Salviamo il Vascello

Una conversazione con Giancarlo Nanni

Pubblicato il 25/10/2007 / di / ateatro n. 113

Giancarlo Nanni, avete lanciato un drammatico appello per la salvezza del Teatro Vascello. Che cosa ha caratterizzato il vostro teatro in questi anni nel panorama romano?

Il Teatro Vascello ha sostenuto i nuovi gruppi del teatro di ricerca ed è un importante punto di riferimento per la danza contemporanea. E’’ uno spazio adatto alla messinscena di spettacoli particolari e non obbliga le compagnie a ridurre o cambiare il loro prodotto creativo a causa del palcoscenico ridotto o di limitate possibilità tecniche. Ha sempre ospitato e incoraggiato compagnie di artisti che il “mercato ” o la critica ancora non evidenziavano, dai primi lavori dei Raffaello Sanzio ai Marcido Marcidoris, dalla Valdoca al Teatrino Clandestino e Fanny e Alexander, eccetera. La sua politica “romana ” è stata di dare spazio per almeno tre anni consecutivi ai gruppi come gli Artefatti, Quelli Che Restano (Fabrizio Parenti e Werner Waas), Moni Ovadia, Remondi e Caporossi, Caterina Inesi, il poeta Valentino Zeichen, per il quale è stato inventato il Premio Zeichen, dedicato a un poeta vivente… E poi Lucia Latour e il suo Altroteatro, che è ospite da sette anni e più..
Sul sito www.teatrovascello.it c’è tutta la storia di questi quindici anni. Il Vascello ha ospitato personalità artistiche come Peter Brook, Tadeusz Kantor, Robert Lepage, Bob Wilson, Judith Malina e il Living Theatre, La Mama di New York, il teatro giapponese di Oriza Irata, il Berliner Ensemble… Ma sono molte di più le compagnie, i workshop, le sperimentazioni che abbiamo realizzato e ospitato.

Quest’anno avete anche lanciato un bando per un direttore associato “under 35”, con una formula inedita. Qual è il vostro obiettivo?

Stimolare la presenza di nuove personalità e suscitare un dibattito sulle regole per l’attribuzione delle direzioni artistiche attraverso un bando pubblico comprensivo del budget complessivo del teatro e di quello a disposizione del direttore artistico. E’ un segnale che riguarda incarichi che sono sempre attribuiti dai politici con metodi che non sono né trasparenti né democratici.

Alla base delle attuali difficoltà del Vascello c’è lo scarso sostegno da parte dei poteri pubblici: ministero, regione, provincia. Puoi darci qualche dato?

Il ministero ci ha finanziato per ben dieci anni con la stessa cifra, 440.000 euro, senza tener conto della particolarità del nostro teatro, della presenza dei giovani autori, dei giovani attori, dei laboratori, del lavoro nelle scuole, della nostra promozione nel territorio. Poi ci sono stati tagli recenti, dal 2001, di 70.000 euro ogni anno, sino alla situazione attuale. Dopo anni di richieste la Regione Lazio aveva riconosciuto il nostro ruolo con finanziamenti da 50.000 euro, progressivamente saliti a 100.000, 150.000 e poi 240.000 euro nel 2006. Improvvisamente quest’anno sono calati a 75.000 euro, con un drammatico blocco della nostra progettazione e mettendo a rischio la nostra sopravvivenza.
Anche il Comune di Roma non riconosce la nostra attività specifica, ma ci ha finanziato a seconda dei progetti con 100 milioni, poi con 100.000 euro, e poi quest’anno solo con 40.000 euro, rifiutandosi di dialogare con noi su un piano strutturale di intervento che ci permetta di progettare il futuro delle nostre iniziative. La Provincia, malgrado molte promesse, non ci ha mai finanziato.
Tutto questo viene giustificato dal fatto che la Legge impedirebbe il pagamento delle spese vive di gestione per i soggetti privati: poi si scopre che vengono sostenuti artisti ricchissimi, come Proietti che riceve 130.000 euro per uno spettacolo in provincia, o la Dandini con l’Ambra Jovinelli, finanziato per circa 400.000 euro l’anno per cinque anni; tuttora il Comune paga le spese di affitto per Proietti al Gran Teatro, dove David Zard dichiara che solo di riscaldamento i costi sono di 9.000 euro. Sono 4 milioni di euro regalati ai ricchi!!! E dicono sempre che non ci sono soldi…

In questi anni il comune ha scelto di sostenere altre realtà, anche con un forte impegno finanziario. E c’è anche la decisione di avere un controllo in qualche modo più “diretto” dei teatri da parte dell’amministrazione. Da teatrante, che giudizio dai di questa politica?

Pensa al progetto dei Teatri di Cintura, creato senza alcuna indicazione pubblica al riguardo e annunciato solo a cose fatte… Si parla di ventitré Teatri di Cintura! E’ un aiuto sotterraneo e nascosto al teatro privato, e non è il modo giusto per sviluppare un discorso di buone pratiche sul territorio. Non veniamo informati, e non viene data pubblica trasparenza alle operazioni finanziarie che determinano tali scelte. Un Municipio, il XV, fonda un teatro municipale, il Teatro del Lido; quello di Tor Bella Monaca dovrebbe andare con il Teatro Valle allo Stabile di Roma, che già gestisce l’Argentina e il Teatro India. I teatri che hanno costituito e costituiscono la cintura intermedia nella città, dislocati in vari Municipi, come Vascello,Vittoria, Ghione, Manzoni, Parioli, Brancaccio, Teatro Delle Muse, e quelli più dedicati alla ricerca, come il Furio Camillo, Politecnico, Teatro dell’Orologio, Teatro Belli, non vengono riconosciuti come precursori della Rete Teatrale Romana, anche se è grazie a loro che il Comune di Roma si ritrova un circuito di grande importanza, dopo aver investito solo modiche quantità di denaro. Ma oggi si decurtano gli interventi a loro favore, provocandone la scomparsa o la morte per inedia.
L’amministrazione non dimostra di avere un piano o un programma, ma interviene su singole situazioni, per di più trasformandole in teatri vuoti durante il giorno e riempiti di spettacoli di tutti i generi per due ore alla sera. Si scelgono direttori artistici che si distinguono per non presenza nei luoghi e mancanza di progettualità, invece di affidare a giovani artisti o amministratori lo sviluppo e la programmazione di idee nuove o stimolanti. Non si crea un rapporto con i vari soggetti, il Comune non risponde di eventuali debiti, ci fa concorrenza anche con le scuole, praticando prezzi di 4 euro contro gli 8 euro che chiedono i teatri. Non lo troviamo giusto. Sono arroganti e ipocriti, credono di essere i nostri padroni. Dovrebbero essere i nostri interlocutori e mettersi al serivzio degli operatori culturali e degli artisti. Mancano di ogni etica e soprattutto odiano la verità.

Quali sono gli obiettivi che vi prefiggete con questo appello?

La petizione prevede l’acquisto di un mattone (ne abbiamo già venduti 2.000) per erigere una scultura/testimonianza sulla quale ogni aderente dipinge o scrive quello che vuole, e poi lo impila. Il muro dovrebbe servire a far capire come l’immaginazione e la fantasia possono contribuire alla costruzione di una nuova idea, far vedere la partecipazione degli abitanti del quartiere, non solo spettatori, a un nuovo progetto che rappresenta il futuro possibile di questa struttura. O forse testimonierà l’insipienza e la stupidità della nostra amministrazione: il muro verrà cementato a chiusura del Teatro Vascello, immagine permanente e visibile del potere irresponsabile dei politici nei confronti degli artisti di questa città.
L’appello, che prevede anche una petizione pubblica in difesa del Teatro Vascello (siamo già oltre le 3.000 adesioni, quindi Proietti lo supereremo facilmente), vuole invitare le istituzioni a prendere atto del futuro di questo teatro, a prendere coscienza che rappresenta un bene culturale per la città e che non può più essere gestito in modo aleatorio, senza sicurezze e progettualità proiettata nel futuro. Siamo stanchi di chiedere la carità, di vedere l’incapacità degli amministratori a risolvere problemi molto semplici: basterebbe intervenire sulle fondazioni bancarie, sulle grandi società, fare un accordo di programma che comprenda anche la Comunità europea per risolvere il problema, anche con un mutuo ventennale.
Ovvio che se i poteri pubblici non si muovono e non prendono una decisione, il Vascello verrà venduto. I pretendenti non hanno nessun interesse culturale per la nostra struttura, la trasformeranno in un supermarket o in un megaparking. Ma noi non vogliamo vendere il Teatro Vascello e farlo sparire.
Speriamo che le firme arrivino almeno a 10.000: le presenteremo al Ministro, al Sindaco, vedremo se si smuoveranno. Il contributo, se ci viene dato, verrà restituito in biglietti scontati o in abbonamenti per la stagione. Le istituzioni sono piene di soldi, spetta a loro dare servizi culturali al territorio: peccato che li spendano male e senza controlli.

E se raggiungete questi obiettivi, che accadrà dello spazio del Vascello?

Anche se arriveremo a un accordo con le istituzioni, vogliamo garantire la continuità culturale del Teatro Vascello. Proporremo di aprire un dialogo con la città, con i giovani artisti, in pubbliche audizioni, dove decideremo il futuro di questo teatro, con trasparenza e onestà.
Speriamo che il nuovo co-direttore artistico abbia capacità manageriali e artistiche tali da smuovere le melme politiche nelle quali noi siamo affogati in tutti questi anni. E non abbiamo intenzione di rimetterci i piedi. Comunque garantiremo l’indipendenza e l’autonomia del teatro.
Il bando è veramente pensato per nuovi soggetti,anche se so che molti, abituati alle varie ipocrisie, pensano che sia tutto precostituito. Non ècosì: abbiamo anche ricevuto attestazioni di stima e di sorpresa per un gesto che a noi èapparso normale e necessario per garantire un futuro a questo teatro.

Se il Vascello chiude, che accadrà di voi? Riaprite un altro teatro?

Sicuramente con il denaro ricavato dalla vendita potremmo fare altre attività, senza dover chiedere nulla. Potremo andare in Giappone con tutta la compagnia per tre mesi, in Francia, a New York, dove siamo stimati e abbiamo un grosso pubblico che ci segue. Ho anche in mente un luogo fantastico a Roma. Ma perchè perdere il Vascelo, l’unico spazio moderno della città? Si potrebbe restaurare il tetto e fare un altro piano per la danza, il cinema, la biblioteca pubblica. Abbiamo anche un progetto per appartamenti per studenti, che non esistono a Monteverde. Ma se tutto questo non interessa a questi signori,che dobbiamo fare? Continueremo a produrre spettacoli,è la nostra vita, ma senza più l’angoscia e la delusione per un rapporto così sterile.

Redazione_ateatro

2007-10-25T00:00:00




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