Un progetto pilota per sperimentare nuove idee all’estero
Creative Cast Away: un progetto internazionale per artisti, tecnici e organizzatori under 35 tra Stoccolma, Aarhus, Grenoble, Lublino, Bruxelles
L’Italia vanta una lunghissima storia come fucina di teatro, musica e danza: nel corso dei secoli, le corti e i palcoscenici di tutta Europa hanno visto brillare i nostri artisti favorendo una diffusione capillare di modelli, di stili artistici e di tecniche creative nostrane. Nell’ultimo secolo la situazione si è lentamente invertita: mentre all’estero s’investiva sulla sperimentazione artistica, sul rinnovamento delle strutture gestionali, sulla capacità di networking e sull’utilizzo delle nuove tecnologie, il panorama italiano subiva un progressivo irrigidimento, fino a divenire una sistema difficilmente permeabile ad esperienze internazionali di sistema.
Grazie al supporto di Regione Lombardia e dei fondi FESR dell’Unione Europea, Associazione Etre ha promosso nel luglio 2013 un progetto pilota, “Creative Cast Away”, all’interno del quale sono stati selezionati 10 lavoratori dello spettacolo per permettere loro di realizzare un progetto o una ricerca creativa all’estero, dedicati a temi e competenze ancora poco sviluppati in Italia.
Creative Cast Away vuole offrire ad artisti, tecnici e organizzatori dello spettacolo dal vivo la possibilità di riconnettersi al sistema europeo e di affrontare con nuovi strumenti le sfide del settore: il progetto è stato perciò dedicato a coloro che, al momento della domanda, risultassero disoccupati o inoccupati.
La selezione è avvenuta tramite un bando all’interno del quale si richiedeva di presentare un’idea di progetto con uno sviluppo sostenibile: sono pervenute una sessantina di candidature, non tutte ammissibili.
Tutti i partecipanti selezionati sono under35, evidenziando una grande vivacità nella tipologia di proposte, che si accompagna purtroppo a una carenza di offerte lavorative ormai endemica. Soprattutto da parte degli artisti sono pervenute proposte per sostenere percorsi di produzione che però erano poco conciliabili con gli obiettivi del bando.
I partecipanti selezionati sono ospiti per periodi dai 3 ai 6 mesi presso Dansens Hus – Stockholm, Amphitheatre Pont de Claix – Grenoble, Aarhus Performing Arts Centre – Aarhus, Center for Culture Lublin – Lublin e IETM – Bruxelles: sono garantiti a ciascuno la copertura delle spese di viaggio, vitto ed alloggio e i progetti realizzati saranno presentati durante un evento aperto, pubblicati online e diffusi a operatori nazionali e internazionali.
Il progetto è in fase di realizzazione e si concluderà nel maggio 2014. Attualmente l’evoluzione del progetto segnala quanto questo tipo di esperienza faciliti di fatto lo scambio a livello internazionale, non solo per l’arricchimento artistico, tecnico o organizzativo dei selezionati, ma anche per l’aspetto attitudinale, indiretto e informale per cui si caratterizza il progetto.
La scoperta di altri sistemi teatrali; la capacità di relazionarsi e adattarsi rapidamente a modi di lavorare differenti dal nostro; l’abitudine a trasformare un’idea, sia essa artistica, tecnica oppure organizzativa, in un progetto con obiettivi, target e ricadute precisi: questi tre fattori stanno giocando un ruolo chiave nel percorso dei partecipanti, evidenziando la carenza e la debolezza del settore italiano che fatica a sostenere lo sviluppo di contenuti innovativi.
In questo quadro, incentivare la mobilità degli artisti appare sempre più come una necessità.
Come sviluppare percorsi che portino una maggior collaborazione fra Italia ed estero, e quindi a una migliore diffusione di pratiche e modelli? Quali processi, anche formativi, possono essere attivati per abituare il settore a una migliore versatilità? La mobilità può/deve essere un obiettivo delle sole singole organizzazioni oppure è necessario che le istituzioni pubbliche e private siano ulteriormente sensibili verso linee di questo tipo?
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