#BP2016 | Il sistema teatrale calabrese nel panorama nazionale
Il report di Scena Verticale per il focus Primavere a Sud nell'ambito del progetto Le Buone Pratiche del Teatro Lo spettacolo dal vivo oltre il decreto
1. LA CALABRIA NEL FUS
La spesa del FUS in Calabria per l’anno 2015
Progetti finanziati dal FUS in Italia nel settore prosa: 303
Progetti finanziati dal FUS in Calabria nel settore prosa: 4
Totale spesa FUS nel settore prosa: € 63.100.000,00
Totale spesa FUS in Calabria nel settore prosa: € 352.639,00
Percentuale spesa FUS in Calabria su totale spesa nazionale: 0,56%
(in Calabria risiede il 3,3% della popolazione nazionale)
Strutture calabresi riconosciute dal Ministero (e rispettive quote FUS per il 2015)
Centro Teatrale Meridionale, Rizziconi (impresa di produzione € 116.362,00)
Scena Verticale, Castrovillari (impresa di produzione settore innovazione: € 100.372,00)
Centro R.A.T., Cosenza (impresa di produzione settore innovazione € 92.555,00)
Rossosimona, Rende (impresa di produzione settore innovazione € 43.341,00)
Nel 2015 quattro strutture hanno fatto prima istanza di riconoscimento al Ministero come imprese di produzione under 35
Centro Dracma, Polistena – istanza respinta sulla base dei punteggi riportati
Officina Teatrale, Catanzaro – istanza respinta sulla base dei punteggi riportati
Compagnia Scena Nuda, Reggio Calabria – istanza respinta sulla base dei punteggi riportati
TeatroP, Lamezia Terme – istanza respinta sulla base dei punteggi riportati
Una struttura ha fatto istanza nella categoria dei festival multidisciplinari
Fondazione Armonie d’Arte – istanza respinta sulla base dei punteggi riportati
2. IL SISTEMA TEATRALE REGIONALE
A) La Legge Regionale n.3 del 2004
“Norme per la programmazione e lo sviluppo regionale dell’attività teatrale”
Strutture attualmente riconosciute dalla Legge e quote annualità 2015
Centro Teatrale Meridionale, Rizziconi € 97.738,34
Scena Verticale, Castrovillari € 58.879,60
Centro R.A.T – Teatro dell’Acquario, Cosenza € 39.064,35
Rossosimona, Rende € 36.520,86
Scena Nuda, Reggio Calabria € 15.796,86
(la liquidazione dei contributi viene effettuata in media con un ritardo di circa due anni)
Attraverso il raggiungimento dei seguenti parametri d’accesso:
300 giornate lavorative
40 giornate recitative
B) Le residenze teatrali
La Regione Calabria, attraverso i fondi FESR della passata programmazione ha creato un sistema di residenze teatrali, sostenendo nove progetti su tutto il territorio regionale nel triennio 2012/2014
Rossosimona (residenza Unical, Rende) € 100.000,00
Officine teatrali (residenza Soverato) € 75.500,00
Dracma (residenza Polistena) € 70.000,00
Scena Verticale (residenza Cosenza) € 70.000,00
Scenari Visibili (residenza Lamezia Terme) € 68.250,00
Scena Nuda (residenza Reggio Calabria) € 67.496,00
La Lineasottile (residenza Cassano Ionio) € 67.000,00
Teatro del Carro (residenza Badolato) € 64.500,00
Teatro della Ginestra (residenza San Fili) € 63.225,
Per le residenze di Polistena e Cosenza, il triennio di riferimento è stato quello 2013/2015. Alcune residenze attendono tuttora l’erogazione del saldo delle due ultime annualità.
I parametri di accesso per l’istanza come residenza teatrale sono stati i seguenti:
300 giornate lavorative complessive nel triennio precedente
15 giornate recitative complessive nel triennio precedente
Terminato il triennio di programmazione attraverso i fondi FESR, la Regione Calabria, sulla base dell’intesa Stato Regioni prevista dall’art 45 del D.M. del MIBACT, ha pubblicato un avviso per lo sviluppo e il consolidamento del sistema delle residenze, finanziando quattro progetti
Dracma (residenza Polistena) € 45.500,00
Scena Verticale (residenza Cosenza) € 45.500,00
Scena Nuda (residenza Reggio Calabria) € 45.500,00
Teatro del Carro (residenza Badolato) € 45.500,00
Gli altri progetti, sono attualmente fermi in attesa che riparta la programmazione 2014/2020.
C) L’avviso pubblico 7 aprile 2016: Circuito Teatrale Regionale
La Regione Calabria intende creare tre circuiti (Provincia Cosenza, Provincia Catanzaro, Provincia Reggio Calabria) di produzione e spettacolo.
Requisiti di ammissione:
a) aver svolto e svolgere attività di produzione;
b) 10 giornate recitative all’anno nell’ultimo triennio, anche in coproduzione;
c) 50 giornate lavorative all’anno nell’ultimo triennio.
Questi ultimi due requisiti possono essere raggiunti cumulando le giornate dei partner di un’eventuale ATS.
Risorse disponibili 660.000,00 euro, 220.000,00 per ognuno dei tre circuiti.
Attività da svolgere:
a) Realizzare almeno una produzione originale (a cura del soggetto gestore del circuito);
b) Ospitare 36 spettacoli privilegiando quelli che avranno al centro storia, figure e fatti della Calabria e rispecchino l’identità calabrese;
c) Ospitare 12 compagnie di cui il 65% calabresi;
d) Coinvolgere 16 location nel territorio di riferimento;
Criteri di valutazione particolarmente significativi:
a) Direzione artistica condivisa da due circuiti (8 punti), da tre circuiti (10 punti) da un solo circuito (0 punti);
b) Soggetti proponenti che nel 2016 non abbiano ricevuto finanziamenti statali e regionali (10 punti).
Nessun punteggio è previsto per la qualità del progetto artistico e organizzativo, per la qualità e il curriculum della direzione artistica, per l’affidabilità gestionale del soggetto proponente, per l’esperienza pregressa nella gestione di progetti simili, per la capacità di fare rete a livello nazionale, per la capacità di relazione con le istituzioni pubbliche del settore (sono assegnati 0 punti alle strutture ritenute meritevoli di sostegno dalle istituzioni nazionali e regionali).
D) Altri soggetti
Oltre alle strutture riconosciute dalla Regione Calabria attraverso la legge regionale e il sistema delle residenze, sono presenti su tutto il territorio alcuni altri soggetti di differente dimensione, storia, vocazione che ad oggi non hanno avviato un significativo percorso di impresa e non ricevono dunque un sostegno pubblico continuativo attraverso la legge nazionale e quella regionale, pur usufruendo in alcuni casi di altre risorse su specifici progetti.
Alcune di queste realtà svolgono attività meritorie sui propri territori, sia nel campo della programmazione e gestione di spazi o progetti di spettacolo, sia nell’ambito della formazione e didattica, altre ancora sono invece maggiormente impegnate sul versante della produzione.
Da considerare infine alcuni festival e rassegne, di diversa rilevanza e storicità e di differente vocazione: da festival di rilevanza nazionale caratterizzati da un preciso progetto culturale, a quelli multidisciplinari, da eventi di rilevanza regionale, a contenitori di spettacolo più generici e con rilevanza locale.
3. CONSIDERAZIONI GENERALI E POSSIBILITÀ DI SVILUPPO
Per quanto esposto sin qui e partendo dal rapporto del nostro sistema regionale con quello nazionale, si evince facilmente il netto ritardo che scontiamo rispetto al resto d’Italia. Il divario riguarda soprattutto l’assenza nella nostra regione di uno o più organismi stabili, presenti in maniera piuttosto diffusa nel resto del territorio nazionale, seppure in modo meno marcato nel meridione. Non solo la Calabria non può, al momento, neppure aspirare ad avere un Teatro Nazionale o un Tric. Ma addirittura siamo tra le pochissime regioni d’Italia a non avere neanche un Centro di Produzione. L’assenza di tali organismi diventa penalizzante per tutto il territorio e per tutto il sistema, sia in termini di capacità di attrazione delle risorse dallo stato e quindi di riequilibrio della spesa del FUS; sia per l’assenza di una o più forze trainanti per il resto del sistema: strutture che, in presenza di risorse finanziarie e umane adeguate, siano in grado di assolvere in maniera seria ai compiti di produzione (coinvolgendo in modo importante le maestranze locali), formazione (attraverso la creazione di opportunità formative di rilievo) e programmazione (restituendo ai cittadini calabresi la possibilità di vedere artisti e spettacoli di un certo spessore e agli artisti di confrontarsi con quanto succede sulla scena nazionale e internazionale). (1)
Il sistema teatrale regionale è da anni ingessato su una sola categoria ministeriale: in Calabria il FUS riconosce e sostiene soltanto quattro strutture come imprese di produzione. Oltre all’assenza di un organismo stabile, dunque, abbiamo un sistema poco articolato, almeno rispetto all’architettura del sistema nazionale. In questo un ruolo importante stanno già svolgendo le residenze, alcune delle quali hanno ottenuto un co-finanziamento dal FUS sull’art.45 del D.M.
Non bisogna dimenticare, inoltre, la totale assenza nel panorama regionale di giovani formazioni che dovrebbero garantire il ricambio generazionale. Una politica di sviluppo dovrebbe certamente partire da una fotografia dell’esistente, ma anche saper intravedere e intuire le potenzialità di un sistema e creare le condizioni per far nascere ed emergere nuovi soggetti.
Seguendo questo schema, lo sviluppo del sistema teatrale regionale dovrebbe andare in direzione di una crescita di ognuna delle categorie che compongono il sistema stesso.
1 – Le strutture già riconosciute dallo stato dovrebbero essere messe in condizione di provare, da sole o unendosi, il salto di categoria verso un organismo stabile (la nascita di uno o più Centri di Produzione sembra l’unica l’ipotesi percorribile).
Questo potrebbe succedere solo in presenza di un sostengo regionale che abbia le seguenti caratteristiche:
a) dovrebbe essere adeguato quantitativamente a quello assegnato dal Ministero;
b) dovrebbe essere stabile e continuativo nel tempo.
In assenza di una di queste due condizioni, un eventuale organismo stabile si sgretolerebbe immediatamente.
2 – Le strutture che, grazie ai progetti di residenza, hanno avviato nell’ultimo triennio un percorso di impresa, dovrebbero a loro volta essere messe in condizione di fare il loro ingresso nel FUS come imprese di produzione. Nel 2015 quattro nuove istanze sono state respinte, segno di una debolezza strutturale singola e di sistema e di una qualità progettuale ancora da sviluppare. Ma con molte probabilità, se non fossero state respinte, le neonate imprese avrebbero avuto molte difficoltà a mantenere la qualifica, proprio in assenza di quel sostegno regionale adeguato e continuativo che avrebbe dovute metterle in condizione di sostenere almeno la spesa di oneri sociali necessaria per realizzare il minimo di gg lavorative richieste dal Ministero.
3 – Fare in modo che gli altri soggetti attivi sul territorio regionale, che ne abbiano realmente intenzione e capacità, possano intraprendere un percorso di impresa per accedere ad una contribuzione pubblica continuativa, facendo istanza per accedere al sistema delle residenze o alla legge regionale.
Per tutti quei soggetti che invece non vogliano o non possano intraprendere questo percorso, si potrebbero immaginare, più che contributi a specifiche istanze, azioni di sistema da prevedere nella nuova normativa regionale, che possano avere il vantaggio di valorizzare quei soggetti che, pur in affanno sui requisiti quantitativi, dimostrano significativa qualità progettuale e artistica, con un comune denominatore come ad esempio il lavoro in rete. Tutto questo potrebbe rivalutare anche il ruolo di altre tipologie di soggetti (teatri municipali e privati, festival, rassegne) e restituire impulso all’attività di distribuzione sul territorio regionale.
Questa strategia di sviluppo può essere sostenibile soltanto in presenza di una visione politica che miri in alto e che rompa quella cronica tendenza al livellamento verso il basso che ha caratterizzato l’azione politico/amministrativa fino a oggi.
4. LA BOZZA DELLA NUOVA LEGGE REGIONALE
Approvata nel 2004 la Legge Regionale sul teatro – pur in presenza di diverse contraddizioni tecnico/normative, di un sistema di norme discutibili e di una distribuzione delle risorse sproporzionata verso alcuni soggetti – ha avuto comunque il merito fondamentale di dotare il sistema regionale di regole e di garantire, negli anni in cui ha avuto una dotazione finanziaria adeguata, un sostegno continuativo alle imprese teatrali regionali. Dalla dotazione iniziale di 1.400.000,00 euro, si è man mano scesi fino ad arrivare all’azzeramento della dotazione nel 2013, per approdare infine a alla dotazione attuale (2015) di € 248.000,00
I parametri di accesso alla legge sono stati dal 2004 ad oggi i seguenti:
300 gg lavorative – 40 gg recitative.
Fare una politica di sviluppo volta a stimolare l’attività di impresa non può che voler dire alzare l’asticella per adeguarsi alle altre regioni italiane (in Puglia, ad esempio, per accedere alla legge regionale servono 700 gg lavorative) e per avvicinarsi ai requisiti richiesti dal Ministero per l’ingresso al FUS (1000 gg per le imprese, 3500 gg per i Centri di Produzione). Allo stesso tempo non bisogna dimenticare, da una parte, la debolezza e la fragilità del nostro sistema e, dall’altra, il fatto che una nuova legge debba rispondere alle caratteristiche dei soggetti che compongono il sistema cercando di intercettarne i bisogni e interpretarne le prospettive di crescita.
Detto questo, una crescita sostenibile dei parametri di accesso alla nuova Legge Regionale potrebbe essere la seguente:
per le strutture già riconosciute dalla Legge: passare da 300 a 500 gg. lavorative;
per le nuove istanze: accedere a 300 gg lavorative per il primo triennio, per poi fare istanza per il successivo triennio adeguandosi al dato delle strutture già riconosciute.
Nel febbraio 2016 gli uffici della Presidenza della Giunta Regionale hanno inviato agli operatori del settore una bozza di modifica della Legge Regionale sul teatro.
I principali requisiti d’accesso stabiliti nella bozza sono i seguenti:
150 gg lavorative – 15 gg recitative.
Tra le modifiche sostanziali, la bozza prevede anche l’eliminazione della storicità del riconoscimento regionale: mentre nel testo in vigore è previsto, come nella normativa nazionale e delle altre regioni, l’accesso per ogni triennio a nuove istanze (alle quali è riservata una percentuale della dotazione finanziaria complessiva), nella bozza in questione viene invece cancellata la presenza di alcune strutture già riconosciute da dodici anni dalla Legge, con la conseguenza più evidente che non ci sarà più una ripartizione percentuale della dotazione finanziaria tra strutture storiche già riconosciute dalla Legge e nuove istanze, ma tutti dovranno fare nuovamente istanza di riconoscimento e contributo con i parametri di cui sopra. Questo vuol dire:
– cancellare la storia ultradecennale della Legge regionale.
– ignorare che ci siano strutture che, con enormi sacrifici, sono state dentro i parametri della legge per tutti questi anni, specie nei tanti anni in cui la dotazione finanziaria è stata azzerata
portare sugli stessi parametri di accesso di 150 gg, strutture riconosciute dal ministero che ne producono almeno 1000.
In questa direzione, invece, bisognerebbe migliorare quanto già previsto nel testo tuttora in vigore, che riconosce il ruolo e l’attività delle strutture storiche e di quelle già ammesse alla legge regionale:
prevedere l’ingresso di un numero predeterminato di nuove istanze (nel testo in vigore sono tre: potrebbero essere portate, solo per il primo triennio, a cinque in modo da avere cinque strutture storiche e cinque nuovi ingressi – per poi ritornare dal successivo triennio a tre nuovi ingressi);
prevedere una percentuale della dotazione finanziaria da dedicare per ogni triennio ai nuovi ingressi (nel testo in vigore è il 15%, potrebbe essere portato, solo per il primo triennio, al 25-30%, per poi ritornare al 15% dal triennio successivo).
Una quota tra il 5% e il 10% della dotazione complessiva si potrebbe infine riservare per l’attuazione di quelle azioni di sistema o progetti speciali, previste dal Programma Triennale in materia di teatro, da realizzare in rete tra i soggetti che rimanessero esclusi dall’ingresso nella legge o che non avessero neppure la possibilità di fare istanza. In questo specifico caso, bisognerebbe effettuare la selezione dei soggetti non sulla base di parametri quantitativi ma attraverso la valutazione dei progetti presentati (e la loro rispondenza agli obiettivi individuati nel Programma Triennale) e dei curricula dei proponenti.
È dunque evidente come questa bozza di modifica sia anacronistica e completamente inadeguata a qualsiasi prospettiva di sviluppo del sistema regionale. Il livellamento per tutte le strutture a 150 gg lavorative è enormemente distante da quello di tutte le altre regioni e non farebbe altro che aumentare in maniera esponenziale e irrecuperabile il già grave divario che ci divide dal resto d’Italia.
Senza considerare, inoltre, che l’abbattimento dei criteri di accesso amplierebbe moltissimo il numero dei soggetti potenzialmente in grado di fare istanza. Questa situazione, non solo andrebbe a danno delle strutture professionali (specie le più piccole) che si troverebbero a concorrere con le compagnie amatoriali, ma soprattutto diventerebbe un boomerang dal punto di vista politico per la stessa amministrazione regionale che, a fronte delle ristrette possibilità di concedere nuovi ingressi alla legge, allargherebbe enormemente la platea degli “scontenti”.
Per quanto concerne la misura delle sovvenzioni e i criteri di valutazione delle istanze è importante sottolineare che, a fronte di importanti modifiche che riguardano le modalità dell’intervento finanziario regionale (opportunamente parametrato ai costi ammissibili e al deficit di bilancio), permane una forte sproporzione tra il peso della valutazione quantitativa e di quella qualitativa, laddove l’incidenza di quest’ultima è limitata al 15%.
Infine, quello che è invece il vizio principale di questa bozza: e cioè che questa proposta è più assimilabile non ad una legge ma a un regolamento d’attuazione. Un testo di legge non può prevedere e disciplinare nel dettaglio tutta una serie di cose che devono essere rimandate a un regolamento di attuazione, non fosse altro per il semplice motivo che quando bisognerà di nuovo modificare la normativa per adeguarla ai tempi o per necessità di introdurre dei correttivi, invece di modificare un regolamento con una semplice delibera di giunta, bisognerà modificare una legge con tutti i necessari e interminabili passaggi burocratici e istituzionali.
5. IL SISTEMA DELLE RESIDENZE E LA NUOVA PROGRAMMAZIONE 2014/2020
La nascita di un sistema di residenze è stato il fatto più importante per il settore teatrale regionale negli ultimi dieci anni, un passo fondamentale per la crescita dell’intero comparto, che ha mutato la geografia teatrale calabrese. Ha stimolato la crescita di nuovi soggetti la cui attività non aveva fino ad allora carattere continuativo, avviandone un percorso di impresa; ha allineato la Calabria alle altre regioni italiane, dotandola di un sistema di residenze (oggi cofinanziato dal FUS attraverso l’art. 45 del D.M.) e instaurando rapporti interregionali; è stato un ottimo esempio di concertazione tra gli operatori del settore e l’amministrazione regionale; ha stimolato e valorizzato il lavoro di rete all’interno della stessa regione; ha creato benefici per la maggior parte degli operatori regionali, che sono stati coinvolti nelle attività.
Il successo di questo percorso è stato di recente certificato dal fatto che quattro di questi progetti, attraverso avviso pubblico regionale, sono stati riconosciuti dal Ministero e inseriti nella rete nazionale delle residenze teatrali. La Calabria è oggi una delle 12 regioni italiane a far parte di questa rete.
Infine, la stessa Regione Calabria ha preso le residenze come punto di riferimento per la nascente programmazione 14/20 estendendone il modello ad altre discipline e forme d’arte.
Prospettive di sviluppo e correttivi
Sulla scia del dibattito nazionale in corso in questi anni e in base all’esperienza del primo triennio di vita delle residenze calabresi, uno dei principali punti chiave riguarda l’alleggerimento delle regole. Il compito della amministrazione pubblica, a tutti i livelli, dovrebbe essere quello di disegnare una cornice normativa all’interno della quale lasciare la massima libertà possibile di azione ai soggetti attuatori nel concepimento e nella realizzazione dei progetti, senza imbrigliarli nelle maglie burocratiche che pongono troppi limiti e ostacoli. In questo modo ogni progetto potrà, sin dalla nascita, corrispondere alla vocazione del soggetto attuatore (formativa, produttiva, di ospitalità) ma soprattutto alla vocazione dei territori in cui sono collocate le residenze e delle rispettive comunità. Certo, nello specifico calabrese, il sistema delle residenze è caratterizzato da una forte eterogeneità, in quanto a vocazione sia dei territori che dei soggetti titolari di progetti: tale diversità, tuttavia, deve essere vista come una ricchezza e saputa interpretare in chiave normativa. Questa filosofia generale dovrebbe ispirare l’architettura sulla quale costruire i prossimi avvisi pubblici per lo sviluppo e il consolidamento del sistema regionale delle residenze teatrali.
Uno dei pericoli latenti, insiti nel concetto stesso di residenza, (e che in Calabria è assolutamente attuale) è che alle residenze teatrali venga chiesto di assolvere a un ruolo che spetterebbe invece ad altri soggetti. In assenza nella nostra regione di organismi stabili che svolgano un’attività diversificata di produzione, programmazione e formazione, alle residenze viene chiesto di assolvere a questi compiti, dovendolo fare con risorse insufficienti e con competenze inadeguate, trattandosi di soggetti in larga parte emergenti e con una struttura gestionale non adeguata per attività così complesse e diversificate.
I prossimi avvisi pubblici per lo sviluppo del sistema delle residenze dovrebbero tenere conto delle reali esigenze dei territori e delle reali competenze dei titolari, provando ad includere anche nuovi soggetti che svolgono attività di residenza già da tempo, ma che non sono tuttavia in grado di maturare i requisiti di accesso agli avvisi pubblici. Per questo tipo di soggetti la Regione Calabria dovrebbe operare in concertazione con gli enti locali, individuando insieme ad essi le strutture meritevoli di attenzione e di sostegno e sostenerne l’attività attraverso un’intesa Regione-Ente locale, sul modello dell’art 45 del nuovo D.M. che prevede l’intesa e il cofinanziamento tra Ministero e Regioni.
Un importante correttivo, suggerito dal primo triennio di applicazione e vista l’esperienza delle altre regioni, sarebbe quello di dare la possibilità ai soggetti titolari di articolare il progetto di residenza su più spazi teatrali, coinvolgendo anche più comuni di una stessa provincia. La delocalizzazione dei progetti di residenza su più territori e su più spazi ha dimostrato, in altre regioni, di essere un valore aggiunto dal punto di vista progettuale, tanto che negli avvisi pubblici viene considerato criterio di premialità nella valutazione delle istanze, sia per gli effetti moltiplicatori sui territori e sulle comunità interessate, sia per la messa in rete e il coinvolgimento di più soggetti pubblici e privati.
Settimio Pisano – Scena Verticale
(1) Da quest’ultimo punto di vista, la bassa qualità della produzione regionale (certificata dalla scarsissima presenza di produzioni calabresi nei teatri, festival e circuiti nazionali) suggerirebbe la necessità e l’urgenza di maggiori opportunità di confronto con quanto accade artisticamente nel resto d’Italia e all’estero. Allo stesso modo, ragionando in termini di crescita democratica e culturale dei territori, bisognerebbe garantire ai cittadini calabresi il diritto di fruire di un’offerta culturale adeguata a quella del resto della penisola.
La recente politica culturale regionale, espressa con chiarezza nell’ultimo avviso pubblico, va invece nella opposta direzione di un “protezionismo culturale” che, oltre a negare opportunità di confronto agli artisti, obbliga i cittadini a vedere nelle loro stagioni il 65% di produzioni calabresi, le quali devono inoltre riflettere la storia e l’identità regionale.
Tag: Calabria (26), squilibrio territoriale (53)
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