BPSUD Teatri e Diversità al Sud
Diffusione delle esperienze di Teatro Sociale nel Sud e nelle Isole
* Condirettore della Rivista “Teatri delle diversità” Docente di Teatro di Animazione ed Economia dello Spettacolo all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, dove dirige, dal 1987, lesperienza del Teatro Aenigma.
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Facendo un omaggio a Napoli che ospita lincontro, vorrei iniziare il mio intervento con un pensiero di Eduardo De Filippo sulla Crisi del Teatro tratto da Larte della Commedia.
CAMPESE: [
] Una vera crisi del teatro non renderebbe niente a nessuno, mentre la “confusione” fatta passare per crisi teatrale diventa una cartella di rendita nelle mani dei confusionari.
DE CARO Fuori i nomi! Fuori le generalità complete di questi maledetti.
CAMPESE: E una parola! I maledetti hanno sempre la maggioranza assoluta, vincono loro.
[
]
CAMPESE: Il Governo si fa in quattro per sollevare le sorti del teatro, ma gli uomini responsabili cui è demandato il compito, si sono sempre formati ai margini del problema, non lo hanno mai affrontato fino alle radici. Le cose fatte a metà non hanno mai dato buoni risultati.
DE CARO: Lei sta esagerando. Milioni e milioni se ne vanno in fumo per sovvenzionare il teatro.
CAMPESE: Se ne vanno in fumo perché si fanno le cose a metà
Nel dialogo tra Oreste Campese, attore capocomico di una compagnia girovaga, e sua eccellenza De Caro, Prefetto di un qualunque capoluogo di provincia, cè tutta lamarezza di Eduardo che descrive come, negli anni in cui è stata scritta lopera, con responsabilità ed una posizione ambigua, lo Stato Italiano “tirannico, per sembrare mecenatesco e liberale non esita a fare il più largo uso dellipocrisia e della corruzione” (da una lettera aperta al ministro dello Spettacolo del 1959, cit. in Bergonzini e Zardi, Teatro anno zero, Parenti, Firenze 1961, pp 143-44).
Gli ultimi avvenimenti ci confermano che la situazione non è molto cambiata a distanza di quasi cinquantanni!
Nella sua lucidità, Eduardo, fu anche tra i primi a comprendere le potenzialità del teatro nei luoghi del disagio, in particolare quando, nel 1982, offre il ricavato della prima replica di un recital, realizzato insieme a Carmelo Bene, ai ragazzi delle Carceri Minorili del Fornelli di Bari e del Filangeri di Napoli, dove si era battuto per avviare dei corsi di formazione professionale per tecnici dello spettacolo.
Da allora molta strada è stata fatta e dallOsservatorio privilegiato della rivista “Teatri delle diversità”, che a ottobre scorso ha festeggiato i suoi primi dieci anni di vita, possiamo felicemente affermare che, al di là di qualsiasi – purtroppo sempre attuale – riflessione sulla crisi del teatro, il fenomeno delle esperienze della Scena Sociale italiana è molto vivo, articolato ed interessante, nonostante la perdurante e completa disattenzione da parte degli organi istituzionali competenti, ma anche lassenza di riferimenti concreti nelle diverse proposte di legge sul teatro che si sono succedute.
In modo particolare alle esperienze di Teatro ed Handicap, Teatro e Carcere, Teatro e Disagio Psichico, in particolare, sono stati dedicati negli ultimi anni diversi Convegni e iniziative (anche il Congresso Mondiale del Teatro Universitario, che si è svolto ad Urbino dal 21 al 26 luglio 2006, ha organizzato una sessione di studio sulla specificità e ricchezza del Teatro Sociale in Italia).
Strumento importante per lanalisi del fenomeno (anche se non esaustivo e da intendere come work in progress) è stato il “Primo Censimento Nazionale di gruppi e compagnie che svolgono attività con soggetti svantaggiati”, pubblicato nel 2004 dallAssociazione Culturale Nuove Catarsi, editrice della rivista “Teatri delle diversità” in collaborazione con Università di Urbino, Ente Teatrale Italiano, E.N.E.A., Compagnia Diverse Abilità di Roma.
Se lobiettivo principale del Censimento è stato quello di dare visibilità al sommerso e di incoraggiare interventi di legittimazione e concreto sostegno politico – e quindi anche economico – a chi opera nel settore, non di secondaria importanza ne è risultata la constatazione che il teatro, nelle sue specificità, trae linfa e contemporaneamente incide nei diversi ambiti di riferimento presi in considerazione (educativi, sociali, artistici, sanitari, scientifici).
Avvalendomi di alcune sintetiche considerazioni fatte allinterno del comitato scientifico che ha eseguito la ricerca, posso dire che si tratta di esperienze artistiche realizzate in gran parte nel Centro e nel Nord del paese (51% al Centro, 33% al Nord, 16% al Sud e nelle Isole), prevalentemente nate attorno agli anni Novanta e operanti direttamente nellarea del disagio. Esperienze che si legano al settore pubblico (scuole e ambito socio-sanitario) e da questo ricevono gli strumenti finanziari per sostenersi, soprattutto con il contributo degli enti locali. I gruppi, configurati prevalentemente come associazioni, lavorano per la maggior parte con i disabili, persone con problemi psichici, e dichiarano di avere un approccio integrato.
In massima parte le competenze di chi opera si legano alle professioni del teatro, ma consistente è anche la presenza di operatori provenienti dal settore della riabilitazione. Il linguaggio espressivo scelto risente dellindirizzo artistico prevalente nei gruppi, con una forte spinta per il superamento del teatro di parola a favore di un lavoro di relazione e di movimento.
Anche nellambito del teatro integrato prevalgono forme laboratoriali, in linea con le avanguardie teatrali e la ricerca, non soltanto artistica ma anche scientifica.
Il laboratorio è il luogo deputato della ricerca, in qualsiasi ambito disciplinare venga proposto: permette tempi e modalità di lavoro non immediatamente rivolti al prodotto finale, pur tenendone conto; favorisce un ripensamento ed un adeguamento delle esigenze artistiche e di comunicazione tra i soggetti coinvolti, in cui le persone “svantaggiate” possono ottenere un grado di ascolto e possibilità espressive altrove negate, fa sì che gli operatori e gli artisti possano verificare e mettere a punto tecniche e metodi condivisi, calibrare il lavoro comune e verificare gli obiettivi costantemente.
Ciò che il censimento lascia intendere (e con esso anche lesperienza di chi opera in questo ambito quotidianamente) è una crescente richiesta di circuito, di conoscenza reciproca, di formazione condivisa e di possibilità di mostrare i risultati del proprio lavoro pubblicamente e, guarda caso, tale esigenza è ancora più forte al Sud e nelle Isole, dove spesso sono inferiori le opportunità di diffusione delle esperienze, sicuramente rapportabili a un divario di sostegni pubblici alle iniziative rispetto al Centro Nord.
Ma, anche se al censimento compete unanalisi di tipo prevalentemente quantitativo, possiamo affermare, grazie a molteplici osservazioni – che trovano spazio sulle pagine di “Teatri delle diversità”- che il valore qualitativo delle esperienze al Sud è molto alto e, a volte, fa scuola anche a Centro Nord. E il caso, per esempio, del lavoro pionieristico di Enzo Toma nellambito del Teatro ed Handicap che, già allinterno del Teatro Kismet di Bari e successivamente – rendendosi autonomo – con la Cooperativa Maccabé Teatro, ha portato avanti innumerevoli progetti di formazione su tutto il territorio nazionale attraverso lidea del gesto fallibile. “L imperfezione della perfezione, per loro natura esse appartengono ad un cerchio, in un perenne inseguirsi, appena la perfezione trova successo è pronta per essere distrutta” : cito una riflessione di Enzo Toma che ha orientato la drammaturgia dellultimo spettacolo La partenza degli arrivi della Compagnia Gli amici di Luca di Bologna, composta da attori volontari e da persone con esiti di coma.
“Lessere umano come poesia è il lavoro definitivo e ultimo del nostro pensare al teatro” è invece la dichiarazione poetica alla base del Teatro di scoperta dellAssociazione Neon/Teatro Scalo Dittaino di Catania, diretta da Piero Ristagno e Monica Felloni, che ha sviluppato importantissimi progetti in Sicilia negli ultimi quindici anni. Dal lavoro allEnte Nazionale Sordomuti che ha visto nascere la Compagnia del Teatro del Sole a quello con lAssociazione Italiana Persone Down che ha permesso la formazione della Compagnia Bagnati di luna, dalle più recenti sperimentazioni in Comunità terapeutiche assistite sul disagio psichico, alle produzioni con lo scultore non vedente Felice Tagliaferri.
Decisamente importante è anche lesperienza di Alessandro Mascìa di Cada Die Teatro di Cagliari, uno dei gruppi più attenti della ricerca teatrale italiana degli ultimi trentanni che su Teatro e Marginalità ha costruito il progetto “Migranti” con alcune sperimentazioni a Lanusei, in provincia di Nuoro, dove, strada facendo, ha preso forma lo spettacolo Dedicato a Gigi che lo stesso Mascìa ha realizzato insieme a Mauro Mereu. Un lavoro che tra ironia e paradosso, racconta i preconcetti, le emozioni e le paure vissuti da un attore nel momento in cui si trova a gestire unattività teatrale per un gruppo di partecipanti diversi.
E le scoperte non si fermano qui: altre interessanti esperienze sono state condotte negli ultimi anni a Cosenza (nel dicembre del 2003 ho assistito, presso il Teatro dellAcquario a uno spettacolo in vernacolo calabrese della Compagnia Handicap e non solo con uno straordinario humour beckettiano) o a Lecce (presso lUniversità per alcuni anni è stato attivo il Centro Itaca che ha permesso lattuazione di significativi progetti espressivi intorno ai temi dellintegrazione partecipata, a volte in collaborazione con il Teatro Koreja).
Concludo con le più recenti scoperte fatte proprio attraverso lo sviluppo del Censimento che sta proseguendo mediante una rubrica con schede pubblicate sulle pagine della rivista (chi volesse aderire alliniziativa segnalandoci lesistenza di nuovi progetti su Teatro e Disagio può contattarci al numero di tel/fax 0721 893035).
Interessante è stata losservazione del particolare fermento degli ultimi anni in provincia di Potenza: cito per tutte la Compagnia Mandragola Teatro di Marsico Vetere che, nellambito di un apprezzabile lavoro di ricerca con persone con disagio psichico, ha recentemente messo in scena Chisciotte Cavaliere Errante, spettacolo liberamente ispirato al romanzo di Cervantes con attori e pupazzi manovrati a vista (testimonianza riportata anche allinterno dellultimo Convegno sui “Teatri delle diversità” che riunisce ogni anno in ottobre a Cartoceto – Pesaro e Urbino – studiosi e operatori impegnati del settore).
Come diceva una cara amica, attrice del Living Teatre: “E la Vita del Teatro Continua
”
Vito_Minoia_*
2007-01-22T00:00:00
Tag: teatro sociale e di comunità (97)
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