Teatri instabili di Sicilia

I teatri di Palermo uniti nel progetto Meteci

Pubblicato il 01/02/2016 / di / ateatro n. 157

Meteci  A Palermo accade che quattro importanti teatri decidono di mettersi insieme in modo informale ed esattamente essi sono: il Teatro Garibaldi di Palermo, dichiarantesi membro dell’Unione Teatri d’Europa; il Teatro dell’Opra dei Pupi del cuntista e puparo Mimmo Cuticchio, patrimonio dell’UNESCO; il Teatro Libero di Palermo, teatro stabile d’innovazione; il Teatro di Franco Scaldati, che non ha certo bisogno di ulteriori definizioni. Loro amano definirsi “Teatri d’Arte” e ci ricordano che un tempo facevano parte di un progetto istituzionale denominato “Primo Teatro” – di cui non si ha però più alcuna traccia – che perseguiva la volontà di collaborare per la formazione ed educazione del pubblico sul territorio. È indubbiamente vero che ognuno di questi quattro teatri ha una importante incidenza nel luogo in cui agisce. Comprendendo la storia di queste vie e piazze, che hanno influenzato la loro storia artistica, si può immediatamente intuire da quali ragioni nasca una rassegna come Meteci, dedicata al più europeo dei cittadini del Mediterraneo ovvero lo straniero.
Il Teatro Garibaldi è collocato in Piazza Magione, come la imponente basilica omonima del XII secolo, prestigiosa dimora dei cavalieri teutonici, nel quartiere Kalsa o Tribunali; nel primo caso il nome arabo designava l’area “pura” della città, mentre la sua più recente definizione racchiude la memoria storica che in Palazzo Chiaramonte trovava la collocazione di un tribunale dell’Inquisizione fino alla fine del Settecento. Il Palazzo, anche detto Steri, oltre a ospitare un museo che testimonia tra l’altro la Shoah siciliana e la nota riproduzione della Vucciria di Renato Guttuso, si trova peraltro a Piazza Marina, dove il Teatro Libero ha dimora dal 1999, sebbene pochi anni dopo la sua fondazione, dal 1973, trovasse già collocazione nel Vicolo Sant’Uffizio, situato nella stessa piazza di oggi. Il Libero di Beno Mazzone e Lia Chiappara, oggi diretto dal loro Luca (Mazzone junior come i genitori è anche regista e drammaturgo), è da sempre stato votato alla pedagogia teatrale e alla “incontroazione” con i più noti maestri teatrali internazionali, ospiti del teatro, coinvolti attivamente in laboratori e rassegne sul contemporaneo. Tra le varie storie dell’edificio comunale, che ospita ancora il Garibaldi, così chiamato perché a inaugurarlo nel 1861 fu proprio l’eroe dei due Mondi, ricordiamo l’importante esperienza politica e artistica dell’occupazione nel 2012; la precedente direzione artistica di Carlo Cecchi per più di un decennio e l’attuale direzione di Matteo Bavera.

Mimmo Cuticchio

Mimmo Cuticchio

Mimmo Cuticchio alla fine degli anni Sessanta decide di collocare il suo teatrino in via Bara all’Olivella, un luogo di confine metaforico e fisico che unisce il Parco Archeologico Castello a Mare a Piazza Giuseppe Verdi, in cui irrompe la scalinata del maestoso edificio del Teatro Massimo. Oggi la via è conosciuta sia per le botteghe dei Cuticchio e per il loro Teatrino sia per i bar e ristoranti e per i tanti artigiani e artisti che la popolano con i loro spazi di bellezza. L’albergheria di Franco Scaldati, pluripremiato attore e drammaturgo, è uno dei quartieri più rappresentativi della città di Palermo, comprendendo la Cappella Palatina e Palazzo dei Normanni ma anche il mercato di Ballarò e un incredibile degrado. Scaldati in effetti aveva riqualificato molti spazi adibendoli a teatri per l’allestimento dei suoi lavori, avendo a cuore la città e trovando ispirazione per i suoi personaggi negli spazi più inaccessibili, quantomeno ai non palermitani. Per tale ragione Franco Maresco, tra gli altri registi affascinati da Scaldati, decide di dedicare a Scaldati il documentario già proiettato in alcune sale, ma ancora in lavorazione e inserendo tra gli altri artisti anche Mimmo Cuticchio, confermando la unione di sensibilità del trio Cuticchio-Maresco-Scaldati, dalla cui collaborazione sono nate pregevolissime opere artistiche.

Il piccolo violino

Il piccolo violino

Gli uomini di questa città io non li conosco è un lavoro cinematografico, e attingendo dal teatro che la città di Palermo è, ritrae i luoghi qui descritti e rappresenta perfettamente lo spirito che anima la volontà della rassegna Meteci: “lo straniero è presente tra i nativi stessi della nostra città, specialmente a Palermo dove sopravvivono enclave di profonda emarginazione, soprattutto culturale, oltre che sociale”. Il calendario della rassegna ha infatti raccolto opere come Aladino di tutti i colori – spettacolo per pupi e attori di rara profondità prospettica – e L’Esilio di Carlo Magno – titolo che racchiude tre cunti – di Mimmo Cuticchio, scritte e interpretate proprio allo scopo di narrare la diversità culturale ed etnica e quel sentimento di spaesamento di chi è lontano dal suo Paese d’origine, non avendo però altra scelta. L’attualità è attraversata anche da È la terra un’unica finestra di Franco Scaldati, con Melino Imparato e Salvatore Pizzillo, con la regia di Matteo Bavera, andato in scena al Garibaldi. Per Meteci il Garibaldi ha ospitato anche la proiezione del docufilm di Maresco, la Medea di Krzysztof Warlikowski, Nel fuoco di Giuseppe Massa, Picciridda stidda tratto dalla storia di Francesco Randazzo, e ancora di Scaldati Titì e Vincenzina con la regia di Melino Imparato. Al Libero sono andati in scena laboratori e workshop relativi alle due regie di Beno Mazzone Il piccolo violino e Il giovane principe e la verità e Il visconte dimezzato di Luca Mazzone.
Il significato di questa rassegna che nasce compiendo uno sforzo importante per unire poetiche e tematiche di attualità – tra il 28 dicembre 2015 e il 9 gennaio di questo anno – riflette anche la volontà di non escludere la collaborazione con le istituzioni e in questo caso con l’Assessorato alla cultura del Comune di Palermo, nonostante la mancata realizzazione di un  progetto per il MIBAC lo scorso anno. I soggetti di cui qui si narra si erano infatti già uniti per programmare una possibile e comune strategia per un “Teatro Nazionale” che potesse rappresentare Palermo, coinvolgendo anche il Teatro Biondo, che tuttavia decise di proseguire autonomamente alla corsa per il bando dei nazionali, abbandonando i compagni iniziali. Ma è evidente che sia lo straniero sia i μéτοικος, i forestieri liberi dell’antica Grecia, mal si sposano con la stabilità sebbene continuino a resistere.




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InformazioniVincenza Di Vita

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