Il nuovo teatro lombardo sbarca in Sardegna
Øscena Festival a Cagliari
Cagliari per quattro giorni è stata lo scenario assolato per un incontro tra un Teatro Stabile (il Teatro di Sardegna) e una delle compagnie storiche del teatro di ricerca con sede in Sardegna (Cada Die). L’accordo siglato tra Giancarlo Biffi (che da trentanni guida con Pierpaolo Piludu il Cada Die e dirige lo spazio della Vetreria di Pirri) e Guido De Monticelli (direttore artistico dello Stabile), mentore l’infaticabile Mimma Gallina, ha prodotto il Festival Øscena, itinerante tra il centro e la periferia di Cagliari e seguito da un numeroso pubblico misto (finalmente).
Øscena è nato con lidea di proporre in Sardegna una vetrina di alcune delle compagnie giovani legate alle residenze lombarde affiliate alla rete Être e sostenute dalla Fondazione Cariplo. Le compagnie invitate per ØSCENA erano Anima nera, Dionisi, Aia Taumastica, Nudoecrudo Teatro, Teatro Inverso e Sanpapiè. La realtà svuotata di ideali e di speranze – ma riempita di oggetti del consumismo di massa, Joy di Teatro Inverso – si materializza nellincubo dello straniero (limmigrato clandestino ne LIsola. Una storia di immigrazione, Nudo e Crudo Teatro), nellincomunicabilità dentro la famiglia (tenuta insieme da una cucina con forno in Fine famiglia), nellincapacità di accettarsi e di elaborare le proprie debolezze e crisi (Il nulla di Aia Taumastica), nella vacuità della tv e dei suoi miti e codici (Serate bastarde 2, Compagnia Dionisi). Tutto questo porta alla necessità, come rimedio, di una maschera da indossare che possa cancellare il fallimento beckettianamente parlando – del personaggio, maschera che altro non è che un tentativo di rimozione delle proprie paure (ma con leterno ritorno di ciò che si reprime), oppure un auto convincimento della possibilità di fuga (la porta di casa come speranza di nuova vita che però è murata, in Fine famiglia). E infine, la maschera sociale rappresentata dalle nostre innumerevoli identità via web con cui fingiamo un successo che non si ha, una ricchezza che non si ha, un talento che non si ha, e che diventa làncora di salvezza dallanonimato (Serate bastarde 2).
Rodata ed esilarante appare la scena di Anima Nera in Fine famiglia, che fa della sacra famiglia raccolta attorno alla torta natalizia, il nucleo del disastro da cui scappare per salvarsi; asettica e perfetta quella de Il nulla di Aia Taumastica dove i personaggi sono seppelliti in un gorgo di sensi di colpa, angosce e crisi in bianco e nero, in cui poche immagini dense di significato simbolico, raccontano il tema del rimosso. Confusa e disarticolata appare invece, la proposta della Compagnia Dionisi che in Serate bastarde 2 si disperde nei rivoli delle molte cose da dire (che poi però, si riducono a una critica del trash televisivo e dellironia dellauto-rappresentazione via web ovvero del sociale virtualizzato) e colpisce più per la ferocia e la volgarità di certi passaggi che hanno un corrispettivo nei reality show, che per la chiarezza del discorso in sé. Alcuni momenti, hanno però, una grande forza espressiva come il monologo del personaggio con il Bancomat svuotato o il buco nella quarta parete a prendere in giro certi spettacoli degli anni Sessanta del Living. |
Anna_Maria_Monteverdi
2012-10-16T00:00:00
Tag: TeatroSardegna (3), ØscenaFestival (2)
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