Elezioni senza promesse
La cultura e lo spettacolo dal vivo nella campagna elettorale
Non so se provare rimpianto per quell’epoca così vicina, in cui sotto elezioni si raccoglievano impegni. Ancora due anni fa, i programmi degli schieramenti tutti – cercavano in qualche modo di rispondere ai gridi di dolore del teatro. Raccogliere materiali e dichiarazioni limitatamente alle arti performative – per Hystrio e per www.ateatro.it – era costato, allora, ad Anna Chiara e a me, parecchi giorni di lavoro e parecchie pagine per raccontarlo: oggi è possibile sintetizzare in mezza paginetta gli accenni a cultura e spettacolo e le poche indicazioni specifiche dei programmi. Certo, non mancherà qua e là qualche iniziativa in campagna elettorale, ma questo è il punto di partenza. Programmi e intenti, indicavano allora, due anni fa, alcuni obiettivi, prendevano impegni, si lanciavano in qualche promessa (anche se pochi si erano illusi, credo, che sarebbero state del tutto mantenute). La genericità che ha guidato la definizione dei programmi politici in questo appuntamento elettorale, in tutti i campi (e che la fretta ha reso del resto inevitabile), ha determinato un diverso stile nella scelta dei temi e delle priorità.e portato a dimenticare -o quasi- il settore. Il suo scarso peso specifico economico ed elettorale ne ha fatto passare in secondo piano la conclamata centralità, la rilevanza internazionale, anche – se non qua e là dove il podio lo richiede – il collegamento col turismo, le ricadute economiche. Nessuno si perde in retoriche sulla bellezza, pochi sull’identità, al massimo sul made in Italy sommerso dalla spazzatura napoletana (indubbiamente più vistosa delle evasioni fiscali). Niente (o quasi) Non mancano per la verità passaggi su cui meditare, allarmarsi o tranquillizzarsi: a piacer vostro. Se da un lato può incoraggiare la riforma dell’intero sistema culturale ispirata a una concezione vitale e non burocratica della cultura che è nelle intenzioni del PD, Veltroni certo non ignora che il richiamo all’imprenditorialità è sempre unarma a doppio taglio (e significa quello che vuole chi ha in mano larma). Anche sul primato (di fatto) del cinema non nuovo nella storia dItalia- le valutazioni potrebbero essere controverse. Quasi anche per quanto riguarda la CDL: cosa saranno – in concreto intendo: dove, come, quando, quanto – quelle cittadelle della cultura e della ricerca? La coalizione di centro destra è anche la sola che richiama esplicitamente la necessità di una legge di settore (anche se i tagli drastici al FUS del Governo Berlusconi e la particolare avversione allo spettacolo dei ministri finanziari non autorizzano ottimismo). Di fronte a questa genericità, e ai silenzi non solo della destra, ma anche della Sinistra Arcobaleno, ha senso ricordare problemi e priorità? Ci sono generazioni di teatranti organizzatori soprattutto ma non solo – che hanno dedicato o perso le loro energie migliori nelle anticamere di ministeri e enti, altri non nutrono più se mai hanno nutrito – alcuna illusione rispetto al rapporto teatro-politica. www.ateatro.it, con i suoi pochi mezzi, attraverso servizi e soprattutto con le Buone Pratiche, ha assieme invitato a sperimentare terreni di lavoro organizzativo-progettuale esterni alla sfera istituzionale e cercato di analizzare, a volte denunciare, sollecitare la politica. Nellultimo incontro BP era emersa con chiarezza la necessità di informare chi ha responsabilità parlamentari. Forse anche per questa scadenza elettorale ha senso ricordare problemi e priorità, e, dopo, sarà temo molto importante moltiplicare le sedi di discussione, denuncia, elaborazione. Bastano poche parole chiave per ricordare le emergenze e le priorità messe a fuoco recentemente da ateatro. (lordine è personale ma non casuale). TRASPARENZA Penso non solo allalchemica gestione del FUS, ad ARCUS, da brillante idea a cassa per emergenze ed eventi (che non si è evidente voluto riformare), agli interventi diretti del Ministero, alla destinazione del 4 per 1000 e dei fondi lotto, alle commissioni consultive statali (cioè alla loro impossibilità di operare), ai superpoteri del direttore generale, alla modalità di rapporto stato-regioni rispetto ai finanziamenti (oggi le regioni sono chiamate ad esprimere pareri, ma non sono chiare le modalità che ciascuna dovrà adottare e non si sa quanto siano rilevanti), alla ignoranza e irrilevanza del parlamento rispetto ai temi dello spettacolo etc. RISORSE Ladeguamento del FUS (su cui il Governo uscente ha mantenuto le sue promesse), è del tutto insufficiente (siamo comunque al -45% crica rispetto all85 in termini reali). E certo il FUS è ormai uno strumento discutibile (ma attenzione alle abolizioni affrettate). Evalido il famoso obiettivo dell1% (condiviso nelle ultime elezioni dallUnione ma anche, ad esempio, da AN e sempre che ci si accordi su come calcolarlo) Come si intende stimolare linterveto delle regioni e degli EL (i più penalizzati dal calo della spesa pubblica)? O sollecitare linterveto privato? E il famoso patto Stato/regioni (lultima delusione), resterà quelluna tantum di nessuna rilevanza strutturale o cè ancora la possibilità di dargli un senso? RINNOVAMENTO Penso al problema della qualificazione e dellaccesso delle nuove generazioni al lavoro e a molto che con buona volontà si fa dappertutto senza che finisca con lincidere sul sistema. Ma anche alla necessità di nuove griglie per riformare i teatri stabili (non basta qualche cambio di direzione anche se significativo- per rilanciare questi soggetti). E le istituzioni in genere: i circuiti regionali ad esempio), i teatri comunali, per cui urge migliorare la qualità di gestione. Penso allopportunità di individuare nuovi modelli: spazi per la contemporaneità per esempio (anche come evoluzione dellarea della stabilità), o le diverse forme di residenza. Penso al lavoro, allurgenza di aggiornare e rimeditare i CCNL e riformare gli enti previdenziali. RIFORME Non sarà certo (solo) la famosa e famigerata legge che non arriva a risolvere tutto questo. Anche se la legge (ma nessuna delle bozze che girano secondo me), dovrebbe finalmente darci il quadro di competenze confuse. Eun insieme di volontà e di atti che dovrebbe rimettere al centro vocazioni artistiche, missioni sociali (accesso, periferia, disagio), dimensioni e specificità economiche, ripulendo il modo di pensare degli stessi ambienti del teatro (e da chi nei palazzi se ne occupa), dalla incrostazioni e dai vincoli dei decreti e delle prassi. Pochi atti, qualche decreto: non sarebbe difficile.
Mimma_Gallina
2008-03-16T00:00:00
Tag: #SpecialeElezioni (25)
Scrivi un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.