Un’Ofelia di meno
Agata Chiusano tra videoarte, poesia e teatro
Di lei Enrico Ghezzi ha detto che è un’artista orfica e Alessandro Amaducci che è una videomaker non narrativa. Forse basterebbe dire che le sue opere sono appassionate poesie visive.
Lunghi capelli rossi, occhi verde-smeraldo, Agata è insieme musa e cantore dei suoi videocarmi. Poetessa e artista visiva nata in epoca analogica, ha imparato dal giocoliere elettronico Nam June Paik a credere al caso (caos) elettronico: Paik fece nascere la videoarte dallerrore, una semplice calamita che innesca campi magnetici e poi il feedback, il loop, sono lemmi fondamentali della grammatica della videoarte che nascono da errori. Le Jene (1990) è una sua video-poem-opera molto ispirata, qualcosa a metà tra Maya Deren e Carmelo Bene: limmagine libera la parola e incrocia la teatralità e il verso.
Matrioska. Videoassenza, commissionato dal Salone del Libro è uno dei suoi video più toccanti, dedicato al padre Italo Alighiero Chiusano, scrittore, critico e germanista. Un mondo di libri che sembrano fantasmi. Racconta la Chiusano: Il giorno che è mancato i libri che fino al giorno prima c’erano, d’un colpo non c’erano più, come il ponte di Dubrovnik. Lui aveva letto tutti i libri della sua biblioteca; la conoscenza era qualcosa di naturale per lui, traspariva dalle parole e dai gesti. L’insegnamento più grande è stato quello di prendere con ironia la vita e con serietà il gioco, e il gioco è anche l’arte: uno deve scegliere il proprio lavoro, quella cosa che gli dà la gioia del gioco del bambino. Per me il gioco era evadere lontano e salire sugli alberi. Il fatto che l’identità di una persona si veda nel gioco è importante, è formativa. La fantasia viene uccisa dalla pigrizia. Visionario e onirico, Videoassenza è un video emozionale; registra fughe di uomini, ritratti di persone annientate dalla guerra o dalla persecuzione antisemita. Su tutti un insetto, quello di Kafka della Metamorfosi, con la sua armatura medioevale, e poi lo studio del letterato visto dall’alto, da dove sbuca una biblioteca a due piani secondo prospettive sghembe che ricordano le pitture e il cinema delle avanguardie storiche. Ma i libri sono inintelligibili. Non parlo lingue e non parlo dialetti, sono un uomo senza ombra perché ho parlato una lingua letteraria, non artificiale. Tele e materiali sovrapposti, pittura e poesia, fotografia e immagine in movimento si innestano insieme in modo scomposto nei suoi video dal marchio estetico così personale: Uso una grammatica di sovrapposizioni, la mia telecamera è emozionale, in movimento, ansiosa. La videoarte è arte della citazione, la videoarte è arte del saccheggio: La citazione nella videoarte è un genere: prendi il materiale e lo ritrasformi. La videoarte nasce contro la televisione: bisogna destrutturare i messaggi pubblicitari, quello stesso patrimonio emotivo che usano commercialmente, per omologare, va usato per comunicare altro. Io concepisco i video non come cinematografici ma come monovisione: cè un patrimonio umano e emotivo collettivo in cui ognuno può mettere la sua propria esperienza. Ofelia è il suo ultimo video creato su base fotografica; il progetto è quello di farne un grande quadro, un polittico video dal titolo OFELIA EROS composto da 3 episodi. Il progetto include anche un e-book a cui sta attualmente lavorando, disegnando lei stessa le immagini di illustrazione creando direttamente da Ipad con un programma specifico per il disegno.
Ofelia sull’albero, dal primo episodio Ofelia le onde e i flutti, capitolo I Ofelia thanatos. Sono schetches dove Ofelia senza volto muore impiccata e annegata, e si ritrova tra le braccia di Gertrude e di Amleto.
Ofelia sull’albero, dal terzo episodio Ofelia e la terra, capitolo I Ofelia thanatos. La sua discesa nei flutti, vicina allimmaginario pittorico preraffaellita, preannuncia quasi una sua metamorfosi in acque o in fiore. Ofelia diventa così una macchia cromatica e affoga nella densità dei colori: la videopittura si sfrangia e materia e corpi si liquefanno insieme. La musica è La morte di Ofelia, elegia scritta da Berlioz nel 1842 per voce e pianoforte.
Prometeo. Prometeo invece, è uno spettacolo di danza in cui i televisori in forma di installazione funzionano come scenografia, con la neve elettronica come materia brumosa, con colorizzazioni acide come corpi di luce. I movimenti dei ballerini, in una danza espressiva hanno grandi torsioni e coreografie costruite sul modello delle sculture di Rodin. La musica originale è di Massimo Cohen Il furto del fuoco ispirata a Prometeo, il mitologema delluomo moderno. I video di Agata Chiusano per Prometeo sono una rivisitazione paikiana del quadro del Beccafumi, Arcangelo San Michele . Se latmosfera di Ofelia è sognante ed eterea, il mood di Prometeo è cupo. Il video per lo spettacolo è un occhio che spazia, è come camminare in un bosco, e se locchio vede continuamente una cosa luminosa che cambia, fai un cattivo servizio, bisogna integrare la tua capacità col lavoro degli attori, per lavorare insieme, un tutto cucito dallattore, dal ballerino, o dalla lettura. È una partitura. L’attività di Agata Chiusano procede tra installazioni video, presentazioni, curatele museali e lezioni di Videoarte per l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa. Il video Ofelia è stato selezionato per ledizione 2012 di Invideo, Milano. Info: agata.chiusano@facebook.com agatachiusanolab.blogspot.it |
Anna_Maria_Monteverdi
2012-10-16T00:00:00
Tag: videoteatro (8)
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