#BP2016 | FUS e il teatro sociale, il teatro dimenticato

Se non pensiamo il teatro come fattore di cambiamento, come promozione sociale a cosa pensiamo?

Pubblicato il 29/02/2016 / di / ateatro n. #BP2016 , 157 , Passioni e saperi

Il nuovo ordinamento che si è dato il FUS con la nascita dei Teatri Nazionali, dei Tric (brutto acronimo) e delle altre variazioni al modello precedentemente in uso, non ha intaccato l’idea di fondo di un Teatro legato fondamentalmente ad aspetti preminentemente commerciali.
C’era bisogno di una riforma e si è partorito con il D.M. di luglio il classico «topolino», forse ci vorrebbe una “Rivoluzione” per partorire una riforma, ma in un paese come il nostro che la rivoluzione non l’ha mai fatta e si limita a parlare e sparlare di quelle degli altri, questo non è possibile.
Così si finanzia chi è già finanziato da sempre, il che mi sta anche bene, ma per esempio si definiscono come possibili solo co-produzioni fra Teatri Nazionali e TRIC, come dire solo fra grandi e potenti si può lavorare.
In realtà dentro l’ambito dei finanziamenti per la promozione del D.M. ci può stare a pieno titolo anche il comparto del Teatro Sociale, ma si evince subito come i finanziamenti per l’anno 2015 siano stati molto limitati, in totale 500.000 €, meno di quanto prende un qualsiasi TRIC o Teatro Nazionale. Segno che l’attenzione a creare non solo un nuovo pubblico, ma anche un pubblico «diversamente attento», non solo spettatore, ma anche partecipe che si senta coinvolto in prima persona, che si senta facente parte di una comunità territoriale e non solo, resta sostanzialmente marginale per i legislatori. La nostra esperienza più che ventennale ci dice che in realtà nel nostro intervento si coinvolgono contemporaneamente soggetti deboli (pazienti psichiatrici, detenuti, disabili, donne che hanno subito violenza) ma anche altri che stanno nella cosiddette «normalità» e insieme condividono – a volte come attori a volte come spettatori – entrando ed
uscendo da una situazione e da un contesto per entrare in un altro. Quest’ anno noi abbiamo avuto l’azzeramento del finanziamento regionale, già ridimensionato l’anno prima: siamo passati in due anni da 30.000€ a 20.000 € a zero € e già non bastavano i 30000€ per cui cercavamo sempre altre fonti complementari. Ma di fronte alla tragedia, per noi, di chiudere i servizi, abbiamo scelto di tenerli aperti e procacciarci i Fondi in altro modo senza peraltro dismettere la nostra battaglia politica con la regione per il riconoscimento del ruolo del Teatro Sociale.
Questo ci porta anche a pensare a un collegamento molto più diretto fra Stato e Regione.
Ad esempio la nascita di un FUS Regionale che forse garantirebbe una
maggiore attenzione alle periferia e all’entroterra, o quantomeno – sull’esempio della Regione Lazio – costruire una convergenza con il FUS nazionale.
Infatti li sono nate le «officine sociali e culturali» che sono un elemento sempre più indispensabile di prevenzione e di lotta all’emarginazione, che perseguono finalità sociali ed educative.
Basti pensare , allo sconvolgimento per il fenomeno dei migranti, alla disoccupazione e precarietà e al fatto che è sempre più la gente che «perde la testa».
Ma se non pensiamo il teatro come fattore di cambiamento, come promozione sociale a cosa pensiamo? Il Teatro sociale ha questo di specifico: è un teatro in cui si formano dei professionisti al di là dei riconoscimenti ufficiali. Si forniscono competenze a persone che partono socialmente svantaggiate e che se anche non diverranno attori o tecnici, chissà forse impareranno a crescere come uomini e donne. Io proporrei di sviluppare un tavolo «Per il teatro sociale» con il
fine di rivedere a livello nazionale e normativo l’intervento del FUS, per il prossimo triennio e contemporaneamente avviare una battaglia su scala regionale, superando le barriere difensive di chi ha già e teme di perdere, pensando alle fasce deboli, ma anche alle zone fragili, alle periferie
ai luoghi dimenticati per fare nascere senso di appartenenza e di comunità.

A cura di Mirco Bonomi, Direttore Artistico del Teatro dell’Ortica A.P.S. ONLUS Genova




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