Lo spettacolo di Castellucci deve andare in scena

Un appello

Pubblicato il 20/01/2012 / di / ateatro n. 137

I “se” e i “ma” su uno spettacolo o su un’opera d’arte sono materia del dibattito critico o delle sempre legittime reazioni del pubblico. Ma quando la censura preventiva prende il posto del dissenso e diviene intimidazione, non è più questione di questa o quella interpretazione, è la libertà stessa di interpretare che viene messa in pericolo. E’ quanto sta accadendo con lo spettacolo di Romeo Castellucci Sul concetto di Volto nel figlio di Dio in programmazione al Teatro Franco Parenti di Milano: un’’orchestrata campagna di minacce e di anatemi lo ha preceduto nel tentativo, sfacciatamente dichiarato, di non farlo andare in scena. Di fronte allo sconfortante avanspettacolo dell’’intolleranza che si traveste da diritto di critica e dell’’intimidazione che si richiama alla libertà di parola, pensiamo di non potere e di non dovere restare indifferenti. Tanto meno indifferenti nel momento in cui l’’offensiva integralista contro lo spettacolo ha rivelato la sua vera natura investendo la persona della direttrice del Franco Parenti André Ruth Shammah con le espressioni dell’’antisemitismo più classico ed abietto. Non si tratta di scegliere tra chi dice di aver scritto il suo spettacolo come una preghiera e chi, senza averlo visto, lo accusa di essere blasfemo (due cose che in molte opere d’’arte del novecento si sono spesso confuse senza che questo generasse guerre di religione). Si tratta semplicemente di garantire a Romeo Castellucci la prima ed essenziale libertà di ogni arte e di ogni artista: quella di essere compreso o frainteso con cognizione di causa, di essere giudicato secondo la sua opera e non secondo il pregiudizio di un manipolo di fondamentalisti che agita la fede in Cristo come una clava identitaria. Chiediamo ai cittadini, agli intellettuali, agli artisti e a chiunque consideri la libertà dell’espressione artistica un cardine irrinunciabile della nostra esistenza civile, di non lasciare Romeo Castellucci e la sua opera nel cerchio di solitudine che l’’alleanza tra il fanatismo di pochi e la reticenza di molti rischia di creargli attorno. Sul concetto di Volto nel figlio di Dio deve andare in scena.

Massimo Marino (critico di teatro), Attilio Scarpellini (critico di teatro), Oliviero Ponte di Pino (www.ateatro.it)

Romeo Castellucci’s play must be staged: an appeal

The “ifs” and “buts” with regard to a performance or to an artwork are a topic for discussion among critics, or for the always legitimate reactions from the audience. But whenever preventive censorship replaces dissent and becomes intimidation, then it is no longer a matter of one interpretation or another: it is the freedom of interpretation itself which is being jeopardised. This is what has happened to Romeo Castellucci’s production “On the Concept of the Face, Regarding the Son of God”, programmed at the Teatro Franco Parenti in Milan: a carefully orchestrated campaign of threats and anathemas has preceded it, in the outspokenly brazen attempt to prevent it from being staged. Faced with the disheartening spectacle of intolerance masquerading as the right to criticise and of intimidation advocating freedom of speech, we cannot and should not remain indifferent. We certainly cannot remain indifferent considering that the fundamentalist offensive against the performance has shown its true colours with a personal attack against the theatre’s manager, Andrée Ruth Shammah, using expressions typical of the most traditional and abject anti-Semitism. The issue is not choosing between those who say that the play was written as a prayer and those who, without having seen it, accuse it of being blasphemous (two sides which, in many twentieth century artworks, often merged without this leading to confessional conflicts). It is simply a question of making sure that Romeo Castellucci is granted the primary and fundamental freedom which every art and every artist should enjoy: that of being understood or misunderstood with full knowledge of the facts, of being judged on the basis of his work and not of the prejudice of a handful of fundamentalists who brandish their faith in Christ as if it were an identity truncheon. We ask citizens, intellectuals, artists and all those who regard the freedom of artistic expression as an irreplaceable tenet of civil coexistence, not to abandon Romeo Castellucci and his work to the circle of solitude which the alliance between the fanaticism of a few people and the widespread reticence of many risks creating around him. “On the Concept of the Face, Regarding the Son of God” must be staged.

Massimo Marino (theatre critic), Attilio Scarpellini (theatre critic), Oliviero Ponte di Pino (theatre critic)

Una selezione dalla rassegna stampa

Franco Quadri su “la Repubblica” (17/07/2010): Il mistero della vita sul viso di Gesù.

Massimo Marino su doppiozero (18/01/2012): Oltre l’osceno. Intervista a Romeo Castellucci.

Dal sito di “Noi Siamo Chiesa” (20/01/2012): La curia di Milano e il Vaticano accettano, a priori e in modo poco comprensibile, la campagna degli ultras della destra cattolica contro lo spettacolo di Castellucci al teatro Franco Parenti di Milano. “Noi Siamo Chiesa” chiede che esso non sia né rinviato né sospeso.

Adriano Prosperi su “la Repubblica” (20/01/2012): Il Vaticano: fermate la pièce su Gesù.

Vittorio Sgarbi sul “Giornale” (20/01/2012): Il miglior antidoto è il silenzio.

Tonino Guerra su “la Repubblica” (20/01/2012): Tutti uniti accanto a Castellucci.

Antonio Socci sul suo blog (20/01/2012): Ma quale blasfemia? Qualla di Castellucci, davanti a Gesù, è preghiera!

Riccardo Bonacina su “Vita!” (21/01/2012): Cari cristianisti, il volto del Figlio non è una figurina.

Gad Lerner sul suo blog (20/01/2012): Giovanni Testori e “Il volto di Dio”.

La petizione di sostegno allo spettacolo in occasioni delle repliche di Parigi
e i firmatari.

Se volete saperne di più, su www.ateatro.it ampia documentazione sulla Societas Raffaello Sanzio nella ate@tropedia.

L’evento su Facebook.

Per aderire, mandate una mail a circocritico@libero.it
…e diffondete…

Tra le prime adesioni

Andrea Adriatico

Paola Agnesi

Angela Albanese Sono contraria a ogni censura preventiva e pregiudizata; aderisco pertanto all’appello.

Altre Velocità redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.

Anna Amadori (attrice) La questione è di libertà di espressione e non solo. Quanto avviene ci da l’opportunità di riflettere sul senso e la funzione dell’arte e la sua relazione con il vissuto di ogni ogni uomo e su quanto la percezione di un artista, mettendo in luce le contraddizioni celate nell’opacità del quotidiano (e in particolare il quotidiano di oggi, dove tutto sembra appiattirsi nella dicotomia di utile e inutile, vantaggioso o svantaggioso, funzionale o disturbante, economico o non economico), possa portarci a una comprensione più profonda del nostro vissuto. Non ho visto lo spettacolo, lo vedrò a febbraio. Ci vado perchè è Romeo Castellucci ma anche perchè parla di qualcosa che molti di noi vivono: la sofferenza di chi ti ha fatto nascere, ti ha accompagnato nella tua infanzia e giovinezza, è stato un punto di riferimento d’amore e un sostegno, e ora aspetta solo le tue mani, spesso incapaci e inservibili, per essere accompagnato verso il momento di lasciarsi. E la domanda è proprio quella di Cristo: “Padre mio perchè mi hai abbandonato?”

Lucia Amara (insegnante e studiosa)

Giovanni Ambrosetto

Claire Ananos (documentary film director Saint-Denis, France) the freedom of artistic expression as an irreplaceable tenet of civil coexistence, not to abandon Romeo Castellucci and his work to the circle of solitude which the alliance between the fanaticism of a few people and the widespread reticence of many risks creating around him. “On the Concept of the Face, Regarding the Son of God” must be staged.

Sylvie Ananos Firmo per la libertà dell’espressione artistica un cardine irrinunciabile della nostra esistenza civile, di non lasciare Romeo Castellucci e la sua opera nel cerchio di solitudine che l’alleanza tra il fanatismo di pochi e la reticenza di molti rischia di creargli attorno. “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” deve andare in scena.

Angelo Mai Altrove (spazio indipendente)

Ilaria Angelone Condivido in pieno le argomentazioni contenute nell’appello a favore della messa in scena dello spettacolo di Romeo Castellucci al Parenti. Si tratta di libertà d’espressione: lo spettacolo DEVE poter andare in scena.

Giovanni Anziani (Campobasso) Vorrei esprimere il mio sostegno riguardo allo spettacolo del regista Romeo Castellucci. Spero di poter vedere la sua opera e poi esprimerò il mio parere, ma preventivamente ritengo che lo spettacolo deve andare in scena.

Matteo Antonaci (critico di teatro)

Gennaro Aquino Seguo Castellucci da più di 20 anni. I suoi spettacoli sono sempre necessari e spero di vederne ancora per lungo tempo.

Luca Archibugi (scrittore e drammaturgo)

Alberica Archinto

Associazione Culturale Luminanda

Laura Atie (PhD Studi Umanistici – Comunicazione Arti e Spettacolo Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) Senza se e senza ma, aspetto di assistere allo spettacolo! 🙂

Antonio Attisani (Università di Torino) Aderisco all’appello, naturalmente.

Antonio Audino (critico teatrale)

Giovanni Azzaroni

Andrea Bajani (scrittore) Aderisco con forza all’appello.

Chiara Balasini Ho visto ” Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” ad Avignon e ne sono rimasta profondamente colpita. L’opera merita tutta la nostra attenzione. Condivido pienamente il contenuto della vostra mail e lo pubblicherò sulla mia pagina facebook per dare risonanza al messaggio nella speranza che anche questo contributo possa servire per contrastare il muro dell’ottusa ignoranza.

Graziano Ballerini

Francesca Ballico

Matteo Bandini

Giulio Baraldi (attore) non l’ho visto, ma l’intolleranza per l’arte scomoda è davvero intollerabile.

Mario Barzaghi e Rosalba Genovese Il Teatro dell’Albero di Milano si riconosce in questo appello e di fronte a questo atto censorio si unisce alle persone di buon senso e con tutta la sua forza chiede che lo spettacolo “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” della Societas Raffaello Sanzio venga rappresentato come da programmazione. … Chiediamo ai cittadini, agli intellettuali, agli artisti e a chiunque consideri la libertà dell’espressione artistica un cardine irrinunciabile della nostra esistenza civile, di non lasciare Romeo Castellucci e la sua opera nel cerchio di solitudine che l’alleanza tra il fanatismo di pochi e la reticenza di molti rischia di creargli attorno. “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” deve andare in scena.

Marina Bassani – Teatro Selig Concordo con il diritto alla libertà della diffusione delle opere d’arte! Qualsiasi sia il contenuto!

Mimmo Basso

Paolo Bazzani Ho già acquistato i biglietti per vedere lo spettacolo!!! Non rinuncerei per niente l mondo!!!!!!

Sonia Bedei , Ravenna

marco bellini (docente di storia e filosofia nelle scuole superiori della provincia di rimini)

Marco Belpoliti (scrittore)

Cristina Beltrami

Marco Benazzi La censura preventiva minaccia le fondamenta stesse di una società democratica, ha sempre riconosciuto la Legislazione Americana.

Sonia Bergamasco

Daniela Bergomi

Mariacristina Bertacca (Operatore e Critico Teatrale). Aderisco senz’altro all’appello, in quanto contraria ad ogni tipo di censura. Ognuno ha il diritto e il dovere di esprimere il proprio pensiero e di scegliere la modalità artistico-critica che ritiene più adatta. Starà poi al giudizio di ciascuno spettatore essere d’accordo o contrario alla manifestazione espressiva prescelta. E solo dopo la visione, sarà diritto e dovere dello spettatore avanzare le proprie lodi o le proprie rimostranze, sia rispetto ai contenuti sia rispetto alle scelte artistiche. Sempre senza impedire ed ostacolare il regolare svolgimento dello spettacolo.

Sara Bertelà

Giuseppe Bertolucci (regista)

Mara Bertoni

Simona Bianchi (direttore artistico teatro Ambra alla Garbatella)

Giancarlo Biasini (Cesena)

Giorgio Bicchietti , Forlì

Paolo Bignamini

Nicola Bionda (Direzione Cinema Teatro Gnomo)

Marzia Bisognin (Magicadula) I “se” e i “ma” su uno spettacolo o su un’opera d’arte sono materia del dibattito critico o delle sempre legittime reazioni del pubblico. Ma quando la censura preventiva prende il posto del dissenso e diviene intimidazione, non è più questione di questa o quella interpretazione, è la libertà stessa di interpretare che viene messa in pericolo. E’ quanto sta accadendo con lo spettacolo di Romeo Castellucci “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” in programmazione al Teatro Franco Parenti di Milano: un’orchestrata campagna di minacce e di anatemi lo ha preceduto nel tentativo, sfacciatamente dichiarato, di non farlo andare in scena. Di fronte allo sconfortante avanspettacolo dell’intolleranza che si traveste da diritto di critica e dell’intimidazione che si richiama alla libertà di parola, pensiamo di non potere e di non dovere restare indifferenti. Tanto meno indifferenti nel momento in cui l’offensiva integralista contro lo spettacolo ha rivelato la sua vera natura investendo la persona della direttrice del Franco Parenti André Ruth Shammah con le espressioni dell’antisemitismo più classico ed abietto. Non si tratta di scegliere tra chi dice di aver scritto il suo spettacolo come una preghiera e chi, senza averlo visto, lo accusa di essere blasfemo (due cose che in molte opere d’arte del novecento si sono spesso confuse senza che questo generasse guerre di religione). Si tratta semplicemente di garantire a Romeo Castellucci la prima ed essenziale libertà di ogni arte e di ogni artista: quella di essere compreso o frainteso con cognizione di causa, di essere giudicato secondo la sua opera e non secondo il pregiudizio di un manipolo di fondamentalisti che agita la fede in Cristo come una clava identitaria. Chiediamo ai cittadini, agli intellettuali, agli artisti e a chiunque consideri la libertà dell’espressione artistica un cardine irrinunciabile della nostra esistenza civile, di non lasciare Romeo Castellucci e la sua opera nel cerchio di solitudine che l’alleanza tra il fanatismo di pochi e la reticenza di molti rischia di creargli attorno. “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” deve andare in scena.

Giuseppe Blumetti Cmq mi preoccupa più la reticenza di molte realtà che la cagnara dei protagonisti tradizionalisti.

Paolo Boggio (compositore)

Rossana Bonade

Matteo Bonazzi

Rossella Bonito Oliva

Malvina Borgherini (Università IUAV di Venezia)

Giovanna Botti Lo spettacolo di Romeo Castellucci è stato per me un’esperienza importante e profonda, umana e artistica, un’esperienza che solo il fanatismo e l’ignoranza possono ritenere offensiva. E’ indispensabile difendere la libertà dell’arte, al di là di qualunque preconcetto e contro ogni intolleranza.

Silvia Bottiroli (direttore artistico Festival Santarcangelo)

César Brie Lo spettacolo di Castellucci è un capolavoro. Soltanto un anima bigotta e non un vero credente potrebbe mi sembra un lavoro necessario a tutti, agli artisti, al pubblico, a quelli che affrontano il dramma di genitori anziani, a chi si pone nei confronti del divino col cuore e la mente aperte e l’anima inerme.

Simona Brighetti

Sonia Brunelli Morazzone (Varese, medico veterinario)

Ferdinando Bruni e Elio De Capitani (Teatridithalia – Teatro dell’Elfo)

alex brunori Sono totalmente solidale con castellucci e con la necessità da voi espressa di manifestare coralmente sdegno per una censura preventiva priva di senso, per il diritto di ogni artista di manifestare il suo pensiero e di ogni cittadino di poter scegliere.

Adele Cacciagrano

Alessandro Cafiso

Milos Canali , Ravenna

Omero Canali , Ravenna

Camilla Cancellari

Gianni Canova (critico cinematografico, Università IULM)

Roberto Canziani (critico di teatro, Università di Udine)

Laura Capasso (“Vivimilano-Corriere della Sera “)

Francesco Caponegro

Melissa Cappelli

Gaia Carboni

Flavia Cardone (Teatri Uniti)

Roberta Carlotto

Gennaro Carotenuto (storico)

pamela casadio deve andare in scena! e basta!

Nevio Casadio (giornalista)

Stefano Casi

Eugenia Casini Ropa (Direttrice “Danza e Ricerca”)

Antonello Cassinotti

Marco Castellari (prof. aggregato di Letteratura tedesca e di Storia del teatro tedesco, Università degli studi di Milano)

Soriano Ceccanti

Helen Cerina

Elena Cervellati (Università di Bologna)

Lorenzo Cherubini (Jovanotti) Chiaramente aderisco senza riserve. Il lavoro di Romeo è una delle cose di cui andare fieri in Italia.

Sara Chiappori (giornalista)

Tommaso Chimenti L’arte non ha bandiere, non ha bisogno di padri né padroni, né tanto meno padrini, non ha religione. L’arte è. Sembra anacronistico dover continuare a sottolinearlo, oggi. La storia è ciclica. Purtroppo. E non insegna.

Sabrina Ciani

Carla Cigaina E spero anche di poterlo vedere anche in piazze meno grandi di Milano. Sono di Udine. Se fosse possibile massimo appoggio!

Stefano Cima

Renzo Cioni.

Francesca Cogoni

Raffaella Colombo

Matteo Colombo

Renata Colorni

Luciano Coluccia

Compagnia Residui Teatro

Giorgio Concas

Andrea Concetti (cantante lirico) Trovo scandaloso quello che sta succedendo a Milano al Teatro Parenti: uno spettacolo teatrale potrebbe essere bloccato addirittura per intervento del Papa. Uno spettacolo che non è stato visto dai contestatori e che, anche se fosse realmente blasfemo (e il regista dice che non lo è) dovrebbe andare in scena lo stesso. Un fatto che forse non interessa molti, ma che ritengo gravissimo. Una forma così violenta di intolleranza talebana da farmi venir voglia di lanciare un bestemmione dal palcoscenico stasera. Io non ne posso più.

Rita Corli (bibliotecaria)

Silvia Costa (attrice)

Giovanni Croce Ho visto lo spettacolo di Castellucci a Roma e mi è sembrato toccante, di una religiosità suprema: chiedersi “Dove sei Dio?” oppure “Ci sei Dio?” mi sembrano due facce della stessa medaglia umana. Trovo indegna una crociata di questo genere innanzitutto contro l’arte e lo spettacolo, che deve rimanere libero nel nostro Paese, come tra l’altro sancito dalla Costituzione e inoltre contro ogni forma di critica che una società civile deve alloggiare comunque nella propria cultura. Non si può cercare di cancellare il lavoro di un grandissimo autore e regista come Castellucci, famoso a livello mondiale, per una diceria: chi ha emanato questa “fatwa” vada prima a vederlo!

Roberto Cuppone Non sono certo un mangiapreti, eppure anche a me da giovane è capitato uno dei rari casi di serrata clericale di un teatro: un teatro diocesano di treviso ci ha chiuso le porte in faccia, alla mia compagnia e subito dopo a quella di paolini per lo stesso genere di lettere intimidatorie che avevano preceduto lo spettacolo. se c’è qualche petizione, aderisco.

Masolino D’Amico E’ triste per non dire inconcepibile dover intervenire in un caso come questo – tentativo di censura preventiva! a teatro!!! – ma per quanto possa essere utile, naturalmente Castellucci e il suo diritto ad andare in scena hanno tutta la mia solidarietà.

Luciana Dabalà

Sara Dal Corso

Marzia D’Alesio

Corrado d’Elia (regista e attore)

paolo dalla sega

Daria Dall’Olio , Ravenna

Titti Danese totale adesione all’appello. No al boicottaggio dello spettacolo, SUL CONCETTO DI VOLTO NEL FIGLIO DI DIO, no a ogni forma di intolleranza

Emma Dante – Compagnia Sud Costa Occidentale

Giancarlo De Cataldo

Daria Deflorian (attrice)

Alfredo Reichlin

Pippo Delbono (regista e attore)

Marco De Marinis (docente universitario)Aderisco con totale convenzione e forte indignazione all’appello lanciato da Marino, Ponte di Pino e Scarpellini. Se lo spettacolo di Castellucci venisse bloccato sarebbe una sconfitta per l’intero teatro italiano, anzi per l’intera società italiana, un arretramento spaventoso, la ricaduta in un oscurantismo e un’intolleranza degni del nostro peggiore passato, un inaccettabile riconoscimento alla chiesa cattolica di un vero e proprio diritto di veto anche in campo culturale.

Philippe, de Pierpont (sceneggiatore/regista cinema) BRAVI! Sono adesso in Belgio ma sono con voi… e con Romeo Castellucci

Francesca De Sanctis giornalista e critica di teatro

Alessandra De Santis – Teatro delle Moire Ho visto lo spettacolo di Castellucci a Dro nell’estate del 2010 insieme ad Attilio Nicoli che dirige con me il Teatro delle Moire. Il primo effetto che ha sortito è stato quello di indurci a rinunciare agli altri spettacoli a seguire che avevamo prenotato. Avevamo bisogno di un po’ di silenzio. Personalmente ero molto scossa, commossa. Pensavo alla malattia di mio padre che è poi morto la scorsa estate e a tutte quelle domande sul senso della vita che affiorano nei momenti più dolorosi. Mai, nemmeno un istante la mia immaginazione si è soffermata sulla questione del volto del Cristo colpito dalle bombe o invaso da un nero liquido. Non era questo il punto focale. Scene forti, di grande impatto emotivo certamente, iperboli visive come qualcuno giustamente ha scritto, ma mai percepite come atti di provocazione gratuita. Scene che pongono delle questioni, che aprono delle domande, che ci fanno interrogare sul sacro. Credo sia questo il compito dell’arte: interrogare, spostare, trasformare. Percepisco molta ignoranza attorno a questa faccenda, anche ignoranza rispetto al lavoro stesso di Castellucci, che penso la maggior parte dei suoi detrattori non abbia nemmeno visto. E poi violenza. Una gran voglia di esercitare la propria forza, scaricare la propria aggressività cercando il primo pretesto possibile. Militia Christi! Fa paura questo nome che è già una contraddizione in termini. Strano però che Castellucci abbia fatto lo stesso spettacolo in altri luoghi in Italia e solo qui a Milano sia scoppiato il caso. Forse le milizie sono state avvisate in ritardo? Immagino una situazione che forse ha del grottesco, ma non credo sia poi così inverosimile, in cui qualcuno legge per caso qualcosa a proposito di un Cristo, una scena, bombe, bambini, liquidi, corpi in disfacimento ed ecco scatta l’allarme per la nuova crociata! Non si aspettava altro. Pare che ormai sempre non si aspetti altro che trovare qualcuno o qualcosa contro cui avventarsi senza capire, senza ascoltare, senza chiedersi alcunché. E tutti parlano, scrivono, discettano non conoscendo affatto l’oggetto del contendere. Emblematica in questo senso è anche la recente tragedia del Costa Concordia di fronte alla quale anziché scegliere un doveroso silenzio, lasciando spazio solo alla compassione e attendendo che la legge faccia eventualmente il suo corso, si è subito attivato il circo mediatico ed una opinione pubblica rumorosa, ansiosa di linciaggi e facili sentenze alla ricerca di eroi e capri espiatori. Ad ogni modo auspico anzi, noi tutti del Teatro delle Moire, auspichiamo che lo spettacolo si faccia senza scontri né censure.

Andrea De Silvestri (Avvocato Diritto d’Autore, Media & Spettacolo)

Filippo Del Corno (compositore)

Paolo Delpino

Dewey Dell (Agata Demetrio Eugenio Teodora)

Alberto Deriu

Francesca D’Este (Compagnia Teatrale Questa Nave-Teatro Aurora) Se non è tardi, dico che lo spettacolo della Societas deve andare in scena. Lo dico da atea per soffertissima ‘conversione’ dopo 27 anni di fede e pratica religiosa non superficiali, che ha conservato grande rispetto per la Chiesa e i suoi Pastori. Credo che quando la chiesa o chi per essa agisce in questo modo tradisce se stessa, i suoi valori. Gli integralisti sono sempre stupidi e da condannare.

Elena Di Gioia

Davide Di Lascio laureato in lettere, e laureando alla facoltà “discipline dello spettacolo dal vivo” di Bologna.

Vittorio Di Matteo (Ingegnere Agenzia di Rating)

Piersandra Di Matteo Studiosa di Teatro – Dipartimento di Musica e Spettacolo – Università di Bologna

Paolo Di Stefano (scrittore e giornalista)

Maud Dreano (amministratrice, fr)

Ignazio Drudi (Docente Universitario Università di Bologna)

patrizio esposito

roberto fabbi in questi giorni mi sono chiesto: e anche se lo fosse, blasfemo? siamo sotto tutela?

Eva Fabbris

Monica Faggiani (Teatri Possibili)

Silvia Fanti XING, Bologna

Fanny & Alexander

Renzo Francabandera (giornalista di teatro)

Caterina Fantuz (artista del coro)

Flavio Favelli

Massimiliano Ferrari (attore indipendente ligure)

Franco Ferrari Ringraziamo la Santa Sede per averci dimostrato ancora una volta di aver paura del libero pensiero, per aver ceduto ancora una volta all’intolleranza e all’autoritarismo, e per aver rinvigorito la nostra fede nella funzione del teatro. Qualcuno spieghi al Vaticano che l’Italia è uno Stato aconfessionale e da tempo non è più la provincia più sottomessa dell’impero cattolico. VIVA LO SPETTACOLO DI CASTELLUCCI. VIVA IL TEATRO FRANCO PARENTI

Festival delle Colline Torinesi -Torino Creazione Contemporanea

Costanza Firrao segreteria nazionale Libertà e Giustizia – Milano

Iaia Forte

Ivana Franceschini

Lorenzo Franzi (fotografo) Ho seguito oggi pomeriggio su radio 3 fahrenheit che trattava proprio il caso dell’intimidazione partita proprio dal n 3 della santa sede. aderisco e sottoscrivo l’appello dei critici.

Paolo Fusi (musicista)

e n r i c o g h e z z i raitre/fuoriorario Aderisco assolutamente in nome del nostro nonpotere/nonsapere, assoluto e indeterminato.

Paola, Gabrielli (collaboratrice “Corriere della Sera”)

Renato Gabrielli

Alessandra Gagliano Candela , Genova

Bruna Gambarelli, Febo Del Zozzo, Federica Rocchi – LAMINARIE/DOM La cupola del Pilastro

Roberta Gandolfi (ricercatrice, Università di Parma)

Giacomo Garaffoni (attore e regista)

Giancarlo Garoia , Forlì

Daniele Gasparinetti XING, Bologna, già docente di Antropologia dello Spettacolo presso il DAMS di Bologna

Silvia Gatto Mi trovo purtroppo a dover firmare di nuovo una petizione in difesa del bellissimo spettacolo di Castellucci che ho visto a Parigi in condizioni di massima sicurezza.

Gianni Gherardi (giornalista)

Irene Giacché (Editore, La Spezia)

Roberto Giambrone (giornalista di teatro )

Fabrizio Gifuni

Marialuisa Giordano incazzata delusa e nonostante l’età avanzata ancora stupita dell’ignoranza e cattiveria e provinc

Redazione_ateatro

2012-01-20T00:00:00




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