BP2010 Playing Identities: Migrazione, Creolizzazione, Creazione

Progetto finanziato dal Programma Cultura 2007/2013 dell'Unione Europea

Pubblicato il 27/02/2009 / di / ateatro n. 125

Capofila: Scuola Superiore Santa Chiara dell’Università di Siena

“Le «Tout-Monde», c’est le monde actuel tel qu’il est dans sa diversité et dans son chaos.
Pour moi, le chaos n’est pas seulement le désordre, mais c’est aussi l’impossibilité de prévoir et de régir le monde.
La relation signifie un rapport de transversalité et non pas de causes à effets”
Edouard Glissant

Il progetto Europeo “Playing Identities: Migrazione, Creolizzazione, Creazione” intende testare nella pratica teatrale il concetto di “creolizzazione”, ovvero sia il processo attraverso cui qualcosa diviene “creolo”.
L’aspetto originale di questo progetto risiede nell’intuizione di prendere in prestito la visione poetica di creolizzazione fornita da Edouard Glissant e applicarla a due diversi processi di creazione scegliendo due diversi ambiti:
• da un lato le Arti Performative – e in particolare il teatro – con lo scopo di produrre una performance, il Creole Performance Cycle, in cui artisti con differenti ambiti di provenienza e con una diversa formazione siano in qualche modo “costretti” ad una negoziazione sui rispettivi codici espressivi, i significati, le modalità di lavoro. In questo senso la “creolizzazione” delle pratiche teatrali diventa un elemento essenziale dello spettacolo stesso.
• dall’altro le Scienze Umane e Sociali, con lo scopo di sviluppare nuovi strumenti concettuali e strutture metodologiche per l’analisi dei fenomeni di migrazione, attraverso lo scambio tra aree di studio e di ricerca con differenti approcci teoretici e metodologici.
La creazione artistica è il luogo più adatto per riprodurre un processo di creolizzazione, nella misura in cui essa miri alla costituzione di un sistema di mezzi espressivi che riorganizzino o reinterpretino le regole di precedenti atti creativi. Ne consegue, inoltre, che in un contesto di creolizzazione la “creatività” non è più una qualità della visione dell’artista o dell’autore, ma una qualità prodotta dal processo stesso. La creazione artistica è sempre un processo “creolo”, in quanto riorganizza i mezzi espressivi in un ordine inatteso.
Il Creole Performance Cycle è una performance teatrale che si trasforma e si sviluppa attraverso le tappe del suo divenire, sulla base delle condizioni imposte in ogni “porto” (inteso nell’accezione di Glissant): l’incontro con i luoghi, le diverse lingue, gli artisti e le loro poetiche. Non si tratta di una produzione definita e ripetibile ma, al contrario, di una performance in continuo mutamento. Ha origine dall’incontro di artisti che operano con differenti modalità e attraverso processi creativi diversi: questi artisti lavoreranno insieme per un breve periodo di tempo con l’obiettivo di costruire una performance dall’identità complessa e multipla, e dagli esiti incerti. L’obiettivo del Creole Perfomance Cycle è investigare l’identità del lavoro teatrale. Il risultato finale non è importante quanto il modo e il processo che saranno adottati per raggiungerlo. Le collaborazioni internazionali ed interculturali sono comuni e frequenti: non ci interessa dimostrare che artisti di Paesi diversi possono lavorare insieme in virtù del ‘comune linguaggio dell’arte’; mettere in gioco l’identità del lavoro teatrale significa per noi mettere in relazione poetiche diverse in un contesto di “urgenza”, proprio come avviene nel processo di creolizzazione della lingua: essa si trasforma e si rinnova naturalmente sulla base di un’effettiva necessità.

Gianni_Berardino

2010-02-09T00:00:00




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