BPSUD Qualche idea sulle regole

In margine alle Buone Pratiche

Pubblicato il 15/12/2006 / di / ateatro n. 104

Un’ipotesi di ripartizione delle competenze (e delle risorse) fra Stato e Regioni, con conseguente definizione di nuovi parametri e criteri di assegnazione delle sovvenzioni ai soggetti teatrali potrebbe far perno sulla dimensione e sull’età dell’’impresa.
Si tratta soltanto di un’ipotesi di studio contenuta nel mio libro Teoria e tecnica dell’organizzatore teatrale (Editoria & Spettacolo, Roma, 2006).

Nella vita delle imprese, come in quella delle persone, c’è un’età critica:l’età dello sviluppo, in cui si possono rompere delicati equilibri, come rovinare ciò che di buono si è fino ad allora fatto. Lo studioso statunitense L.E. Greiner sostiene che ci sono cinque fasi nella vita di un’impresa, ognuna delle quali destinata a favorire lo sviluppo ma a concludersi con una crisi, la quale impone una riorganizzazione per “fare il salto” alla fase successiva. Nella prima fase (di start up, impresa giovane e piccola) è fondamentale l’apporto di creatività a cui si accompagna una centralizzazione del comando ispirato a spontaneità ed informalità dell’organizzazione, che va in crisi però appena lo sviluppo dell’impresa entra nella seconda fase. Al comando si sostituisce l’autorità di un’abile direzione che farà crescere l’impresa sino alla successiva crisi di autonomia, che risulta indispensabile in un organismo non più tanto piccolo da potersi consentire l’esercizio di un’autorità completa su tutte le decisioni da prendere. La terza fase è segnata così dall’uso della delega, con affidamento di funzioni e di responsabilità ai singoli componenti dell’impresa. Questa fase porta con il successivo crescere dell’impresa ad una crisi del controllo sulle singole autonomie, risolto rinforzando nuovamente l’autorità gerarchica e sviluppando il coordinamento fra i singoli. La quarta fase di sviluppo incontra poi il punto di crisi nella burocratizzazione dei processi che trova soluzione nella collaborazione orizzontale fra i livelli di responsabilità ed in quella verticale all’interno di ogni unità funzionale. Il processo di crescita potrebbe provocare un’ulteriore crisi che Greiner non definisce. Ciò che interessa in questa visione della crescita dell’impresa è la tesi secondo la quale “le problematiche organizzative e gestionali risentono del rapporto fra dimensione ed età dell’impresa, variabili fra cui sussisterebbe un rapporto di proporzionalità diretta” .

La Regione potrebbe sostenere, attraverso le Province ed i Comuni, le nuove compagnie nel primo quinquennio di attività, finalizzando l’intervento finanziario allo start up e monitorando annualmente la crescita professionale artistica ed organizzativa attraverso l’Osservatorio Regionale dello Spettacolo.
I soggetti che avessero raggiungo gli obiettivi di start up (definiti chiaramente dall’ordinamento regionale e declinati di volta in volta nel provvedimento di assegnazione del finanziamento ad ogni singola realtà), potrebbero essere affidati, per i successivi cinque anni, al sostegno dello Stato per il consolidamento dell’impresa, dal punto di vista artistico, organizzativo ed economico-finanziario. L’obiettivo del secondo quinquennio sarebbe quello di favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro ed una sempre maggiore capacità di autofinanziamento da parte delle imprese, attraverso la verifica di alcuni indicatori quali, per esempio, il rapporto fra entrate proprie e sussidi pubblici e la programmazione pluriennali degli spettacoli per la produzione, o l’incremento del pubblico e l’allargamento del bacino d’utenza per le attività di ospitalità e distribuzione.
Dopo i primi dieci anni, i soggetti potrebbe accedere ad un finanziamento misto Stato-Regioni, in cui lo Stato sostiene l’attività extraregionale e quella internazionale, mentre la Regione, direttamente, favorisce il ricambio (non solo generazionale) degli artisti, dei tecnici e degli organizzatori all’interno dell’impresa, consentendo così l’ingresso nel sistema di nuovi talenti e di nuove energie e, contemporaneamente, limitando il proliferare di realtà piccoli e deboli destinate, come accade oggi, a stazionare troppo a lungo ai margini.

Si tratta, evidentemente, di un approccio assolutamente nuovo che potrebbe costituire una base di confronto per riformulare le regole del sostegno pubblico con la necessaria fantasia che i tempi richiedono.

Franco_D’Ippolito

2006-12-15T00:00:00




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