Per una ricognizione aggiornata del teatro sociale in Italia

Il progetto di mappatura e di "database sul campo"

L’Associazione Culturale Ateatro, il Master in Teatro Sociale e di Comunità – Social and Comunity Theatre
Centre dell’Università di Torino, la rivista “Catarsi-Teatri delle Diversità” all’Università di Urbino, considerando la diffusione e lo sviluppo negli ultimi anni di esperienze di teatro sociale nel nostro paese e i risultati ottenuti da molte di queste esperienze (sia sul piano artistico sia sul piano dell’efficacia della loro azione), ritengono opportuno procedere a una ricognizione con l’obiettivo di censire le realtà e i progetti di questo ambito, per inserirli in una “Mappa del teatro sociale in Italia”.
Stanno quindi lavorando assieme a uno studio di fattibilità (nel quadro del progetto Teatro. Per costruire la memoria del futuro dell’Associazione Culturale Ateatro in collaborazione con Fondazione Cariplo), che porrà le basi scientifiche e organizzative per individuare i partner e cercare i sostegni necessari alla realizzazione del progetto.

Definizione del campo
Il teatro sociale (“delle diversità”, “di interazione sociale”, o “sociale e di comunità”, a seconda delle diverse scuole di pensiero espresse in Italia negli ultimi trent’anni) è definibile come una pratica teatrale, con metodologie specifiche in cui equipe di professionisti esperti di teatro e di promozione del benessere delle persone operano con gruppi e comunità di cittadini – spesso svantaggiati – e realizzano percorsi teatrali, performance e progetti con finalità culturali, civili, artistiche e di benessere psicosociale.

Evoluzione del fenomeno
Il teatro è un linguaggio multicodice, multidisciplinare, che intreccia parole e gesti, musiche e atmosfere, pensieri ed emozioni, passato e presente, vero e finto, e così via. Come ogni forma espressiva (la pittura e la poesia, il racconto e il canto), vive a infiniti livelli, dall’esperienza occasionale al buon artigianato, dall’attività locale, “di bottega”, alla più alta, commovente, opera d’arte. E’ la diffusione dell’esperienza a ricordare la necessità di questo esercizio creativo.
La ricerca della bellezza tende ad affinare gli animi, costruire relazioni tra soggetti, produrre benessere. La costruzione poetica dell’esperienza nel teatro arriva a valersi di tutti i materiali e di tutte le possibilità creative offerte dal teatro.
Il teatro possiede caratteri speciali, perché vive al plurale. Il risultato acquista respiro, valore, senso con il contributo di ciascuno singolarmente e del gruppo nella sua totalità. Inevitabilmente – e le prove sono sconfinate e le più varie – il teatro si è diffuso a tutti i livelli e in particolare, anche se non esclusivamente, lì dove si avvertiva l’esigenza di un’espressione formalizzata di condivisione e comunicazione da sperimentare insieme. A partire proprio dalla conoscenza del linguaggio teatrale, che è già esperienza del tutto speciale, consente la conquista dello spazio tenendo conto anche degli altri, attraverso le improvvisazioni a coppie e di gruppo, e nei ritmi da condividere, e così via.
Questa diffusa “conoscenza di base”, con le sue molteplici declinazioni proprie del teatro di gruppo (anche se spesso con un importante maestro di riferimento), ha contribuito a determinare in Italia, a partire dagli anni Settanta, l’esperienza del teatro oltre i collettivi politici o i gruppi universitari. Il linguaggio teatrale poteva essere complesso, raffinato, denso, e nello stesso tempo popolare, semplice, d’immediata comprensione e fruibilità. E oltretutto faceva incredibilmente bene: le discussioni avevano un fine comune, in gioco c’era la persona nella sua totalità, mente e corpo, pensiero e azione – e l’esito era di tutti.
La pubblicazione di saggi di metodologia teatrale, la nascita di numerose compagnie sul territorio nazionale, la complementarietà diffusa del fare/ insegnare teatro negli spazi gestiti dalle compagnie accanto a un significativo movimento delle scienze sociali, della medicina e delle azioni di sviluppo di comunità verso l’arte quale processo di costruzione di identità e relazioni hanno portato, con preziosa naturalezza, all’espansione dell’esperienza teatrale fuori dai teatri: nelle scuole e nei quartieri, nei manicomi, nelle carceri e nei centri di riabilitazione, a favore di gruppi di persone che vivevano particolari forme di disagio e delle associazioni delle loro famiglie, o di gruppi di recente immigrazione e così via, ma anche in contesi dove il disagio non era evidente ma forte era invece la necessità di partecipazione, cittadinanza attiva, formazione umana e organizzativa.
Negli ultimi anni lo spettro delle esperienze si è ulteriormente allargato, con il progressivo affermarsi non solo di nuovi ambiti di intervento – quali la cooperazione internazionale, la promozione della salute e dell’ambiente, lo sviluppo di comunità territoriali, il benessere organizzativo; e di ulteriori identità specifiche – interventi con anziani, donne, eccetera. Si sono inoltre affacciate sulla scena del teatro sociale nuove forme organizzative e giuridiche, si sono sviluppate nuove metodologie di intervento e si sono costituiti – per la prima volta in Europa – percorsi riconosciuti anche a livello universitario di formazione degli operatori di teatro sociale. Questa forma teatrale ha ottenuto un prestigioso riconoscimento internazionale dall’Unione Europea con l’assegnazione del primo premio del bando Cultura 2011 proprio a un progetto di teatro sociale e di comunità. Un numero crescente di cittadini e comunità vive esperienze di teatro sociale con riferimento ai temi del benessere, della partecipazione e della cittadinanza.
Al di là delle definizioni teoriche (progressivamente affinate anche attraverso l’opera della Rivista “Catarsi-Teatri delle Diversità”, che documenta il fenomeno dal 1996, e del Master dell’Università degli Studi di Torino in “Teatro Sociale e di Comunità”, attivo dal 2004), il teatro sociale si caratterizza non semplicemente per finalità terapeutiche o riabilitative, proprie invece del cosiddetto “applied theatre”, ma perché coniugando arte, cura e cambiamento sociale – ovvero finalità estetica ed etica – sceglie di operare lì dove la società ha particolari doveri nei confronti di alcune persone, cittadini in situazione di difficoltà e di cui deve farsi carico. Sappiamo che in questi contesti il teatro sociale può dare il suo importante contributo di benessere, condivisione, progettualità, poiché pone la comprensione dell’altro, l’incontro tra diversità, lo sviluppo di risorse di cittadinanza attiva non tanto come effetti aggiuntivi e secondari ma come obiettivi intenzionalmente perseguiti al pari di quelli artistici e culturali.
Essendo contiguo e affine al teatro di ricerca, sia nello sviluppo sia nelle diversificazioni metodologico/creative, il teatro sociale partecipa ai processi di rinnovamento dei linguaggi e delle tecniche: costruisce dunque capitale culturale e artistico nell’ambito del teatro tout court, a cui appartiene di diritto.
Le esperienze stesse di alcuni artisti che operano nell’ambito della ricerca teatrale e che hanno scelto di lavorare con cittadini o con persone in particolari condizioni di disagio – affrontando le differenze (termine essenziale per il teatro in generale, ma ancor più per quello sociale) che questa scelta comporta per un professionista – hanno creato contagi e nutrimenti, che sono filtrate da una parte e dall’altra, in continue osmosi tra teatro d’arte e teatro sociale: si è così disegnato un orizzonte molteplice e ricco di incontri tra arte, teatro e socialità.

La mappatura
La nuova mappatura del teatro sociale in Italia consentirà di tracciare i cambiamenti avvenuti a distanza di dieci anni dal primo Censimento realizzato da ETI (Ente Teatrale Italiano), rivista “Catarsi-Teatri delle diversità”, Università di Urbino, ENEA, Cooperativa teatrale “Diverse abilità”.
Una nuova e più articolata categorizzazione delle aree d’intervento (ne abbiamo individuate con una approfondita analisi quattordici: Ambiente, Anziani, Aree di conflitto e cooperazione internazionale, Carcere, Differenze di genere, Dipendenze, Disabilità, Disagio psichico, Diversità culturale, Lavoro e benessere organizzativo, Minori-educazione-scuola, Povertà sociali, Territorio, Salute), ci permetterà di comprendere meglio i luoghi, le esigenze, i tempi, le metodologie di chi opera nei diversi settori, ed anche di cogliere la diversità dei profili professionali e organizzativi di chi opera.
L’indagine è urgente non solo per la conoscenza in sé del fenomeno e per porre a confronto realtà anche distanti (geograficamente, e per poetiche e percorsi formativi), ma anche per agevolare la nascita di reti tra operatori (come si è verificato di recente per il Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere) o Protocolli d’Intesa (come già accaduto per il Teatro in Carcere con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari), sinergie tra professionisti, gruppi ed esperienze.
La mappatura dovrebbe anche servire a informare e coinvolgere enti pubblici nazionali e locali, promuovendo una maggiore attenzione nei confronti delle esigenze degli operatori, dei cittadini e delle comunità coinvolte poiché la questione della trasversalità della cultura nel costruire innovazione sociale è una delle linee guida più urgenti per i prossimi anni in Italia, e come appare anche dalle stesse nuove indicazioni della progettazione europea.

Il “database sul campo”
In considerazione della vastità e della complessa articolazione degli ambiti da indagare e della loro continua evoluzione, la metodologia che si intende applicare comporta l’applicazione di un data base “tradizionale” (ovvero la raccolta di informazioni a partire da un questionario strutturato, diffuso prevalentemente online) con un’indagine “sul campo”. Questa mappatura “dal vivo” cercherà di fotografare il teatro sociale come realtà in movimento, nelle sue espressioni territoriali e per aree di intervento. Il progetto si propone di attivare occasioni diffuse di studio e di confronto, che confluiscano in momenti di incontro più strutturati, da sviluppare nell’arco di un triennio (2015-2017): quasi un festival itinerante, che integri l’aspetto di studio e riflessione teorica e quello laboratoriale e di ricerca attiva. Punto di partenza sarà la collaborazione di partner già attivi (festival, rassegne, centri di studio, eccetera, ma anche l’alleanza e il sostegno di amministrazioni pubbliche, fondazioni, sponsor.
L’obiettivo è quello di realizzare e rendere disponibile una banca dati utile a operatori, ricercatori, amministrazioni, che sia allo stesso tempo uno strumento dinamico, in grado di raccogliere e documentare, ma anche attivare e arricchire, un patrimonio di relazioni, documentazioni, idee.
Il punto sullo stato di avanzamento del progetto sarà svolto dal convegno internazionale promosso stabilmente dal 2000 in autunno dalla Rivista “Catarsi-Teatri delle diversità” a Cartoceto e Urbania. L’appuntamento continuerà, come sempre, a farsi eco del lavoro scientifico in essere e avente come scopo l’identificazione dei metodi che aprono le strade a una cultura della convivenza solidale tra diversità.

Aggiornamenti sul progetto sul sito www.ateatro.it . E’ possibile iscriversi alla newsletter per ricevere informazioni e segnalare l’interesse a partecipare o possibili sostenitori a buonepraticheteatro@gmail.com




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