare delle separazioni anche nel linguaggio.
Questo percorso iniziato nel 2006, oggi trova la sua forma nei #welcomelab, laboratori di benvenuto, uno spazio pensato per abitare la distanza e incontrarsi nella diversità.
Per fare ciò ci serve prima di tutto spingerci al Dialogo, poi c’è un lavoro consapevole sulla Differenza come valore ed infine l’Apertura, dove facciamo propri i valori di tutti e li mescoliamo.
L’intercultura, per dirla alla Franco Cambi [F. Cambi, Intercultura, pedagogia, teatro, Roma, Carocci Editore, 2001] deve farsi carico, certo con rischio, della propria identità multipla, non divisa ma plurale, in grado di differenziarsi in io paralleli e di incontrare realmente l’altro: un io che pone se stesso come problema e non come fondamento alla maniera di Cartesio. Proviamo a superare il “confine” per realizzare questa nuova identità – cognitiva, culturale, personale – incardinata, appunto, sul meticciato.
Oggi nei nostri #welcomelab proviamo a dirci “chi siamo adesso”, che cos’è la radice? come si trova l’equilibrio? Quando a un certo punto non hai più radici, perché la tua vita l’hai vissuta per metà nella tua terra natale e per l’altra metà viaggiando, cosa fai? Ti fai cullare dalla natura, con i piedi ben piantati a terra, la ascolti e ascolti il tuo corpo e mentre hai la memoria di quello che hai dietro, ti slanci in avanti, senza avere paura, perchè sai dove camminare e non dimentichi da dove sei venuto, come hai percorso il viaggio e dove vuoi arrivare! Questo è il nostro teatro!
L’intercultura dei nostri laboratori teatrali afferma il pluralismo come ricchezza e valore, sconfiggendo la logica dell’appartenenza.
Ciò che il reale incontro con l’altro esige è uno degli aspetti su cui #welcomelab si fonda, ha la capacita di relativizzarsi, di mettersi in discussione, di porsi come punto di vista tra gli altri, di tacere per ascoltare.
Cosa rende possibile l’incontro? E’ una domanda sempre presente nel nostro lavoro. La sfida è portare le risposte, sempre in trasformazione, nella vita quotidiana.
Il teatro così sembra divenire il luogo privilegiato per attuare e promuovere la formazione umana come educazione al pluralismo, al riconoscimento e al rispetto dell’alterità, o della diversitàdifferenza, dei singoli individui e delle varie culture.
Riteniamo il Teatro il luogo privilegiato dove esplorare e vivere la globalità di una esperienza creativa e formativa. ll termine cultura, all’interno della definizione di intercultura, fa riferimento – ancor prima che alla storia e alle tradizioni del proprio paese d’origine – alla propria storia personale, fatta di lingue e dialetti, vissuti ed esperienze, ricordi e racconti.
Officinae Efesti – Napoli
http://www.efesti.org/info@efesti.org
Link ai progetti:
http://www.efesti.org/eventi/produzione-artistica/laboratori-e-seminari/eruzioni-festival-iedizione-laboratori-il-training-dellattore-da-oriente-a-occidente/
http://www.efesti.org/eventi/produzione-artistica/laboratori-e-seminari/spazio-altro/
http://www.efesti.org/eventi/produzione-artistica/laboratori-e-seminari/laboratorio-teatraleinterculturale-xenos-errando-tra-la-gente/
http://www.efesti.org/eventi/progettazione-culturale/atelier-teatrali-territoriali-2013-att-lagrande-magia-i-ragazzi/
http://www.efesti.org/eventi/progettazione-culturale/welcomelab_laboratorio-teatraleinterculturale
Tag: Il teatro è solo bianco? (46), intercultura (14)
Scrivi un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.