Giocateatro.it | 2 | Un milione di euro al Piccolo Teatro dal FUS… ma da chi arriverà?
Una nuova divertente rubrica di ateatro.it. Gioca anche tu con noi!
Il DM dell’8 marzo 2016 ha finalmente concesso al Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa l’autonomia, “cancellando i vincoli e gli obblighi che spettano ai teatri di prosa italiani secondo l’ultimo regolamento, quello del luglio 2014” (Paolo Di Stefano, Il Piccolo di Milano ottiene l’autonomia “Finalmente un vero salto di libertà”, “Corriere della Sera”, 16 marzo 2014).
In pratica il Piccolo ha realizzato il sogno proibito di tutti i teatranti italiani: ricevere il contributo del FUS indipendentemente da qualunque valutazione e giudizio, insomma a prescindere dai numerosi parametri richiesti alle altre realtà finanziate dal FUS.
Il più antico teatro stabile d’Italia riceverà il 6,5% del FUS senza mettersi a contare i biglietti venduti, repliche in sede e fuori sede, in regione e fuori regione, giornate lavorative, occupancy rate, eccetera eccetera, e pure a prescindere dai famigerati “Punti Qualità” assegnati dalla vituperata Commissione Consultiva, A prescindere, come diceva Totò.
Altre realtà ottengono da sempre un contributo dal FUS indipendentemente da queste valutazioni: l’Accademia Nazionale “Silvio D’Amico”, la Biennale Teatro di Venezia e l’INDA (attualmente commissariato). Per loro non è tuttavia fissata una “quota parte”, ma un minimo che può eventualmente essere integrato.
Aldilà delle considerazioni di carattere filosofico-politico, l’applicazione del decreto “ad theatrum” pone un problema, almeno nel primo triennio di applicazione della nuova normativa.
Attualmente il FUS assegna i contributi sulla base di un progetto triennale (2015-2017) e prevede l’inserimento dei soggetti prima in una serie di settori (sulla base degli articoli del decreto), e poi nei cluster in cui viene spaccato ogni settore sulla base della dimensione delle imprese.
Nelle assegnazioni del 2015, il Piccolo Teatro è la realtà che ha ricevuto dal MiBACT la somma maggiore nel settore prosa: 3.252.094 €. Il 6,5% del FUS è invece pari a circa 4.350.000 € all’anno.
Insomma, il contributo del Piccolo Teatro deve aumentare di circa un milione di euro.
Ma da dove uscirà questo milione di euro? Si possono avanzare alcune ipotesi.
Ipotesi numero 1: il Mi-To del teatro
Il Piccolo Teatro è stato inserito nel primo cluster del Teatri Nazionali, insieme al Teatro Stabile di Torino. Visto che è previsto che i cluster resino immutati nel corso del triennio progettuale, la scelta più corretta consisterebbe nel ripartire diversamente le risorse all’interno del cluster di pertinenza. Se si adottasse questa procedura, il Teatro Stabile di Torino vedrebbe il contributo FUS calare da 2.647.905 € a 1.647.905 € circa.
Ipotesi numero 2: la Nazionale dei teatri
La prima ipotesi è di certo eccessivamente punitiva nei confronti di un unico soggetto. Forse sarebbe possibile riequilibrare il sostegno operando all’interno del settore dei Teatri Nazionali, che ha ricevuto complessivamente circa 15.000.000 €. Questo significherebbe tagliare in media gli altri 6 teatri nazionali di almeno 150.000 € ciascuno all’anno.
Ipotesi numero 3: tutti per uno, uno da tutti
L’ipotesi numero 2 implica una scelta strategica: lascia inalterato l’equilibrio complessivo tra i diversi settori del teatro italiano, senza drenare risorse dagli altri settori.
Il Direttore Generale ha invece la possibilità di intervenire sul cosiddetto “spacchettamento”, ovvero la ripartizione del FUS tra i diversi settori (che deve poi essere visionato delle Regioni per le loro osservazioni).
Ipotesi numero 4: Lega Lombarda
Spostare una somma pari a circa un milione di euro verso un teatro milanese significa anche drenare risorse dalle altre regioni per spostarle verso la Lombardia. Ragionando su base territoriale, a sostenere il maggior impegno per il Piccolo Teatro potrebbero essere i sacrifici delle altre realtà lombarde.
Ma questa è un’ipotesi praticabile solo in linea teorica, visto il meccanismo del decreto, che nei suoi meccanismi di assegnazione non tiene in sostanza conto della distribuzione territoriale delle risorse.
Ipotesi numero 5: traversa e gol!
Chi dispone potenzialmente di un milione di euro del FUS da destinare a scopi precisi è il Ministro, attraverso il fondo destinato alle “azioni trasversali”. Questa soluzione avrebbe il vantaggio di non mettere a soqquadro lo spacchettamento generando una guerra tra poveri. E tuttavia destinare una somma destinata alla “trasversalità” (con questo fondo è stato per esempio sostenuto il bando Migrart) a un unico soggetto, rischia di apparire contraddittorio.
Ipotesi numero 6: al Paese di Cuccagna, con la cultura si magna
Drenare risorse da un settore disastrato per privilegiare il più bello del reame ha evidentemente più di una controindicazione. Ma c’è una soluzione semplice e radicale per evitare scontenti e mugugni.
Basta aumentare il FUS prosa del 30% circa (circa 20 milioni di euro), in modo da garantire un aumento del contributo analogo a quello ottenuto dal Piccolo Teatro a tutti i soggetti finanziati dal FUS. Sarebbe l’unica ipotesi giusta e corretta: e forse il ministro Franceschini, quando ha deciso di decretare l’autonomia del Piccolo Teatro-Teatro d’Europa pensava proprio a questo: aumentare l’investimento in cultura, e in particolare il sostegno alla prosa.
Ipotesi numero 7: gioca con noi
Anche tu se lo vorrai
qui con noi lo giocherai
questo gioco edificante
che alla scena più importante
le regala un bel milione:
loro han fatto un affarone,
giusto il premio all’eccellenza
se l’altri non resta senza.
PS ma attento: se non ti iscrivi alla Associazione Culturale Ateatro non ti facciamo più giocare!
Tag: FUS aka FNSV (140), MiBACT aka MiC (8), PiccoloTeatro (38)
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