Dossier. L’arte dello spettatore- Spoiler: una recensione interattiva

Alcune domande allo spettatore che ha visto Acteur, ton nom n'est pas exacte (Attore, il tuo nome non è esatto) di Romeo Castellucci con sette allievi dell’'Ecole Supérieure d’'Acteurs del Conservatoire di Liegi

Pubblicato il 20/10/2012 / di / ateatro n. 141

spoiler Il termine spoiler (dall’inglese To spoil, “rovinare”) è spesso usato in ambito cinematografico per segnalare che un testo riporta delle informazioni che potrebbero svelare i punti salienti della trama del film. Il termine spoiler può però riferirsi anche ad altri contesti dove può essere svelata una trama, come libri, videogiochi, serie televisive, fumetti. In italiano può essere tradotto tranquillamente come anticipazione e in forma verbale come anticipare. (http://it.wikipedia.org/wiki/Spoiler_(cinema))

 

…lo spettatore può mettere in atto un processo di reverse engeneering… anche lo spettatore può tracciare le sue linee, tracciare un disegno che unisca le stesse stelle… e possono essere costellazioni diverse… per questo accetto lo spettatore che dice che il mio spettacolo è blasfemo, come quello che mi dice che è troppo cattolico… ma non è il mio problema, definire non è il mio problema… (Romeo Castellucci)

 

Una stanza quasi del tutto vuota (in questo caso, una sala dell’Hotel de Ville di Liegi, di eleganza neoclassica). Il pubblico si addossa alla parete accanto alla porta d’ingresso. Di fronte, sulla parete opposta, appoggiato a un mobile, un grande registratore a nastro. Poco più avanti, al centro della sala, campeggia una cassa acustica. Da una porta laterale entrano, uno alla volta, uno dopo l’altro, sette ragazzi, studenti del Conservatoire d’Art Dramatique di Liegi. Il ragazzo/la ragazza si avvicina al mobile e aziona il registratore (a volte, prima di farlo, si è riempito la bocca con la panna di una bomboletta spray, mentre le ragazze che indossano scarpe con tacchi alti se le tolgono). Sulla parete di fondo, ogni volta, viene proiettata una diapositiva con una scritta: un nome, una breve descrizione, una data. Così apprendiamo che le voci che sentiamo sono, di volta in volta, quelle di una indemoniata, quella di una donna che dà voce a un aviatore morto, quelle di bambini posseduti, quelle di una glossolalia satanica… Ogni volta il giovane attore/la giovane attrice, solo nella stanza, dà corpo a quella voce, contorcendosi spasmodicamente, sbavando, ansimando, gesticolando… Ogni registrazione dura pochi minuti. Ogni volta, alla fine del nastro, l’attore si ricompone, cammina verso il fondo della sala, spegne il registratore, si volta verso il pubblico sorridendo ed esce. Ogni volta, per sei volte. L’ultima registrazione è un brano del celebre Pour en finir avec le jugement de Dieu, realizzata da Antonin Artaud per Radio France nel 1947 (censurata e diffusa solo molto più tardi). Quando ha finito le sue convulsioni artaudiane, la ragazza è al centro della stanza, sta ansimando. Tenta di alzarsi, ma un’altra delle attrici, entrata nel frattempo, la spinge con gentilezza verso terra, quasi a calmarla. Intanto gli altri attori sbirciano dalla porta semiaperta sullo sfondo. Tutti gli altri attori sono usciti, la porta si è chiusa. La ragazza ora è sdraiata a terra, al centro della stanza. Sola. Respira piano, tranquilla o rassegnata. La porta d’ingresso si apre e gli spettatori escono.

 

Il test: dieci domande allo spettatore

Secondo te, queste affermazioni sono vere o false?

1. Le registrazioni che vengono utilizzate nello spettacolo sono documenti autentici.

2. Le didascalie che compaiono le accompagnano sulle diapositive sono vere.

3. Le persone che ascoltiamo in quelle registrazioni sono indemoniate, parlano con i morti, dicono le parole di Satana…

4. Il diavolo esiste e possiamo sentire la sua voce (anche registrata). 4bis. Volendo, possiamo anche parlare con i morti.

5. Gli attori interpretano credibilmente la gestualità dei posseduti (da demonio, dai morti).

6. Gli attori, ascoltando quelle voci e dando loro corpo, vengono posseduti dal demonio, dai morti.

7. Artaud non era pazzo.

8. Il teatro è una forma di possessione demoniaca.

9. Lo spettatore teatrale è una specie di esorcista.

10. Gli attori fingono sempre ma alla fine – se sono davvero bravi – vengono posseduti dai loro personaggi. Magari anche dal demonio.

 

Che tipo di spettatore sei?

Se pensi che le affermazioni 1, 2, 3, 4 e 10 sono false allora sei un inguaribile illuminista. Il soprannaturale non esiste e Romeo ti ha rafforzato in questa convinzione. Il consiglio: prova con qualche sostanza, forse un giorno potrai entrare in contatto con il trascendente.
Se pensi che le affermazioni 5, 6, 7 e 8 sono vere allora sei lo spettatore ideale: davvero credi nella forza del teatro. Il consiglio: se non l’hai ancora fatto iscriviti subito a una corso di recitazione.
Se pensi che le affermazioni 1, 2, 3, 4 e 10 sono vere allora ci credi. Che problema c’è? Ma Castellucci è un pericoloso bestemmiatore. Il consiglio: se non l’hai ancora fatto, contatta il tuo esorcista di fiducia.

 

Alla fine dello spettacolo…

F1. …non sono uscito dalla sala perché mi ero addormentato.

F2. ..non sono uscito dalla sala perché finché l’attore resta in scena lo spettacolo non è finito.

F3. …sono rimasto perché volevo applaudire, ma gli attori non sono venuti a prendere l’applauso.

F4. …sono uscito perché era quello che si doveva fare.

F5. …mi sono sentito posseduto dal demonio.

 

Oliviero_Ponte_di_Pino

 

2012-10-20T00:00:00




Tag: Antonin Artaud (16), Romeo Castellucci (29), Societas Raffaello Sanzio (34), spettatore (38)


Scrivi un commento