Storia di una prima istanza e di un decreto snaturato
L'intervento per le BP Oltre il Decreto di Zaches Teatro
Vedi anche Mimma Gallina, Oltre il Decreto, FrancoAngeli, Milano, 2016, p. 98.
Dopo aver visto le registrazioni delle Buone Pratiche del 27 febbraio e aver assistito personalmente a quelle territoriali a Siena del 19 maggio, pensiamo che possa essere molto utile raccontare l’effetto DM per una prima istanza. Zaches Teatro è una compagnia che si ostinano a chiamare giovane nonostante si sia formata esattamente 10 anni fa. Fin da subito si è caratterizzata per un forte connubio di differenti linguaggi artistici: danza contemporanea, teatro di figura, musica elettronica, a cui nel tempo si è aggiunta una drammaturgia scritta e vocale e produzioni rivolte anche (ma mai esclusivamente) ad un pubblico di giovani. Ciò detto non ci sentiamo affatto confusi, anzi la nostra identità è forte e riconoscibile, anche se i nostri lavori possono piacere o meno. Pertanto siamo invitati con i nostri spettacoli a festival e stagioni di teatro di prosa, di teatro ragazzi, di teatro e di danza contemporanei, di teatro di figura. Questa non è solo una nostra peculiarità nel teatro italiano: ci sono varie compagnie che presentano caratteristiche simili. Ma il connubio di linguaggi artistici non è previsto nelle categorie ministeriali. Quando è uscito il DM ci siamo ritrovati con l’organizzatrice che ci aveva appena lasciato per un contratto finalmente decente e più che meritato all’ERT. Non avevamo mai fatto un bando ministeriale e potevamo dedicarci solo in due: una regista-‐coreografa e un’attrice-‐drammaturga. Il primo punto interrogativo è stato: in quale settore facciamo la domanda? Per il 2015 rientravamo ancora miracolosamente negli under 35. Quindi, compagnia di produzione. Teatro? Danza? Teatro ragazzi? Teatro di figura? La Danza! Ci siamo registrati come compagnia di balletto e abbiamo iniziato a far repliche come ballerini (compagnia di danza e danzatori non sono categorie contemplate nella registrazione INPS/EX-‐ ENPALS). Eppure già danzavamo prima e abbiamo continuato a usare la parola anche dopo. Quando sono usciti i risultati del DM ci siamo visti assegnatari di 21.567,00 euro. Esattamente la cifra che da budget avevamo stanziato per le giornate lavorative direttamente connesse alla produzione. Facendo un ragionamento non troppo articolato abbiamo dedotto che il ministero ci avrebbe dato i soldi che potevano rientrargli, o meglio che potevano entrargli prima che gli uscissero. Per le prime istanze, per la prima annualità non è previsto l’anticipo del 70% del contributo, ma solo del 50%. Tale 50% si ottiene dietro fideiussione da parte di una qualche banca o assicurazione. Nonostante avessimo la lettera di assegnazione del contributo targato ministero, per le banche e le assicurazioni lo Stato non è più considerato un soggetto fidato che possa fare da garante, pertanto gli interessi richiesti per una fideiussione che coprisse l’anticipo del 50% del contributo ministeriale, 10mila euro (non 100mila!!!), erano talmente alti che abbiamo risparmiato chiedendo alla banca 12mila euro come anticipo contributi pubblici, necessari a pagare i contributi relativi alle spese per la produzione teoricamente sostenuta dal Ministero. Teoricamente non solo per i motivi suddetti: ad oggi, fine maggio 2016, non abbiamo ricevuto neanche un euro del contributo 2015, mentre abbiamo presentato a marzo una rendicontazione che supera del 20% il preventivo dichiarato al ministero come fatturato, contributi versati e date di spettacolo. Perché non l’abbiamo ricevuto? Perché dato che non abbiamo ricevuto soldi, siamo stati in grado, per il 2015, di pagare solo i contributi ma non gli stipendi di tutti gli artisti coinvolti nel progetto. Pertanto abbiamo dovuto dichiararci temporaneamente insolventi (ma non oltre settembre 2016) e pertanto finché non paghiamo tutti gli stipendi del 2015 non riceveremo i soldi ministeriali che dovrebbero servire a pagare gli stipendi 2015. Ma non è finita qui: sono usciti in questi giorni i moduli per richiedere l’anticipo sull’annualità 2016, che, a detta del Ministero, verrebbe erogato in tempi brevi. Quindi l’anticipazione del contributo servirebbe per pagare gli stipendi del 2015, così da togliere l’insolvenza e finalmente ricevere i contributi del 2015. Purtroppo però noi siamo una prima istanza e da DM non abbiamo diritto a ricevere le anticipazioni dei contributi. Forse c’è qualcosa che va rivisto nel DM per questa nuova e grande opportunità per gli under35? Zaches Teatro in tutto ciò è stato fortunato. Il 2015 è stata per noi un’ottima annata distributiva per gli spettacoli precedenti e abbiamo avuto delle entrate che ci hanno permesso di coprire i costi non di personale (dato che il Ministero solo quelli ci ha teoricamente coperto) ma di produzione (vitto e alloggio, residenze, scenografie, costumi, mixer etc etc…) Da dire, tanto per non dare troppo fiato alla speranza, che non pochi teatri (soprattutto i pubblici) devono ancora saldarci o ci hanno appena saldato i cachet dovuti nel 2015… proprio in attesa del saldo ministeriale. Insomma le compagnie di produzione (e qui non c’entra la danza, il teatro etc) che dovrebbero essere le prime ad essere sostenute perché senza spettacoli non ci sono né circuiti, né festival, né stagioni, si riconfermano l’ultima ruota del carro. Altro piccolo dettaglio che ci teniamo a sottolineare. Zaches Teatro lavora professionalmente da 10 anni, da 10 anni pur avendo ottenuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali e aver firmato produzioni all’estero, non è ancora riuscito a creare contratti stabili per nessuno dei suoi componenti stabili. Ci chiamano dai teatri e dalle università perché stagisti e studenti possano venire a far pratica da noi, ma non possiamo accettarli perché nessuno di noi è in struttura stabile. Possiamo offrire a chi comunque vuole seguire il nostro lavoro da vicino, una sedia in una cucina o in una camera da letto (dove sono i nostri uffici). Vi chiederete perché, com’è possibile? Perché Zaches Teatro è una compagnia votata alla ricerca e alla sperimentazione e la ricerca e la sperimentazione costano tanto. Qual è allora la soluzione? Lavorare solo quel tanto che ti finanziano al di là della qualità artistica del “prodotto” finale, o lavorare finché ciò che stai creando e accudendo con dedizione e amore raggiunga una dignità artistica e non sia solo un “prodotto” da buttare dentro al calderone dei “prodotti” teatrali da far circuitare? Dallo studio delle rendicontazioni ministeriali 2015 sta venendo fuori, se abbiamo capito bene, che c’è stato in quell’anno un incremento del 45% delle produzioni per effetto DM. Ma cosa vuol dire? Com’è possibile? Che cosa produciamo? Non è solo un problema di distribuzione a questo punto, ma di qualità. La qualità artistica ha bisogno di tempo, spazio, riflessione. Come si fa a produrre uno spettacolo in 15-‐ 20-‐30 giorni di prova? Ci dicono che non è sostenibile dal sistema, che non è più come prima, che questi sono i tempi… mentre magari i critici ti stroncano perché sei costretto a debuttare prima di aver completato il percorso artistico necessario. Intanto ci rifiutiamo di accontentarci, di fare ciò che sappiamo già fare, per andare più a fondo. Ma a fondo qui stiamo andando davvero.
Ci guardiamo in faccia e ci chiediamo se abbiamo fatto bene o male a partecipare al bando ministeriale, mentre con fatica stiamo dietro alla burocrazia folle che dobbiamo produrre senza avere neppure minimamente finanziati i costi per questo enorme lavoro burocratico richiesto, per il quale abbiamo dovuto pagare una collaborazione extra. Eppure continuiamo a stare qui dentro, a cercare di fare le cose come devono essere fatte, con dignità e dedizione, perché le furberie non ci piacciono, perché le soluzioni all’italiana ci fanno stare male e ci fanno sentire ancora più miseri e imbecilli. Ma allo stesso tempo ci sentiamo piccoli e stupidi, stritolati dal sistema che intanto si sbrodola di lodi verso sé stesso.
Zaches Teatro
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