In DVD Paesaggio con fratello rotto del Teatro della Valdoca

Con una testimonianza

Pubblicato il 28/01/2008 / di / ateatro n. 115

E’ in libreria Paesaggio con fratello rotto del Teatro della Valdoca, che raccoglie i testi di Mariangela Gualteri per la trilogia (con le traduzioni inglese e francese) e il DVD dello spettacolo diretto da Cesare Ronconi.
Completano il volume una serie di brevi testimonianze, tra cui quella di Oliviero Ponte di Pino qui ripresa.

Pubblica il volume Sossella, e costa 16,00 euro.

Paesaggio con fratello rotto ci chiede che senso può avere, oggi, la tragedia. O meglio, quale può essere l’esperienza che oggi possiamo fare del tragico.
Uno dei temi intorno ai cui ruota questa ennesima trilogia di Mariangela e Cesare è senz’altro quello del Male, dell’inaccettabile, ineluttabile sofferenza che è insita nel vivere, e dunque c’interroga sul rapporto (estetico prima che etico) che con l’esperienza del Male possiamo avere.
Ma sulla scena non c’è più un eroe – neppure un eroe “in minore”, come lo fu Parsifal l’idiota, e come potrebbe essere Amleto il deficiente. Per la verità non c’è più nemmeno un Io, che possa vivere e patire l’esperienza tragica, sulla scena, per noi.
Non si tratta più di innescare empatia e catarsi, quanto piuttosto di stritolare l’esperienza dello spettatore nella macina scenica, nelle tenaglie delle opposizioni che danno energia al testo e all’azione spettacolare. L’elenco delle ruote dialettiche di questo ingranaggio poetico e visionario potrebbe essere lungo, partendo dall’achitettura e dalla genesi dello spettacolo, per poi catalogare le parole e le visioni del dionisiaco bestiario: la poesia e il teatro, la parola e l’immagine, il pathos e il logos, l’animale e il culturale, il grido e la grazia, la tenerezza e la violenza, l’Eden sempre perduto e l’Apocalisse che sta sempre per arrivare…
Il “fratello rotto” – Caino contagiato dal male (o forse creato male), e insieme Abele rotto dal fratello rotto – siamo noi, feriti e sempre sanguinanti come tutte le creature. Fragili e crudeli, nel nostro gioco perdente con la morte. Quella che vediamo scorrere per enigmi sulla scena, come Edipo sulla strada verso Tebe, è la nostra stessa immagine dolorosa, frantumata in uno specchio scheggiato, di cui pare impossibile ricomporre i frammenti. E tuttavia cerchiamo di farlo, ostinatamente, straziati, come suggeriscono Cesare e Mariangela, in un gesto di pietà verso noi stessi e il mondo delle creature.

Oliviero_Ponte_di_Pino

2008-01-28T00:00:00




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