#bp2013 Del Buon Governo del Teatro: ci vediamo a Firenze il 9 febbraio
Il comunicato stampa con l'articolazione della giornata
Le Buone Pratiche del Teatro 2013
Del Buon Governo del Teatro
9 febbraio 2013, ore 9.30-13.30 14.30-18.30
Auditorium di Sant’Apollonia, via San Gallo 25/A, Firenze
La nona edizione delle Buone Pratiche del Teatro si terrà il 9 febbraio 2013 dalle 9.30 alle 18.30 a Firenze, capoluogo di una Regione dal ricchissimo tessuto teatrale.
Liniziativa raccoglie dal 2004 a scadenza annuale centinaia di teatranti, politici, amministratori, studiosi e studenti, per quelli che la stampa ha definito gli Stati Generali del teatro italiano.
Le Buone Pratiche del Teatro sono organizzate dallAssociazione Culturale Ateatro nellambito del progetto T e a t r o. Per costruire una memoria del futuro in collaborazione con Fondazione Cariplo. Questa nona edizione è resa possibile dalla collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo e Regione Toscana.
Per questa edizione, dopo gli incontri preparatori di Ravenna (18 gennaio, Verso lEuropa) e Catania (26 gennaio, Verso Sud), il tema scelto dai due curatori, Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino, è Del Buon Governo del Teatro.
Il nostro sistema teatrale si è costruito nel corso degli anni, trovando punti dequilibrio tra finalità e interessi diversi, ma si è progressivamente cristallizzato, ostacolando lemergere di nuove modalità e rallentando il necessario ricambio generazionale. Si sono così stratificati anche sprechi e inefficienze. Come sta accadendo per altri settori, il Governo Monti ha operato una serie di scelte tecniche, che però avranno un profondo impatto sul settore: la nuova legislazione sul lavoro, labolizione delle Commissioni Ministeriali, il riequilibrio delle competenze tra Stato e Regioni dopo la stagione del federalismo, solo per fare qualche esempio. Continua infine a crescere limportanza dellUnione Europea, anche per quanto riguarda lo sviluppo culturale. Si avverte ancora più urgente la necessità di ridisegnare gli assetti, reinventare forme, ricreare un sistema condiviso di regole: tentare di immaginare un buon governo del teatro.
Verranno dunque discussi alcuni nodi problematici del sistema teatrale italiano e diverse realtà presenteranno le loro Buone Pratiche, ovvero le soluzioni che hanno escogitato per affrontare una situazione in continuo movimento, che pone sfide sempre nuove. Sarà anche rilanciata la parola dordine dell1% della spesa pubblica alla cultura, che nel 2005 fu al centro della seconda edizione delle Buone Pratiche, a Mira (Ve) e che oggi diverse organizzazioni cercano di inserire nellagenda di questa campagna elettorale.
Questa edizione delle Buone Pratiche del Teatro è dedicata a Massimo Castri e Renato Nicolini.
La partecipazione alle Buone Pratiche del Teatro è libera e gratuita (fino a esaurimento posti): è sufficiente inviare una mail a buonepraticheteatro@gmail.com
Sito web: www.ateatro.it
Diretta streaming: www.studio28.tv
Facebook: www.facebook.com/ateatro
Twitter: #bp2013
#BP2013 DEL BUON GOVERNO DEL TEATRO
a cura di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino
IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Dopo il saluto iniziale di Beatrice Magnolfi (Fondazione Toscana Spettacolo), ledizione 2013 delle Buone Pratiche prevede un intenso programma, con le incursioni a sorpresa di Paolo Rossi e Giuliano Scabia.
Prologo
Report dagli incontri preparatori di Ravenna (18 gennaio 2013, Verso lEuropa) e Catania (26 gennaio, Verso Sud).
1. Economia della cultura e buon governo del teatro
Coordina Giulio Stumpo.
Intervengono, tra gli altri, Lucio Argàno (Università Cattolica, Milano), Fabrizio Arosio (Istat), Roberto Calari (Legacoop, Bologna), On. Emilia De Biasi (PD, Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, XVI Legislatura), Carlo Testini (ARCI), Michele Trimarchi (economista).
Il ruolo centrale della cultura come fattore di crescita civile e di sviluppo economico pare ormai diventato una convinzione diffusa: tuttavia ripetere che La cultura salverà lItalia rischia di creare un luogo comune, in assenza di scelte politiche conseguenti. La crisi economica limita risorse e ambizioni. I finanziamenti alla cultura, pubblici e privati, continuano a diminuire. Il lavoro, quando c’è, è sempre più precario. Linvestimento in cultura (in Italia ma anche negli altri paesi europei e nel bilancio comunitario) rischia di essere subordinato a fattori esterni: le ricadute sul sociale, sul turismo, sulloccupazione, sullistruzione, come “motore” o “moltiplicatore” dello sviluppo… Non basta più razionalizzare i costi, e nemmeno fare rete (anche se è indispensabile). Ma la contrazione delle risorse pubbliche è inevitabile? E può essere guidata da strategie consapevoli, piani organici, visioni politiche? Ed è realistico lobiettivo di sensibilizzare il privato? O lunica alternativa è fare di più con meno? Qualcuno ci ha provato, e ci è riuscito: forse ha trovato il segreto della decrescita felice…
Il punto di partenza deve essere la consapevolezza dell’economia reale della cultura e dello spettacolo. Salvaguardando però lautonomia della cultura.
2. I processi di selezione: nomine, progetti, bandi e bandomania
Coordina Giovanna Marinelli.
Intervengono, tra gli altri, Stefano Boeri (Assessore Cultura, Moda e Design, Comune di Milano), Marco Cacciola (attore), Ilaria Fabbri (Regione Toscana), Alessandro Hynna (Università di Tor Vergata, Roma), Renato Palazzi (Il Sole 24 Ore).
Nel paese della lottizzazione (prima) e della casta (poi), i meccanismi di selezione e ricambio generazionale si sono inceppati (e imputriditi). Anche nel teatro. Rispetto alla cooptazione o al clientelismo, lo strumento del bando pubblico dovrebbe premiare il merito e garantire la trasparenza. Ma non è tutto oro quel che luccica. Per fare un bando che funzioni davvero (ne abbiamo parlato nelle BP di Torino), non bastano lonestà e le migliori intenzioni: serve anche competenza. Per il successo di un bando (e per la sua corretta stesura) sono infatti necessari diversi elementi: una visione e obiettivi politici chiari (e realizzabili); un processo di valutazione efficace e verificabile dei candidati e dei progetti; infine un meccanismo di valutazione in corso dopera e a posteriori, su obiettivi e risultati. Insomma, anche su questo versante ci sono buone e cattive pratiche… Il bando non può essere lalibi, o la soluzione di tutti i mali.
La necessità di ricambio e selezione riguarda tutto il settore, ma in primo luogo le istituzioni e i teatri pubblici; e (a monte) presuppone la ridefinizione delle missioni e delle funzioni. Ma su questo terreno non pare accadere nulla. E non sempre alle minori risorse corrispondono coerenti pratiche di sobrietà, sia sul versante dellattività sia sul versante dei compensi.
3. La qualità della programmazione e la distribuzione
Intervengono tra gli altri Elio De Capitani (Elfo-Puccini), Marco Giorgetti (Teatro della Pergola), Carmelo Grassi (Teatro Pubblico Pugliese), Andrea Nanni (Armunia), Gilberto Santini (Amat).
A seguire le Buone Pratiche della programmazione e della distribuzione.
Uno dei colli di bottiglia del sistema teatrale italiano è la qualità della programmazione dei teatri. Ci sono bravi assessori e bravi amministratori, per fortuna; ma troppo spesso i teatri e le sale comunali (e le piazze) sono affidate alla buona volontà di qualche funzionario pubblico, e alla ricerca del facile consenso da parte dellassessore di turno: ecco allora proliferare i sottoprodotti cinematografici o televisivi, e gli pseudo-eventi che si consumano tra anticipazioni, interviste alla star di turno, con annessa photo opportunity per il politico locale.
Da decenni ormai molte delle proposte più stimolanti e originali emergono al di fuori della rete delle sale e dellofferta tradizionali (i cartelloni teatrali), a discapito dellaggiornamento degli spettatori, di una corretta distribuzione delle risorse, della valorizzazione dei talenti.
È importante che esistano e funzionino punti di riferimento per la distribuzione: spazi ma anche stagioni e progetti allinterno di teatri abitati svincolati dalle dinamiche vincolanti conseguenti alla produzione. È importante riflettere sullattuale assetto del sistema distributivo pubblico e sulle modalità di una possibile evoluzione dei circuiti e dei teatri comunali. È importante infine valorizzare, qualificare (e esigere) figure qualificate di programmatori: persone aperte e curiose, con competenze multiformi, culturali, critiche, organizzative.
QUESTION TIME: Salvatore Nastasi (MIBAC).
4. La formazione del pubblico e il marketing teatrale
Intervengono, tra gli altri, Lorenzo Carni (Atir), Patrizia Coletta (Fondazione Toscana Spettacolo), Lanfranco Li Cauli (Piccolo Teatro, Milano), Andrea Rebaglio e Alessandra Valerio (Fondazione Cariplo), Gianfranco Pedullà (Festival Teatro in Carcere).
A seguire le Buone Pratiche della formazione del pubblico e del marketing.
Un teatro può funzionare solo se ha un suo pubblico. Che cosa è stato fatto, che cosa viene fatto in questa direzione?
Il sospetto è che in questa direzione il nostro teatro non faccia abbastanza, e che lo spettatore spesso resti ai margini dei pensieri dei teatranti. È una scelta autolesionista, soprattutto perché il contesto è in rapida mutazione. Lavvento della rete 2.0 sta cambiando lequilibrio tra i diversi media, esalta la liveness (il grande atout del teatro), cambia il modo di promuovere i consumi culturali. Il teatro 2.0 punta a un diverso coinvolgimento del pubblico, e a una diversa concezione del qui e ora.
È inoltre prevista la partecipazione di rappresentanti dei teatri occupati e di Cresco.
Altre info e aggionamenti sul sito www.ateatro.it
Per ulteriori informazioni
Ufficio Stampa – Fondazione Toscana Spettacolo – 055 219851
Segreteria: Anna Chiara Altieri 334 3994160
Per iscrizioni: buonepraticheteatro@gmail.com
info@ateatro.it
Mimma Gallina 335 8100193
Oliviero Ponte di Pino 348 7813677
2013-01-29T00:00:00
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