Le recensioni di ateatro La resistibile virilità del mascellone: Eros e Priapo con Massimo Verdastro
Il Premio Olimpico del teatro 2007. interpreta linvettiva gaddiana sul Duce e sullattrazione erotica del potere
Massimo Verdastro, romano, vincitore degli Olimpici del Teatro 2007 come migliore attore non protagonista per la straordinaria interpretazione dellUpupa negli Uccelli da Aristofane, diretto da Federico Tiezzi, è un attore atipico, con una biografia professionale del più alto livello (diretto da Ronconi, Stein, Tiezzi, eccetera), vincitore di premi Ubu, fondatore con Francesca Della Monica dellomonima compagnia, ama le sfide teatrali cercando nella solitudine dei monologhi, a cui lavora anche sul piano drammaturgico e registico, un affollamento di voci e registri interpretativi, dalla chiave grottesca allintensità drammatica, sempre con una marcata attenzione allinvenzione linguistica e poetica, e al risvolto etico del fare teatro. Dalla messinscena di Una divina di Palermo su testi di Nino Gennaro (con adattamento drammaturgico di Nico Garrone) al SuperEliogabbaret, un collage arbasiniano dove lattore di varietà Elio Gabbalo racconta Roma attraverso limmaginario poetico, teatrale e cinematografico fino al recente Eros e Priapo, da Gadda, con la regia di Roberto Bacci (entrambi gli spettacoli con la collaborazione drammaturgica di Luca Scarlini e le musiche a cura di Della Monica).
Eros e Priapo, che si può vedere al Nuovo Teatro Colosseo di Roma, diretto da Ulisse Benedetti e Simone Carella, dal 15 al 23 settembre, è la riproposizione teatrale di un feroce libello scritto da Carlo Emilio Gadda nel 1944 sullonda del furore e anche del senso di colpa seguiti alla disfatta del Fascismo di cui la maggioranza degli italiani, ivi compreso lautore, avevano subito il fascino fatale. Simpatizzante fino al 1943, Gadda non riesce ad essere un vero fascista perché sposa soltanto alcuni aspetti di quellideologia, come lorgoglio nazionalista e lo spirito (inizialmente) antiborghese; non riesce nemmeno a essere antifascista, perché la sua reazione al regime è troppo tardiva. Di qui la rabbia per esser stato (ed essersi) ingannato dalla propaganda del Duce (che egli chiama Ku-ce, colui che cuce menzogne e tesse trame mortali), diventando complice, insieme a milioni di italiani, dello sfacelo nazionale. Eros e Priapo, scritto attraverso later-ego di un conferenziere, è quindi uninvettiva accorata e terribile, anche esilarante nelle sue caricature linguistiche, contro la seduzione del potere e del carisma del leader, che per quanto cialtrone (vedendo oggi i discorsi di Mussolini ci si domanda come le masse, ma soprattutto la maggioranza degli intellettuali, abbiano potuto dare credito a una teatralità così grottesca), criminale e avventurista, riesce tuttavia ad essere così ipnotico, persuasivo e pervasivo. Esempi più recenti di questa pericolosa fascinazione, anche se per fortuna meno tragici, si sono riproposti in casa nostra, dando ragione a Gadda che in questo fenomeno vedeva una particolare attitudine degli italiani alla suggestione del populismo e allincapacità di sviluppare una vera coscienza critica verso il potere. Gadda dava una spiegazione, in parte provocatoria ma anche oggettivamente radicata nelle dinamiche psicologiche collettive, di carattere erotico e pensava addirittura alla possibilità di riscrivere la storia partendo dai suoi moventi erotici.
Massimo Verdastro, con lausilio della puntigliosità registica di Roberto Bacci, riesce ad animare questo lucidissimo delirio con semplici gesti (dallumile condizione delluomo delle pulizie fino alla baldanza cattedratica del conferenziere) e con una sorprendente poliedricità di voci, creando un crescendo ritmico (simile appunto al crescendo e al climax erotico) che diventa incalzante e torrentizia proliferazione verbale, dove lincessante invenzione gaddiana del linguaggio e la ferocia bisturica della sua analisi scuotono lascolto dello spettatore così come il corpo dellattore, che partecipa con tutte le sue fibre, vibra, alla fine quasi sembra esplodere per la troppa rabbia e leccessiva carica deflagratrice di una miscela che unisce in modo indissolubile gli opposti: leccitazione con la delusione, la tragedia con la farsa, la verità con la menzogna. Ancora una volta una grande prova dattore per Verdastro, che si distacca dallostentazione e dal narcisismo mattatoriale vizio ottocentesco dei nostrani divi teatrali, per animare con la finezza dellintelligenza, la modulazione della sensibilità e la piena padronanza del corpo e della voce i fantasmi della scena.
Andrea_Balzola
2007-09-20T00:00:00
Tag: BacciRoberto (6), fascismo (14), GaddaCarloEmilio (4), VerdastroMassimo (4)
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