La fusione delle Civiche: non voglio tranquillzzare
(e grazie a www.ateatro.it per gli auguri di buon lavoro)
Ringrazio di cuore la redazione di www.ateatro.it per gli auguri di buon lavoro e anche per aver sottolineato la difficoltà del compito che mi aspetta nel dirigere due scuole diverse in una prospettiva di ‘integrazione’. Ne sono consapevole, così come ho ben chiare le problematiche e le situazioni di tensione che hanno coinvolto le nostre scuole negli ultimi tre anni.
Le ho vissute in prima persona, a fianco dei miei colleghi insegnanti, di tutto il personale che quotidianamente lavora negli uffici e nei reparti tecnici, e degli studenti che vi stanno investendo anni importanti della loro formazione artistica e umana. Tuttavia se ripenso alle vicende degli ultimi 30 anni dell’attuale ‘Paolo Grassi’, ex ‘civica scuola Piccolo Teatro’, non riesco a ricordare un periodo che non sia stato in qualche modo ‘critico’ o perlomeno fortemente problematico.
Ogni Direttore, da che ne ho memoria, ha avuto sempre le sue belle ‘gatte da pelare’: di volta in volta su fronti e terreni differenti, ma non mi risulta che qualcuno abbia mai avuto vita facile. Com’ è ovvio questa problematicità riflette da un lato la drammatica assenza di una politica culturale nel nostro paese, ma se vogliamo vederne anche l’aspetto positivo, sicuramente testimonia anche un’aspirazione al cambiamento, alla messa in discussione critica, caratteristiche vitali per strutture di formazione artistica come le nostre.
Sta di fatto che, ad onta di tutte le tempeste, le nostre scuole hanno sempre continuato a navigare riuscendo comunque a tenere bene la rotta. Lo testimonia il lungo elenco degli ex allievi che si sono conquistati stima e fama, così come quello degli insegnanti e degli artisti illustri che hanno continuato a lavorarci con soddisfazione. Lo testimonia il fatto che siamo ancora qua a discuterne.
Penso di interpretare il pensiero di tutti noi, insegnanti e studenti, dicendo che ora siamo davvero un po’ stanchi e che ci piacerebbe navigare finalmente con un po’ di vento a favore, per poterci concentrare di più, per qualche anno, sulla sostanza del nostro mestiere e meno sulla strenua difesa delle condizioni minime per poterlo esercitare. Parlo al plurale, perché una scuola artistica è una comunità di individui che condividono la stessa antica e sana ambizione: quella di contribuire a creare cultura viva e umana, cosa che si può fare solo in un ambiente sereno e attraverso una costante e quotidiana applicazione. Dico ‘antica’ perché questa ambizione ci viene da chi queste scuole le ha fondate e da chi, come noi oggi, ha dedicato in passato anni del suo lavoro per farle vivere e crescere. E’ un patrimonio importante che rappresenta la nostra città e non va solo difeso, ma sostenuto e rilanciato perché ha grandi potenzialità ancora tutte da valorizzare.
Per questo ho deciso di accettare nuovamente questo incarico. Ma non lo faccio con l’intenzione di ‘tranquillizzare’, semmai con l’idea di lanciare una nuova scommessa sulla nostra capacità di reagire: forse a qualcuno sembrerà un’impresa velleitaria e vana, e non escludo che lo possa diventare se ci verranno a mancare gli strumenti e i mezzi per affrontarla, ma io penso che potrebbe anche rivelarsi un’occasione per inventare qualcosa di nuovo.
Mi piacerebbe che il dialogo tra www.ateatro.it e le scuole di Fondazione Milano restasse aperto, in modo da favorire lo scambio di opinioni e l’informazione su ciò che passo dopo passo ci riuscirà di fare. Come tutti i naviganti ci troveremo sicuramente ad affrontare nuove tempeste, (è ormai tradizione delle gloriose ex Scuole civiche di Milano), ma non è detto che il futuro debba sempre essere peggiore del presente o del passato.
Un caro saluto e buon lavoro a tutti voi Massimo Navone
Massimo_Navone
2011-02-05T00:00:00
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