I vespri della Sicilia. Ovvero perché le parole sono importanti

Il finto scandalo dei finti spettacoli

Pubblicato il 17/02/2014 / di / ateatro n. 148

Nel febbraio 2013 ateatro.it organizzò una sessione delle Buone Pratiche del Teatro a Catania, con il titolo Verso Sud e l’obiettivo di rilanciare la riflessione sulla “questione meridionale del teatro”. La situazione siciliana pareva interessante e vitale, anche nelle sue contraddizioni. Fu un incontro partecipato e intenso. Nel corso del dibattito emersero nodi problematici, tra cui l’uso dei fondi europei per il “Festival del Mito”, la situazione (debiti compresi) degli stabili di Palermo e Catania e degli enti lirici, la battaglia dei teatri occupati.
Era in corso un serrato confronto tra i teatranti siciliani (raccolti nella rete Latitudini e negli Stati Generali del Teatro) e le istituzioni regionali: ma le speranze di una positiva evoluzione dei rapporti era tangibile.
Qualche settimana dopo Franco Battiato, di recente nominato assessore alla Cultura dal presidente della nuova giunta regionale Rosario Crocetta, diede le dimissioni, seguite da una feroce dichiarazione: “Cultura è una parola difficile da interpretare. Qui tutti hanno pensato solo a rubare” (“Corriere del Mezzogiorno”, 4 maggio 2013).
I più pensarono che il cantautore si riferisse ai grandi carrozzoni regionali, ai loro clientelismi e sprechi. Che la sua esternazione sia stata la “notizia di reato” da cui è partita l’inchiesta, poco importa. Fatto sta che la Guardia di Finanza ha iniziato a indagare sui finanziamenti al teatro, a partire dal 2008, quando è entrata in vigore la nuova normativa regionale (legge 25/2007).
Ai primi di febbraio 2014 è arrivata la notifica di “fine indagini” ed è esploso lo scandalo dei “falsi spettacoli” sugli organi di stampa locali (Tutte le accuse posizione per posizione) e nazionali come “l’Espresso” (Sicilia, gli spettacoli fantasma e la truffa da due milioni di euro). Titoli a tutta pagina e strilli su blog e Facebook additavano decine e decine di teatranti al pubblico ludibrio: sotto titoli come “Colpo di scena nei teatri siciliani. Truffa a danno della Regione”, comparivano nome cognome e spesso indirizzi dei reprobi online:

“72 imprenditori del settore teatrale, denunciati dalla guardia di Finanza, avrebbero messo in scena spettacoli fantasma con presunte false attestazioni, costi dichiarati ma mai effettivamente sostenuti, contributi previdenziali non versati, utilizzazione di fatture false. Anche nei loro confronti la Procura ha già emesso avvisi di conclusione indagini. Vittima della truffa da 2,3 milioni di euro complessivi, per le attività teatrali del 2008, è la Regione Siciliana”.
(linksicilia.it)

Tra gli indagati ci sono alcune realtà della new wave teatrale siciliana, fiori all’occhiello della cultura dell’isola, come le compagnie di Scipione-Sframeli o di Emma Dante (che ha da poco ottenuto – finalmente! – un ruolo all’interno dello Stabile di Palermo), aggiungendo pepe allo scoop. Compare qualche grande realtà, ma gli imputati sono in maggioranza pesci piccoli o piccolissimi, da tempo impegnati in un difficile lavoro sul territorio, e pesano relativamente poco sul bilancio regionale. Come si legge nell’appello degli Stati generali dello Spettacolo in Sicilia, questi sono i dati aggregati riferiti all’anno 2013:

Agli operatori teatrali privati sono stati assegnati circa € 2,5 mln. dalla Regione (ex L.R. 25) ed €.1,6 mln dal Fus Ministeriale;
Agli operatori musicali privati sono stati assegnati (ex L.R. 44) € 800.000 dalla Regione ed € 1,05 mln dal Ministero;
Ai Teatri Stabili pubblici, € 5,5 mln dalla Regione ed € 2,6 mln dal Ministero;
Ai teatri lirici e alle orchestre sinfoniche € 36 mln dalla Regione ed € 19 mln. dal Ministero.

Tornando alla temibile associazione a delinquere dei teatranti siculi, la grande maggioranza degli indagati NON è accusata di aver inventato falsi spettacoli (gli spettacoli sono andati in scena, eccome), ma di scorrettezze amministrative e fiscali (mancati o ritardati pagamenti ENPALS e SIAE, per esempio); in diversi casi si tratta somme di minima entità, spesso già sanate da tempo.
Nel gran calderone scandalistico ci sono finiti tutti, buoni e cattivi, senza precisare le responsabilità di ciascuno. Ma si sa come vanno queste cose. “Lo sappiamo come sono i teatranti”, si commenta. “E’ tutto un magna magna”, bisogna rispondere subito. Riecheggia il “rubano tutti” alla Battiato (o alla Grillo), giustificato dal fatto che in questi anni abbiamo visto ogni tipo di ruberia. Anche molti “amici” si sono uniti al coro: “Pure loro!!!”, “Pensavo che almeno lui non avesse approfittato del saccheggio”, “Che ipocriti! E facevano pure i moralisti…”.
Qualcuno invece li ha difesi pubblicamente, i teatranti siciliani, come Claudio Collovà, che il 13 febbraio ha scritto su Facebook:

“Esprimo la mia più totale solidarietà a moltissime delle persone coinvolte. Artisti e in molti casi amici che da infinito tempo lavorano nel bellissimo mondo del teatro. Le accuse sono spesso ridicole, per contributi che mediamente si aggirano su ottomila/novemila euro per progetti che nei fatti costano molto di più, essendo il contributo regionale per attività di un anno e come co-funding. Tutto questo e molte altre notizie dovrebbero conoscere i lettori dei giornali, gli spettatori e i comuni cittadini che non hanno mai messo piedi in un teatro o assistito a un festival. E dovrebbero conoscere le persone uno per uno perché molti hanno storie diverse, ma non dubito della loro onestà in moltissimi casi. Forse tirare in ballo le dichiarazioni di Battiato che col suo grido ‘hanno rubato tutto’, sapendo bene che egli parlava soprattutto del Festival del Mito e di altre manifestazioni con ben altre cifre e della famigerata tabella H che premiava chiunque comunque fosse legato a un deputato, non è proprio corretto.
Le notizie messe insieme, mi dispiace, rendono un cattivissimo servizio all’informazione. Ma l’informazione, dietro cui stanno persone che scrivono, si è mossa così, banalmente ed efferatamente. I mostri sbattuti in prima pagina, senza distinzione alcuna, con la macchina della finanza in primo piano, mancava una foto con un paio di sbarre. Io dico vergogna! per motivi opposti a quelli che oggi hanno il sopravvento.
Non voglio difendere la storia di nessuna di questi persone e di questi artisti, non ne hanno bisogno, e ne usciranno comunque. Illesi? Non direi, ormai la ferita è fatta! Ed è profonda. Resta da capire chi l’ha voluta in questo modo così eclatante”.

(Claudio Collovà Officine Ouragan)

Anche Mimmo Cuticchio ha preso posizione:

“Noi dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio, esprimiamo solidarietà ai colleghi del Teatro e prendiamo in prestito le parole di Papa Bergoglio all’Angelus di ieri 16 febbraio: “Si può uccidere anche con le parole, la calunnia e l’ira”, dedicando questa frase soprattuto a quei “giornalisti” che hanno dato in pasto all’opinione pubblica notizie infamanti senza conoscere veramente il lavoro dei tanti artisti coinvolti, molti dei quali si sono ritrovati sui giornali senza essere mai stati convocati nelle sedi opportune.”
(Mimmo Cuticchio, per l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio)

In situazioni del genere, gli avvocati consigliano giustamente di difendersi “nel processo”, evitando interventi sui media che rischiano di essere letti dai magistrati come indebite pressioni. Alcuni indagati non hanno ancora ricevuto la notifica di “fine indagini” e dunque non sanno ancora da quali colpe esattamente devono difendersi. Alcuni degli indagati hanno in ogni caso risposto con una dichiarazione pubblica, come Nave Argo:

“Sono ormai più di venti anni che a Caltagirone e in Sicilia ci occupiamo di teatro convinti – come infinite altre volte abbiamo ormai avuto occasione di dire – che per una comunità esso possa e debba essere strumento di crescita culturale, sociale ed economica. Accanto a noi in questo percorso abbiamo avuto centinaia di artisti da tutta Italia che hanno condiviso la nostra progettualità; migliaia di bambini, giovani e adulti che hanno partecipato alle attività da noi promosse; le Istituzioni che ci hanno sostenuto. Non sempre è stato facile, ma abbiamo mantenuto fede alle nostre scelte con grande entusiasmo e a dispetto di delusioni e difficoltà (emblematica in questo senso la chiusura del Teatro “Vitaliano Brancati” a Caltagirone).
Adesso nostro malgrado ci vediamo coinvolti – assieme ad altri 71 operatori teatrali – in una vicenda giudiziaria che ha al suo centro la grave accusa di aver truffato la Regione Siciliana. Nel nostro caso ci viene contestato di aver dichiarato il falso in merito al regolare assolvimento degli obblighi fiscali, previdenziali (ENPALS) e SIAE, al fine di ottenere dalla Regione Siciliana un contributo di € 515,70 per le attività teatrali svolte nell’anno 2008 e, più precisamente: la terza edizione della Rassegna estiva di teatro per l’infanzia “Teatrinfiniti” (7 spettacoli in cartellone,776 spettatori paganti) e la tredicesima edizione del festival di teatro contemporaneo “Teatri in Città” (5 spettacoli, 515 spettatori paganti). I documenti contabili e fiscali in nostro possesso – nella fattispecie: i versamenti tramite modello F.24, le denunce mensili degli oneri corrisposti all’Ente competente, le fatture SIAE – ci confortano e confermano la regolarità del pagamento di quanto dovuto, e sarà nostra cura metterli tempestivamente a disposizione degli organi competenti per chiarire, in maniera inconfutabile, la nostra posizione.”

(Fabio Navarra)

Sabrina Petyx ha puntualizzato:

“Da un controllo effettuato con il nostro commercialista risulta che, alla data dell’autocertificazione di regolarità contributiva (21/12/08), la Compagnia M’Arte, di cui sono legale rappresentante, risultava, in realtà, manchevole per non aver effettuato entro la scadenza del 16/12/2008 un pagamento di € 26. Pagamento che, nel momento in cui l’errore si è reso manifesto, è stato tempestivamente regolarizzato il 19 gennaio 2009, con un ritardo, quindi, di appena 29 giorni. Lascio alla Magistratura, in cui ho piena fiducia, e non ai blog valutare se questa circostanza ponga me e la compagnia M’Arte nelle condizioni di essere pubblicamente additati, già in questa fase di indagine, come truffatori nei confronti dello Stato”.
(Sabina Petyx, legale rappresentante compagnia M’Arte movimenti d’arte, livesicilia.it).

La vicenda è appena agli inizi, malgrado qualcuno abbia già emesso le sue sentenze. Continueremo a seguirla nei suoi risvolti, implicazioni e conseguenze, cercando di fare chiarezza. Per cominciare, riceviamo e pubblichiamo volentieri il contributo di Silvio Parito. (n.d.r.)

Sono uno dei settantadue indagati nell’indagine sugli spettacoli siciliani nel 2008. Non mi si imputa di aver rappresentato spettacoli “fantasma”, ma solamente irregolarità nel versamento dei contributi ENPALS: sono certo poter chiarire la mia posizione dai dati in mio possesso, ritardo di due e sette giorni su due versamenti .
Lasciando agli inquirenti e alle forze di polizia il compito di svolgere con serenità il loro lavoro, e ai presunti inquisiti la facoltà di rispondere compiutamente agli addebiti, sarebbe purtuttavia opportuno che gli organi di informazione evitassero i facili sensazionalismi.
Prendo la parola dopo che l’accaduto è rimbalzato in ribalta nazionale da articolo su ”L’Espresso” nel quale parrebbe che i migliori operatori della Sicilia siano implicati in una associazione a delinquere ai danni della Regione. Se, anziché passare una velina ricevuta, l’articolista avesse letto il “verbale della conclusione delle indagini preliminari” così generosamente dato in pasto alla pubblica opinione, si sarebbe accorto che l’accusa di falsi spettacoli si riferisce solamente a due o tre indagati, e che gran parte delle contestazioni attengono a rilievi di natura fiscale. Che circa venti soggetti hanno ottenuto contributi per meno di 5000 euro, dei quali uno di € 515,70 per una rassegna di 12 eventi.
E’ possibile che ci sia qualcuno che ha fatto finta di fare uno spettacolo, ed è giusto che paghi. Ed è probabile che molti, barcamenandosi tra la miriade di regolamenti, autorizzazioni, imposte e balzelli previste per queste attività, abbiamo in buona fede commesso degli errori. La legge va rispettata. Ma anche le parole vanno rispettate. Chi ha truffato, con l’intento di arricchirsi, chi ha adottato “artifici e raggiri” deve rispondere del proprio reato. Ma conosco troppi che sono voluti andare in scena gratis, magari senza un permesso regolare, ma sempre in scena, gente che ha provato mesi in un sottoscala per fare una sola replica…. che è andata in scena nei posti più impensabili, spesso a rischio della propria incolumità.
Sono tanti a ritenere che le attività culturali sono categoria considerata a “sbafo” dello Stato, nella quale molti si sono mossi coltivando un sogno, aprendo teatri, progettando Festival, inventando spettacoli. Pochi si sono arricchiti, molti hanno accumulato debiti per continuare in solitario una navigazione difficile a tratti impossibile.
Le parole per chi fa questo lavoro sono sempre state importanti e a fianco delle parole le idee. Per questo le parole fanno male più delle indagini, feriscono e possono uccidere. Ci sono artisti che per trent’anni hanno pagato i contributi ENPALS, pur sapendo che non avrebbero mai percepito una pensione, o pagato la SIAE pur sapendo che troppo poco di quanto versato sarebbe andato ai suoi Autori, per quelle parole scritte e poco tutelate .
Quello che dispiace è che pochissimi – pur usando a sproposito le parole “contributi a pioggia” – conoscano le produzioni e le realtà artistiche di moltissimi degli interessati – a parte il grande nome noto – che a nessuno sia venuto in mente di dare un’occhiata a cosa è stato realizzato nel 2008, molti probabilmente non sono mai entrati in un teatro.
Magari scoprirebbero che un festival che ha ottenuto un contributo di 500 euro è citato tra i più virtuosi esempi in Italia di contatto col territorio. Che il logo “Regione Siciliana” era nelle locandine di spettacoli rappresentati al Festival delle Colline Torinesi, al Mittelfest, al Mercadante di Napoli come all’Arsenale di Milano, In Olanda, in Spagna, in Palestina, in Portogallo, a Parigi.
Ma si sbrighino, perché tra qualche mese molti di loro non esisteranno più.




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