La cultura italiana? Agli arresti domiciliari

E' possibile riformare la cultura se il presidente della Commissione Cultura è agli arresti domiciliari?

Pubblicato il 06/01/2015 / di / ateatro n. 152

Nella lettera inviata agli attivisti del Partito Democratico il 3 gennaio 2015, il Presidente del Consiglio (nonché segretario del PD) Matteo Renzi ha scandito il fitto calendario di riforme che intende portare a termine nel 2015: un programma che, al ritmo di un paio di riforme al mese, investe in pratica l’intera società italiana. Aprile “sarà il mese di cultura e Rai.”
Finora moltissimi politici si sono riempiti la bocca sul patrimonio culturale come “petrolio del nostro Paese”, e sul patrimonio cognitivo da accrescere per il futuro dei nostri figli. Lo stesso Renzi si è più volte espresso sul tema, spiegando che “l’Italia può mangiare con la cultura”, un concetto espresso con chiarezza a Chiusi nel 2013..

E’ necessario che, dopo anni di tagli, alle parole seguano finalmente i fatti. Di sicuro Renzi e la sua compagine ministeriale sapranno intervenire con l’abituale efficienza e travolgente pragmatismo per rilanciare un comparto economico fondamentale per il paese e per il suo futuro.
C’è però da sperare che venga al più presto risolta una gravissima anomalia etica prima ancora che politica. Perché a tutt’oggi Presidente della Commissione Cultura è il senatore Giancarlo Galan, nel 2011 ministro per i Beni e le Attività Culturali, reo confesso e condannato (dopo il patteggiamento) per le tangenti del MOSE: percepiva tra l’altro addirittura uno stipendio, nella testimonianza dell’Assessore alle Infrastrutture della Regione Veneto (arrestato pure lui) Renato Chisso (Pdl): “La cosa era molto variabile, si può considerare un milione l’anno”.
Galan ha patteggiato una pena di 2 anni e dieci mesi e ha restituito 2,6 milioni di euro (a fronte di un maltolto di 15 milioni, secondo wikipedia).

Gancarlo Galan Il nordest sono io

Gancarlo Galan, Il Nordest sono io

Dopo 78 giorni di carcere, il 9 ottobre 2014 l’ex ministro ha ottenuto dal GIP gli arresti domiciliari. Tuttavia tiene in ostaggio le sue cariche e continua a percepire 5 mila euro dello stipendio base (senza però le relative indennità).
La Commissione Cultura si riunirà presso il suo domicilio? Oppure il Presidente Pregiudicato otterrà appositi permessi per ragioni istituzionali, che gli permettano di recarsi a Roma?
E’ uno scandalo che Galan, reo confesso e condannato per un gravissimo reato, non si sia dimesso dal Parlamento e dalla Commissione. E’ uno scandalo che nessuno abbia preteso e imposto le sue dimissioni dall’uno e dall’altra. Evidentemente nel nostro paese la cultura merita di essere gestita in queste condizioni.
Come ha spiegato Renato Brunetta, collega di partito di Galan, nell’unica risposta alla lettera del M5S in cui si poneva la questione, “è precluso a chiunque rimuovere dall’ufficio parlamentare un collega. All’atto di configurare il nostro sistema parlamentare, peraltro in linea con una tradizione antica che affonda le sue radici nel costituzionalismo delle origini, i padri costituenti hanno voluto circondare la funzione parlamentare con istituti di garanzia che hanno il proprio perno nella libertà di mandato e nella tutela del singolo parlamentare. (…) Non spetta certamente al Presidente di un gruppo intervenire in alcun modo per svolgere pressioni o indurre a dimissioni che il diritto parlamentare esclude. Tali pressioni sarebbero del tutto indebite”.
Nemmeno il Presidente Napolitano può far nulla: “Pur condividendo le considerazioni sulla mancata previsione della revoca dei presidenti delle commissioni ed apprezzando le motivazioni, debbo rilevare che al Capo dello Stato non è consentito dalla Carta costituzionale intraprendere iniziative incidenti sull’autonoma organizzazione della vita parlamentare”.

Giancarlo Galan

Giancarlo Galan

Tutto tace. Galan resta al suo posto. La cultura italiana è agli arresti domiciliari.
Con una situazione del genere, tutti i proclami e le grida governative e parlamentari sulla lotta all’ultimo quartiere contro la corruzione rischia di apparire ipocrita, e pure ridicola. E pregiudica ogni promessa di rilancio e riforma della cultura.

Post Scriptum
Per cercare di infrangere il muro del silenzio (e per cercare di capire un po’ meglio come funziona l’informazione politica in Italia) ho inviato una lettera a Corrado Augias, che tiene la seguita rubrica su “Repubblica”. Mi ha spiegato con grande gentilezza perché la politica è un’altra cosa e perché Giancarlo Galan resta Presidente.

La Commissione Cultura, scienza e istruzione sul sito della Camera dei Deputati.




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