Dispositivi teatrali: le installazioni sinestetiche di Cildo Meireles
In mostra all'HangarBicocca, Milano
Le installazioni dell’artista brasiliano Cildo Meireles sono spesso “teatri senza attori”. O meglio, sono dispositivi teatrali in cui i visitatori sono insieme attori e spettatori. Nella grande personale Installations ospitata dall’HangarBicocca (che arriva qualche anno dopo quella alla Tate Modern), un’installazione come Marulho (1991/1997) ricorda i diorami ottocenteschi: è un paesaggio immersivo dove il visitatore entra dopo aver salito una breve scalinata e avanza su un molo. Ha di fronte a sé una veduta monocroma azzurra, mentre in basso vede un mare fatto di libri aperti su una doppia pagina che raffigura il colore delle onde.
Meireles crea teatrini dei sensi in cui non si attivano solo la vista e l’udito, ma che puntano a costruire una esperienza sinestetica. Spesso entra in gioco il tatto, la sensibilità della pianta dei piedi che ci mette in contatto con il terreno.
In Através (1983-1989), il visitatore può avanzare su un suolo disseminato di frammenti e schegge di vetro.
Nei due spazi contrapposti di Cinza (1984-1986), il pavimento è coperto di carbone nero oppure di gessetti bianchi.
in Amerikkka (1991/2013), scalzi, è possibile “camminare sulle uova” (22.000 uova di legno dipinte con resina poliuretanica) sotto un soffitto di 55.000 proiettili vuotati.
In Para Pedro (1984/1993) un pavimento ricoperto di ghiaia è la base per un dispositivo sinestetico che coinvolge, oltre al tatto, anche vista e udito: il visitatore avanza in un corridoio ai cui lati ci sono una tenda nera dipinta di bianco e una tenda bianca dipinta di nero; sulla parete di fonto cinque monitor trasmettono immagini simili, ma che hanno in realtà origini diverse: il pavimento ricoperto di ghiaia, le due tende laterali è l’”effetto neve” che si verifica in video quando manca il segnale. Infine il sonoro diffonde il rumore della ghiaia che viene frantumata, sommandosi al rumore dei passi del visitatore.
Entrevendo (1970/1994) coinvolge anche il gusto. L’opera è un grande imbuto di legno, un cunicolo che si perde nell’oscurità; dal fondo del cunicolo, un ventilatore soffia aria calda: prima di entrare allo spettatore vengono consegnati due pezzetti di ghiaccio da mettere in bocca, uno leggermente dolce l’altro leggermente salato, che si sciolgono man mano che avanza.
Infine l’odorato: Olvido (1987-1989) è costruita intorno a una tenda che ha la forma conica di un tepee indiano ma è fatta di 6000 banconote; tutto intorno, tre tonnellate di ossa di bue che emanano un odore pungente; a completare l’opera, un muretto circolare fatto con 80.000 candele di paraffina.
All’interno di queste strutture, il visitatore agisce. Através è un vero e proprio labirinto, ci si deve districare tra reti da pesca e da pollaio, barriere di filo spinato, tende alla veneziana, zanzariere, reti da tennis, corde, pali e catene, perfino un acquario; del suo percorso, frantuma i frammenti vetro disseminati a terra calpestandoli:
Stai rompendo metaforicamente ogni pezzo di detriti, ogni proibizione od ostacolo (…) è il vetro che si rompe che crea una soecie di metafora continua per lo sguardo che riesce ad attraversare tutto. (Cildo Meireles, exibition catalogue, Tate Modern, London, 2008, p. 142.
Muovendosi tra i due spazi di Cinza, il visitatore-attore porta il bianco del gessetto sul nero del carbone (o viceversa), contaminando progressivamente i due elementi e rendendo ragione del titolo, traducibile in italiano come “cenere” o “grigio”.
In Eureka/Blindhotland (1970-1975) il pavimento è disseminato con decine di sfere di gomma di dimensione e aspetto identico: solo muovendole il visitatore scopre che hanno un peso che varia dal 500 ai 1500 grammi. M
Come in questo caso, i dispositivi di Meireles provocano una rimodulazione della percezione, spesso sorprendente.
Il tunnel che si restringe in Entrevendo utilizza la prospettiva per creare un’illusione di moto accelerato. La monocromia, che tende al “blu Klein” in Marulho e abbaglia in Amerikka, unita al meccanismo della ripetizione ossessiva dello stesso elemento, può provocare una sensazione di vertigine. La percezione di paura e pericolo, “in cui si accentua istintivamente il livello di attenzione e cosapevolezza percettiva” che Meireles vuole indurre, è accentuata dalla lunga avvertenza impartita a chi entra in mostra:
“Gentile Visitatore, l’installazione Através dell’artista Cildo Meireles è creazione molto particolare che richiede allo spettatore massima attenzione, cautela e l’adozione di stringenti norme di precauzione. (…) HangarBicocca ha altesì stabilito anche taluni limiti all’ingresso all’Opera per soggetti a cui si sconsiglia la visita.
(…) è obbligatorio muoversi lentamente e con grande attenzione.
(…) Non è consentito l’accesso a:
# persone con scarpe ritenute inadeguate alla fruzione dell’Opera (ad esempio e non limitatamente a tutte le tipologie di scarpe che lasciano il piede scoperto, come sandali, ciabatte, ecc., oppure scarpe di materiale o suole non idonee al contatto con il vetro);
# minori di anni 18;
# donne in stato interessante;
# persone con problematiche di deambulazione e di movimento.”
Si tratta di esperienze per certi aspetti iniziatiche, che attraverso una soglia di rischio, che provoca una de-stabilizzazione e riconfigurazione della percezione, puntano a creare una nuova consapevolezza.
Nella mostra all’HangarBicocca c’è anche una installazione dove compare l’attore. Abajour (1997/2010). Anche in questo caso Meireles allestisce un diorama con un grande panorama marino; ma al centro di questo teatro campeggia una grande struttura, una gigantesca lanterna cinese che ruota mostrando immagini di un paesaggio marino solcato da un veliero antico. Soltanto in un secondo momento, accedendo alla balconata interna e guardando di sotto, è possibile vedere che fa ruotare la lanterna sono due “servi di scena” che muovono l’argano.
Tag: Il teatro è un dispositivo (28)
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