Trasparenze 2016. Per un teatro-mamma
A Modena per il festival organizzato dal Teatro dei Venti arrivano Michele Santeramo, Idiot Savant, Takku Ligey e H+G di ALessandro Serra
La città come un oceano è oggetto di ricerca esplorativa e viene assimilata al viaggio di Ismaele in Moby Dick, divenendo un incanto, un pretesto ben declinabile. Da qui si dipana la quarta edizione di Trasparenze, festival teatrale e politico che ha avuto luogo a Modena dal 5 all’8 maggio. Stefano Tè e Agostino Riitano, direttori artistici della manifestazione dichiarano di ambire alla riappropriazione di “un luogo di privazione” perché diventi “spazio teatrale, una piazza ritorna a essere luogo di dibattito e socializzazione, i giovani della Konsulta arpionano le proprie visioni a servizio del tempo presente, un equipaggio di cittadini si unisce al miraggio e si fa protagonista, la baleniera accoglie valorosi amici e nuovi avventurieri, artisti provenienti dall’Italia e dall’estero, a vele spiegate”.
L’allestimento degli spazi, e di conseguenza la loro trasformazione, è costantemente accompagnato da una confacente musica: vociare di bambini appena usciti da scuola o risate di anziani curiosissimi. La collocazione di Teatro dei Venti – nella sede di Teatro dei Segni – è piantata, come un cespuglio odoroso e fiorito, in un giardino ideale, nel bel mezzo di una scuola primaria, tra una ludoteca (in cui i bimbi costruiscono balene con la creta, inconsapevolmente in tema con l’edizione 2016 di Trasparenze), un centro diurno e una parrocchia. Durante gli incontri sul “Teatro Sospeso”, curati da Silvia Mei, si parla di spazio pubblico e privato, di spazio collettivo e domestico, di intimità civile, tra le importanti e necessarie dichiarazioni, ce n’è una che afferma: “Il teatro è la nostra mamma”. A manifestare questa idea così forte e singolare di teatro è uno dei rappresentanti di Takku Ligey, associazione senegalese che dal 1994 combatte con la filosofia delle “3T”, l’esodo della popolazione dal villaggio di Diol Kadd, che si trova a circa 120 km a est di Dakar. Teatro, lavoro (travail) sulla Terra e Turismo, sono le armi di questi “Coltiv-attori”, che attuano progetti internazionali di sviluppo culturale. Nei giorni del festival modenese Takku Ligey – il cui significato, nella lingua Wolof, è “fare insieme” – ha condotto un laboratorio teatrale nei luoghi della manifestazione.
A inaugurare la parte del festival dedicata alle esibizioni teatrali, nella Casa Circondariale di Modena, è La prossima stagione, spettacolo in lettura, di e con Michele Santeramo, da una idea di Luca Dini e Michele Santeramo. La storia narrata e accompagnata da illustrazioni è quella di Viola e Massimo, nati per errore, leggono libri al contrario, sanno accontentarsi. La loro storia ha inizio nel 2015, quando i due protagonisti hanno trent’anni ciascuno e sono disoccupati. La tenerezza è la chiave di lettura per comprendere una storia in cui il narratore-autore è padre comprensivo dei suoi personaggi, li guarda con cura e amore, prendendo per mano lo spettatore, fino alla conclusione della vicenda, con la morte dei personaggi. Dopo tradimenti veri o immaginati per ferire, figli mancati, lavori in discariche africane, cinema in 6d e un“clistere notiziario”, prelievi di sangue al posto di pagamenti in moneta corrente al supermercato, metabolismo lento e pomodori rivoluzionari, dopo la morte programmata in 12 minuti Santeramo ricorda: “A volerlo sentire c’è ancora un bel silenzio”. Le illustrazioni di Cristina Gardumi, accompagnate dalle musiche originali di Sergio Altamura, Giorgio Vendola e Marcello Zinni, sono elementi che respirano all’unisono con le parole lette e accompagnate all’ascolto con delicata bellezza, con poesia. Anche Made in China-Postcards from Van Gogh, di Le vie del fool, scritto e diretto da Simone Perinelli, con lo stesso Perinelli e Claudia Marsicano; è prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana, come lo spettacolo di Santeramo. In scena per Trasparenze, il 6 maggio, al Teatro dei Segni, Made in China si caratterizza per essere una dedica a Van Gogh, in forma di cartolina teatrale, mostrando con attenta ironia il merchandising dei musei. Marsicano, attrice giovane eppure d’una consapevolezza antica nei gesti e nella voce, è cantante energica, è presenza necessaria e opportuna, il suo ipnotico ombrellino cinese fin dall’inizio evoca i vortici dei paesaggi del pittore olandese, mentre Perinelli dall’altra parte della scena, crea con lei una coppia simmetrica, mai distante, è autentico testimone di follia, arte, stereotipia comica e pericolosa parola, mostrando una generosa ricerca sia sulla parola-testo sia sul corpo-testo. Dettagliato lo spettacolo si pone in ascolto, attraverso una dedica che si nutre di molteplici segni: la indagine linguistica; lo studio sulla deteriorabilità della copia commerciale; i dettami del feng shui; i selfie e i petali-gocce a delimitare il tempo scenico, come una pioggia temporale e fantastica. Più che dare una lettura di Van Gogh, questa opera offre spunti per quesiti e indagini sull’artista, su come nel quotidiano si manifesti la vera eternità, che incuriosisce proprio per questa sua anima “feroce”, così descritta da Isabella Rotolo, consulente artistica dell’evento spettacolare.
Max Fontana è Il più grande artista del mondo dopo Hitler, interpretato da Filippo Renda, drammaturgo e regista per Idiot Savant, in scena con Tano Mongello (cantautore-poeta?) e Beppe Salmetti. Si tratta di uno spettacolo che assume nel testo ogni tipo di scorrettezza religiosa o linguistica con comicità e freschezza, d’altro canto si sa che se si è artisti si possono dire “anche le cose più terribili”. È una opera di teatro ed è evidente, ma diverte pensare che potrebbe trattarsi anche di un quiz televisivo interattivo per scandalizzare religiosi di fede cattolica, così come potrebbe funzionare nella veste di un programma web per irretire intellettuali saccenti e annoiati. L’impianto scenico e i costumi di Eleonora Rossi sono divertenti e caustici, ben si coniugano ai vari simboli disseminati con un preciso schema temporale nella drammaturgia. Indimenticabile la scanzonata resa di Far from any road, nella esatta durata e con le medesime ambientazioni sonore, presenti nella sigla della prima stagione della serie TV True detective. Da Le presidentesse di Werner Schwab Fäk, fek, fik Dante Antonelli, per Collettivo Sch, ricava il primo episodio di uno studio sulla tetralogia dei Fäkaliendramen. In scena al Drama Teatro, uno dei luoghi più animati e allo stesso tempo intimi del festival modenese, Martina Badiluzzi, Ylenya Giovanna Cammisa e Arianna Pozzoli affrontano con raffinatezza e cura, da donne contemporanee, un testo riconoscibilissimo, che non perde il fascino della sua origine, seppure abitato dalle loro parole e dalle musiche di un attualissimo Samovar Samuele Cestola. Le luci sono esatte e puntuali cadenze drammaturgiche, ma qui occorre la sospensione dell’insopportabile aggettivo critico.
Spettacoli in appartamento privato, passeggiate urbane e allestimenti all’aperto, acrobatici, magici e commoventi come Crash flight di Ondadurtoteatro, maestoso e profondo, unitamente ad altre performance anch’esso selezionato dalla Konsulta, hanno fatto di un festival una roccaforte d’arte e bellezza. Simone Pacini, onnipresente consulente 2.0 e responsabile delle attività della Konsulta, ha animato i dibattiti tra artisti e giovani curiosi volontari. La Konsulta, prezioso gruppo di supporto sia alla comunicazione del festival sia alla direzione artistica, è stata protagonista di un luogo raffinato e semplice allestito con cura sotto un gazebo, con eleganti e profumate candele, morbidi cuscini brandizzati con i loghi del festival, in uno spazio all’aperto, da condividere per un dopo festival fresco, giovane e interessante. Tra le attività scelte dalla Konsulta segnaliamo: V XX ZWEETZ, compagnia svizzera che ha guidato gli spettatori in una esperienza di narrazione interattiva, condotta mediante la visione di una mostra fotografica, realizzata da Chiara Ferrin; Nuovo Cinema 500, un cinema itinerante, allestito in una Fiat Cinquecento, per due spettatori alla volta, tra i corti proiettati, da scegliere in una folta lista di nomi internazionali, Senza Parole, di Edoardo Palma, da vedere, presenta con delicatezza e surreale sensibilità il disagio della sordità, attraverso una storia d’amore e di arte.
Čajka Teatro d’Avanguardia Popolare ha ospitato la fiaba H+G, dramma iniziatico di Alessandro Serra, con gli artisti “di-versi” Lorenzo Frisco, Maria Magdolna Johannes, Rodrigo Scaggiante, Michael Untertrifaller, di Accademia Arte della Diversità e la danzatrice Chiara Michelin. Crudele, fantastica e metafisica, la storia narrata mostra una esattezza ritmica e una rara simmetria tra drammaturgia, movimenti scenici, luci e ricerca testuale. Un soffio leggero è un gesto di abbandono, il cambio di scena che dà avvio all’orrore, ispirato alla fiaba Hänsel und Gretel dei Grimm, è un deciso movimento ferreo realizzato animando una macchina del vento. Fiamme vivaci e purificatrici, boschi maestosi ed enormi ombre, generate da creazioni artistiche semplici ma efficacissime, attraversano il pubblico trasformandolo profondamente, lasciando che si abbandoni a lavaggi iniziatici, pasti più rumorosi che sostanziosi, comicità e professionalità, dolcezza e gioco teatrale autentico. Ma Trasparenze 2016 non ha trascurato neanche la quotidianità di gesti quali un giro per negozi a fare shopping o una spuntatina dal barbiere. Così il 7 maggio capitava di imbattersi, per il centro di Modena, in Mario Barzaghi che con Parashurama-spettacolo di teatro danza classico indiano: stile Kathakali ha generato una sfilata di azioni singolari e ricercate. Barberia Korner ha offerto la opportunità di farsi un viaggio nella poltrona di un barbiere, anche soltanto per conoscere profumi e luoghi di esplorazione percettiva, sedersi nel mezzo di un pomeriggio domenicale di maggio, all’ombra di uno specchio d’altri tempi, en plain air: privilegiata esperienza, per teatranti ma non solo.
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