ZOOM festival, l’immagine del nuovo teatro a Scandicci

Dal 4 al 10 dicembre

Pubblicato il 29/11/2006 / di / ateatro n. 103

Scandicci Cultura – Comune di Scandicci
Teatro Studio di Scandicci
4 – 10 dicembre 2006
ZOOM festival – immagine del nuovo teatro.
Una settimana di nuove proposte al Teatro Studio, dalle 19 fino a notte fonda.

Dal 4 al 10 dicembre 2006 il Teatro Studio di Scandicci porta in scena alcune delle migliori nuove compagnie toscane e italiane. Si chiama “ZOOM festival – immagine del nuovo teatro” la rassegna di una settimana diretta da Gogmagog e Teatro dell’Esausto, due realtà teatrali strettamente legate al teatro di Scandicci, chiamate a realizzare il progetto dal direttore artistico Giancarlo Cauteruccio.

Con una formula inedita, si presenta una vera e propria “invasione” degli spazi. Tutti i giorni della settimana, dalle 19 fino a tarda notte, il Teatro Studio ospiterà oltre 15 spettacoli, una libreria café ricca di eventi collaterali, installazioni sonore, due serate dj–set per focalizzare l’interesse sul panorama delle nuove generazioni del teatro, con un’attenzione particolare ad alcuni dei premi italiani come Premio Scenario e Tuttoteatro.com – Dante Cappelletti.

Il programma si presenta vario, nella volontà di rappresentare le differenti voci emergenti. Partendo da Firenze, la panoramica prende il via con i giovanissimi Heyoke e Teatro dell’Elce (5 dicembre), passando per il Teatro Sotterraneo (4 dicembre), formazione segnalata nel Premio Scenario 2005 ed in rapida ascesa, Tri–boo (6 dicembre), di stanza al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, la compagnia Istituto Charenton (9 dicembre) e gli stessi organizzatori Teatro dell’Esausto (8 dicembre), finalisti del Premio Cappelletti 2005 e visti di recente al Festival di Radicondoli, e Gogmagog (7 dicembre), in attività dalla fine degli anni novanta e reduci dal successo del loro lavoro sul teatro di Beckett. Per muoversi, sempre in Toscana, entrano in rassegna i già noti pisani Sacchi di Sabbia (6 dicembre) e i senesi LaLut (10 dicembre), per arrivare all’incontro tra Massimiliano Civica, uno dei migliori registi italiani, e l’esuberanza scenica di Bobo Rondelli e Andrea Cambi (4 dicembre).

Passando alle proposte “esterne”, si segnalano gli sperimentatori Cosmesi (7 dicembre), Maurizio Camilli (8 dicembre), vincitore del Premio Cappelletti 2005, le performance di poesia e musica di Pig Maglione (8 dicembre) e Despairs! (10 dicembre), l’attore–danzatore–one man show romano Antonio Tagliarini (9 dicembre), Daniele Timpano (9 dicembre) mattatore assoluto di scena col suo “Dux in scatola” e Rodisio da Parma (10 dicembre), che lavora sul teatro di Harold Pinter, quest’ultimi entrambi finalisti del Premio Scenario 2005.

Il festival “ZOOM – immagine del nuovo teatro” vuole essere così una zoomata sul nuovo teatro, senza per questo pretendere di essere esaustivo. I curatori parlano di una “immagine che fa rete tra le varie realtà”, che possa proseguire in eventi futuri della stessa qualità e forza, che possa installarsi in altri spazi e luoghi per rendere visibili e sensibili le nuove produzioni, anche a fronte dei pesanti tagli economici alla cultura e allo spettacolo.

DALLE 19.00 FINO A TARDA NOTTE PER TUTTA LA DURATA DEL FESTIVAL:
Pinkertone Lab
presenta DADAR_DISPOSIZIONE NELL’AMBIENTE DI IMMAGINI E AUDIO
RECIPROCI a cura di MATTIA TULIOZI, NICCOLÒ GALLIO E GIOVANNI DEL GIUDICE.

E’ il fruitore che genera i percorsi visivi su schermo. Lo spazio mutevole attraversato da casuali cambi di colore. Improvvisa assenza/presenza di luce. Movimento casuale di passanti. Tutto questo determina la composizione in tempo reale di sequenze video e tappeti audio autogenerati.

CaffèlibreriaCITE’
sarà ad accogliervi all’entrata del Teatro Studio, per un momento di sosta dalla frenesia esterna prima di entrare nel mondo del teatro. Libri, aperitivi, vino, tra le installazioni audio-video del Laboratorio Pinkertone.

4, 7 e 11 dicembre
ZOOM festival anche su NAU
magazine quotidiano a cura di Andrea Mi,
alle 15 su Controradio (fm 93.6 – 98.9)

Spettacoli teatrali
Biglietto: 5 euro

DJ-set ingresso gratuito

Info
TEATRO STUDIO DI SCANDICCI
via Donizetti 58 _Scandicci (FI)
tel. 055 757348
teatrostudio@scandiccicultura.it
info@zoomfestival.it
www.scandiccicultura.org
www.zoomfestival.it

ZOOM festival
GOGMAGOG e TEATRO DELL’ESAUSTO
In collaborazione con SCANDICCI CULTURA

UFFICIO STAMPA Rachele Bargagna
SI RINGRAZIA Pina Izzi, Annarita Morelli, Sara Nifosi, Compagnia Krypton
Lunedì 4 dicembre

Ore 21.00

TEATRO SOTTERRANEO
Uno. Il corpo del condannato

Creazione collettiva di Teatro Sotterraneo elaborazione drammaturgica Daniele Villa
in scena un performer di Teatro Sotterraneo.

Un detenuto tra i propri oggetti cerca azioni corrette mentre riproduce tre colloqui che non gli appartengono, tre monodialoghi in cui cronaca e corpo sono separati. Nel vuoto di tutto una consapevolezza che torna attraverso il quotidiano, la memoria fisica al servizio di quella mentale, l’automatismo come appiglio. Qualcosa di spersonalizzato che tenta il racconto.

Ore 22.30

CIVICA / CAMBI / RONDELLI
Farsa

Uno spettacolo di
Massimiliano Civica, Andrea Cambi e Bobo Rondelli con Andrea Cambi e Bobo Rondelli

Di notte, per sei notti, due assassini preparano un agguato per uccidere la loro vittima. Ma ogni volta l’assassinio non si compie, il delitto non viene consumato, la vittima riesce a scampare. Di giorno, per sei giorni, la vita sotto il sole di creature ultime, disperate: tombaroli, prostitute, pensionate libidinose. La comicità dei falliti, il fallimento di ogni possibile comicità. Nessuna provocazione, ma qualcosa di sgradevole che esiste là dove tenerezza e fastidio si prendono per mano. Uno spettacolo comico.

TEATRO SOTTERRANEO

Uno. Il corpo del condannato

Questo spettacolo ha un impianto biunivoco. E’ un testo diviso in tre parti, ognuna di esse costituisce una sorta di monodialogo: un detenuto riporta conversazioni altrui senza interventi interpretativi. Non è previsto alcun «tiro di fila» nel finale, si tratta di tre dialoghi alienati dalla voce che li riproduce ma legati ad essa dalla condizione rappresentata sulla scena: la detenzione e la sua rimozione dall’ immaginario collettivo, che costituiscono un livello logico non evidente di coerenza fra parola e azione. Linguaggio scenico e testo coabitano la performance in totale autonomia: il legame fra i due piani non si dichiara, ma può stabilirsi a livello di ricezione/interpretazione da parte dello spettatore. All’interno della singolare struttura scenica, costituita da una centina in ferro chiusa da listelli in pvc, l’attore agisce circondato dal pubblico, garantendogli la vicinanza al corpo in scena, ma sporcando la visuale e conservando uno strumento di separazione. Vista udito e olfatto del pubblico sono concentrati in poco spazio e, attraverso la parete in pvc, viene espletata l’idea di struttura di detenzione come istituzione totale. Uno degli obiettivi della compagnia è di riprodurre attraverso una relazione teatrale partecipata una separazione tipica del contemporaneo: fra società integrata e non, fra «cittadino onesto» e corpi condannati. In questo spazio lo spettatore si fa «boia piccolo piccolo», cerchio di partecipazione che intravede la cosa rimanendone all’esterno. L’esperienza condivisa è nel corpo del recluso, nelle chiacchiere che lo frastornano e nella prossimità sfocata in cui il pubblico è costretto.

Teatro Sotterraneo

La compagnia Teatro Sotterraneo nasce nel 2002 dall’incrocio di percorsi formativi differenti e per certi versi antitetici, nel tentativo di definire uno spazio artigianale collettivo in base al quale impostare la propria proposta teatrale. Nel 2004 la compagnia si definisce nella struttura attuale: quattro performers (Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri e Sara Bonaventura) e un dramaturg (Daniele Villa), che collaborano senza gerarchie o recinti fra competenze. Il punto di partenza di ogni creazione è la strutturazione di un soggetto originale e la condivisione di materiali (testi, film, musiche, spettacoli teatrali); il lavoro prosegue attraverso training e improvvisazioni riprese da una telecamera per poi rianalizzarle attraverso la visione della registrazione; l’ultima fase consiste nel montaggio in scena. Da qui il disegno registico definitivo, portato dunque a compimento da una sistematica e capillare opera di interazione collettiva. Secondo questa impostazione metodologica, rigida e malleabile nello stesso tempo, sono nati nel 2005: 11/10 in apnea, segnalazione speciale Premio Scenario 2005, presentato in forma di 20 minuti nell’ambito dei festival di Santarcangelo, Drodesera, Volterrateatro, e in forma definitiva a Roma, Scandicci (Fi), Cascina (Pi), Bologna, Sesto Fiorentino (Fi), Padova, Rimini, Milano e al festival Drodesera06; 100°C, microperformance ispirata all’opera di H. C. Andersen, presentata presso LaCittàdelTeatro di Cascina nell’ambito della rassegna Scenario in Metamorfosi 2005 assieme a Il corpo del condannato, assolo che ha debuttato in un primo studio di 20 minuti e che è stato presentato in forma di spettacolo completo a Milano e Roma col titolo di Uno. Il corpo del condannato.

CIVICA/CAMBI/RONDELLI

Farsa

Due uomini, due killer prezzolati, cercano per ben sei volte di ucciderne un terzo e, ogni volta, il loro agguato manca il colpo, ripetendosi, di notte in notte, sempre uguale, sempre diverso. La struttura dello spettacolo cede il passo all’improvvisazione e la concentrazione della vendetta alla distrazione allucinatoria di una farsa dove, come nei sogni o nelle immaginazioni più smodate, tutto è possibile, soprattutto ciò che è meno plausibile: lo sgangherato circo in cui Fiato Man e Karia Kid si scontrano in un wrestling dell’alito fetido, l’attesa di una prostituta in mezzo alla via Aurelia, il dialogo tra due acide zitelle siciliane innamorate dello stesso uomo, l’improbabile incontro tra Marcello Mastroianni e un tombarolo stupratore di teschi, la preghiera esacerbata di un prete ormai ridotto all’ateismo che si rivolge a Gesù, ma si genuflette davanti alla croce sbagliata, quella di Dimaco il ladrone. Chini su due bauli scoperchiati e simmetricamente disposti sul fondo della scena, Cambi e Rondelli, il rosso e il nero, sono pronti a pescare in fondo alla valigia dell’attore la prossima gag, ma sempre con l’aria di inventarla lì per lì, estraendola da un “naturale”, atavico repertorio di battute. La vera farsa è lì, nella tagliola che Corvonero e Frugaborse scoprono di aver preparato per se stessi, zimbelli di un destino che, notte dopo notte, assottiglia derisoriamente la loro sicurezza di assassini per ingrossare la loro angoscia di vittime. La notte assedia la scena, la morte guida la danza, e la comicità è funzione di un “intrattenimento” impossibile: del tentativo di distrarre il destino, nel “tutto e niente” di una farsa mortale e, per questo, venata di una tristezza leggendaria.

Civica/Cambi/Rondelli

Lo spettacolo riunisce in maniera improbabile tre artisti dalla forte e spiccata personalità: Massimiliano Civica, regista rigoroso e giovane promessa del teatro di ricerca; Bobo Rondelli, cantautore livornese anarchico e poetico (vincitore del Premio Piero Ciampi), capace di dipingere in maniera struggente la vita degli “ultimi” della nostra società; e Andrea Cambi, eclettico attore toscano, con la straordinaria abilità di passare dai suoi surreali monologhi, recitati nei bar e nelle piazze dei paesini toscani, al cinema d’arte, fra tutte la sua partecipazione al film La Cena di Ettore Scola.
Un trio atipico per uno spettacolo non catalogabile.

Massimiliano Civica. Dopo una laurea in lettere, svolge un percorso formativo eterogeneo che passa dal teatro di ricerca (seminari in Danimarca presso l’Odin Teatret di Barba) alla scuola della tradizione italiana (si diploma in regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico) per poi compiere un apprendistato artigianale presso il Teatro della Tosse di Genova (a contatto con il sapere scenico di Lele Luzzati e la fantasia di Tonino Conte). Da queste esperienze distilla una visione del teatro che esalta il ruolo dell’attore, unico vero centro dell’evento teatrale. Prende parte come attore o regista alle produzioni di diversi teatri, come gli spettacoli di massa e all’aperto del Teatro della Tosse (i Persiani alla Fiumara; Gli Uccelli di Aristofane presso la Diga Foranea del porto di Genova; Pantagruele e Panurgo presso la Palestra Liberty di Piazza Tommaseo, gli spettacoli estivi al Forte Sperone ecc.), gli spettacoli per ragazzi del Teatro del Piccione di Genova, gli eventi internazionali del Teatro Potlach di Fara Sabina (Progetto Internazionale Città Invisibili che dal 1992 è ospitato ogni anno in diversi paesi europei e che coinvolge un numero elevatissimo di artisti appartenenti a più discipline). Tra i suoi spettacoli come la prima nazionale di Serenata di Slawomir Mrozek presso il Teatro della Tosse di Genova, il saggio di diploma dell’Accademia regista Silvio D’Amico l’Arte d’Amare al Teatro Valle, lo spettacolo Un leggero malessere di Pinter al Teatro Eleonora Duse. Nel 2002 produce e dirige lo spettacolo Andromaca di Euripide, con Andrea Casentino, ospitato in diversi teatri e centri di ricerca (tra gli altri, Ravenna Teatro, Koreja, CRT-Teatro del Buratto, Teatro della Tosse, Teatro Stabile di La Spezia, Centro Rat, Florian Proposta ecc.).

Martedì 5 dicembre

Ore 21.00

HEYOKE
2941

Regia
Heyoke di e con Daniele Bartolini e Daniele Melissi
Ribaltando la data della scoperta dell’America, lo spettacolo mette a confronto tradizione e contemporaneità con l’obiettivo di fonderle. Ripercorrendo l’iter di Colombo, i due attori in scena incarnano molteplici ruoli, arrivando a sovvertire tutti gli schemi usati fino a quel momento. Un processo inverso, innescato dal filo conduttore del doppio.

Ore 22.30

TEATRO DELL’ELCE
Ercole e le stalle di Augia

Dall’omonimo radiodramma di
Friedrich Dürrenmatt adattamento regia Marco di Costanzo con Stefano Parigi suono Andrea Pistolesi
Ispirato a una delle mitologiche fatiche di Ercole, l’allestimento conserva le caratteristiche tipiche del radiodramma, citando esplicitamente la parodia scritta per la radio di Dürrenmatt. Gli elementi di scena sono ridotti al minimo e attraverso il carattere allusivo e metaforico si crea un gioco teatrale ininterrotto, nel quale a momenti di racconto verbale si alternano sequenze di pura narrazione visiva.
HEYOKE

2941

2941 indaga sulle radici della società odierna, ribaltando la data della scoperta dell’America.
Lo spettacolo mette a confronto tradizione e contemporaneità con l’obiettivo di fonderle attraverso un gioco per due attori, che, ripercorrendo l’iter di Colombo, incarnano molteplici ruoli, fino al ribaltamento totale di tutti gli schemi costruiti fino a quel momento.

Heyoke

La compagnia teatrale Heyoke nasce a Firenze nel settembre 2005 ed unisce in se giovani artisti, che dopo aver collaborato con importanti realtà (Krypton, Teatro della Limonaia, Teatro Reon e Antonio Latella), progettato eventi e realizzato un cortometraggio (Alice nel paese dell’etere, finalista a ZoneVideo 2006), hanno deciso di riunire le loro diverse esperienze in una nuova realtà collettiva.



TEATRO DELL’ELCE

Ercole e le stalle di Augia

Con uno stile brillante e a tratti lirico, Dürrenmatt racconta la versione non ufficiale della quinta fatica di Ercole, sottolineando nella parodia di un fatto mitologico le contraddizioni, le paure e il disorientamento contemporanei. L’allestimento del Teatro dell’Elce, con un solo attore in scena, pochi oggetti e nessuna scenografia, conserva la forza allusiva e metaforica del radiodramma proponendolo come racconto. La scelta registica del racconto si focalizza su due aspetti in particolare: la figura del narratore/personaggio e l’uso metonimico degli oggetti. Nella sua formula rischiosa il regista sceglie di portare sulla scena un solo attore e un solo personaggio: a narrare è il segretario Polibio, che impersona i molti personaggi del dramma. In questo tentativo di evocare realtà diverse con pochi cenni, un ruolo fondamentale è giocato dai contributi sonori, ai quali la compagnia dedica una particolare cura per conservare il carattere “radiofonico” dell’opera.
La metafora del letame, che nella parodia di Dürrenmatt copre non solo le stalle, ma l’intero stato dell’Elide, si rivela efficace a più livelli. C’è la parodia politica dei parlamentari dell’Elide, che preferiscono che il paese resti sepolto sotto il letame pur di conservare i piccoli privilegi che esso garantisce a ciascuno di loro. C’è il riflesso oscuro del sentimento contemporaneo di scoramento e sfiducia verso la possibilità di un vero cambiamento nelle vicende umane, che solo nel finale lascia spazio a una flebile luce.


Teatro dell’ Elce

La compagnia del Teatro dell’Elce nasce nell’aprile del 2005 con il progetto di allestimento di Ercole e le stalle di Augia. La compagnia è composta da il regista, Marco Di Costanzo, diplomato come attore di prosa nel 2001, l’attore Stefano Parigi, diplomato al Centro Internazionale di Olga Melnik e il fonico Andrea Pistoleri. Il progetto che sottende alla creazione del Teatro dell’Elce è la formazione di uno spazio per la ricerca e la produzione di spettacoli, che siano frutti di tale ricerca e si caratterizzino per un forte impatto comunicativo su ogni tipo di pubblico. il percorso della compagnia segue due direzioni fondamentali: lo studio del lavoro dell’attore e la sperimentazione sulla drammaturgia. Il lavoro sulla maestria dell’attore si colloca sulla scia degli esperimenti di Stanislavskji, Mejerhold e M. Cechov trovando i suoi grandi modelli contemporanei nelle realizzazioni di Peter Brook, Ariane Mnouchkine e Eimuntas Nekrosius.

Mercoledì 6 dicembre

Ore 21.00

SACCHI DI SABBIA
Grosso guaio in Danimarca

di Giovanni Guerrieri con Marco Azzurrini e Enzo Illiano regia Angelo Cacelli

Un viaggio intorno all’Amleto di Shakespeare. Tra farsa, cabaret, gusto per la parodia e divertissement letterario, si racconta l’interrogatorio a due loschi figuri su vicende poco chiare che ruotano intorno alla morte di Rinaldo, compagno di Laerte in terra di Francia. Cosa collega questo delitto alle vicende dell’Amleto?

Ore 22.30

TRI-BOO
La parata

di Loula Anagnostaki Regia Serena Mannelli con Irene Biancalani e Claudio Cirri assistente Daniele Melissi

La parata viene vissuta attraverso il rapporto tra due fratelli orfani e si pone in bilico tra il ricordo del trauma indelebile della guerra civile e l’incubo premonitore della dittatura. L’equilibrio tra reale e surreale è giocato all’interno di uno spazio scenico vuoto, profondo e carico di suggestioni. Raggiungeranno i protagonisti la catarsi finale?
SACCHI DI SABBIA

Grosso guaio in Danimarca

Lo spettacolo raccoglie l’eredità di un filone “shakespeariano” all’interno della produzione della compagnia, inaugurato qualche anno fa da uno spettacolo dal titolo “Riccardo III, Buckinghàm e ‘a malafemmena”:
Vi s’intrecciano farsa, cabaret, gusto per la parodia, divertissement letterario. È un gioco al puro intrattenimento, che ruota intorno all’Amleto shakespeariano, alla maniera di un certo teatro comico che ha forse i suoi riferimenti più illustri in Macario e Petrolini; vi si sente inoltre la lezione di Leo De Berardinis. Leggere Amleto, riscriverlo, contaminarlo, “toglierlo di scena”. E centrale è proprio il testo, il copione shakespeariano, la sua bellezza, la sua enigmaticità. Non sembra farsi afferrare Amleto da un’interpretazione contemporanea, non sembra esistere uno sguardo capace di esaurirne la complessità.
La compagnia parte da qui, da una consapevolezza che non è una resa. Un gioco onesto: riscrivere dal bordo, dai confini, strizzando un po’ l’occhio anche a Stoppard e a una certa drammaturgia inglese, e recuperando una tradizione teatrale, che sentono propria, dalla quale non si può prescindere.
Ne viene fuori un viaggio al limite dell’Amleto, in cui i vari problemi interpretativi diventano spunti per battute spesso anche esilaranti. Un viaggio che è anche un invito alla riflessione sulla “messa in scena”, su qualunque “messa in scena”.
Al centro della pièce due loschi figuri vengono interrogati su vicende poco chiare che ruotano intorno alla misteriosa morte di Rinaldo, il compagno di Laerte in Terra di Francia. Cosa c’è dietro quella morte? Cosa c’entra questo delitto con le vicende dell’Amleto? Le risposte segnano piste investigative che conducono in Norvegia, alla corte dell’ambizioso Fortebraccio, e poi a Elsinore, e poi di nuovo in Francia. Un diabolico complotto internazionale regge la storia del principe più famoso del mondo, di cui i due sicari sono, senza saperlo, importanti pedine.

Sacchi di sabbia
La compagnia, formata da Giovanni Guerrieri, Giulia Gallo, Vincenzo Iliano, Gabriele Carli e Andrea Pancioni, è un gruppo tosco-napoletano di “Comici dell’Arte”, formatosi a Pisa nel 1995, in occasione dell’apertura di alcuni spazi destinati a giovani gruppi teatrali. Il gruppo è oggi molto attivo sul piano pedagogico e altrettanto determinato nella reinvenzione di una scena popolare contemporanea. Nel ’96 debutta Riccardo III, Buckinghàm e a’ malafemmena, presentato nello stesso anno al Festival di Santarcangelo. Il gruppo realizza nel giugno del ‘99, in collaborazione con il Teatro Sant’Andrea, uno spettacolo itinerante per la città, Il Conte, Il santo e il Musico, da cui nasce Il teatrino di San Ranieri. Realizzano nell’agosto 2001, in collaborazione con l’associazione Evocava, l’evento spettacolo Marmocchio, ambientato in una cava di Marmo sulle Apuane, con la partecipazione di Carlo Monni. Orfeo. Il respiro debutta a Luglio 2002 al Festival di Santarcangelo. Lo spettacolo riceve una nomination al Premio UBU 2003. Nel 2003 la compagnia realizza g, spettacolo sulla “gravità” del quotidiano. Tràgos, che debutta nel luglio 2004 al Festival di Santarcangelo, rappresenta la sintesi e la chiusura di questo percorso sul quotidiano.
TRI-BOO
La parata
La Parata (1965) fa parte di un trittico di pièces che ha rivelato all’attenzione internazionale Loula Anagnostaki. Il testo inizia in maniera piuttosto tranquilla, per finire nella tragedia più cupa. Dopo che loro padre se n’è andato Zoì lavora a maglia e Aris, suo fratello, gioca con barchette e aereoplanini di carta. I due fratelli non escono di casa da un tempo indeterminato e Aris descrive a Zoì quello che vede fuori dalla finestra: una parata per una festa nazionale. Con lo scorrere del tempo la realtà esterna descritta da Aris sembra assumere connotazioni diverse e svelarsi per una terribile e sanguinosa esecuzione pubblica. La trama è apparentemente semplice, in realtà Anagnostaky vuol distruggere la realtà data e precostituita per far emergere l’incubo che rompe la regola, mettere in dubbio l’ordine. Mettendo in dubbio la realtà dà il diritto ai personaggi di costruirsi la propria e di distruggerla in ogni momento. La Parata è in bilico fra il ricordo del trauma indelebile della guerra civile e l’incubo premonitore della dittatura. E’ come se i due fratelli ricostituissero un rituale ossessivo che li riporta all’evocazione paranoica di ciò che li tiene segregati in casa, casa-bunker, casa-rifugio e fuga dal mondo esterno, casa dove si scatena l’immaginario e il ricordo, casa-prigione e casa luogo di torture. Aris e Zoì sembrano “giocare” con gli unici giochi che conoscono: la guerra, la tortura, la distruzione nella rievocazione di un padre che non c’è, ma che è la fonte dei sogni e degli incubi che si confondono e si integrano sempre più indissolubilmente con la realtà. I due fratelli rappresentano due modi diversi di reagire all’esterno, al politico, al sociale: da una parte l’immobilità di Zoì, che sembra animarsi soltanto in un ricordo falsato dai suoi sogni, dall’altra il movimento continuo di Aris, uccello impazzito in una gabbia troppo stretta, un movimento continuo che finisce per assomigliare all’immobilità della sorella, in un’impotenza di reazione che impedisce la catarsi finale.

TRI-BOO
Serena Mannelli
(1974) è diplomata alla scuola triennale Laboratorio Nove presso il Teatro della Limonaia. Ha curato la regia de Le crisalidi di David Harrower (2001), Dog House di Gina Moxley (2002), L’Esame di Andy Hamilton (2004) all’interno del Progetto Connections in collaborazione con il Royal National Theatre di Londra. Ha diretto 15 secondi di Francois Archambault rappresentato al Festival Intercity Paris (2000), La Parata di Loula Anagnostaki, presentato in prima nazionale al Festival Intercity Athena (2003).
Claudio Cirri
(1981) diplomato nel 2003 alla scuola di teatro Laboratorio Nove presso il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino (Fi), ha partecipato come attore negli spettacoli After Juliet di Sharman MacDonald e Noccioline di Fausto Paravidino, per la regia di Barbara Nativi, nell’ambito del progetto Connections in collaborazione col National Theatre di Londra. Nel 2003 ha preso parte come attore agli spettacoli La parata di Loula Anagnostaki per la regia di Serena Mannelli e Il pittore di madonne, o La nascita di un quadro di Michel-Marc Bouchard per la regia di Barbara Nativi. Nel 2004 collabora con la compagnia Virgilio Sieni nello spettacolo La casina dei biscotti. È tra i fondatori dell’Associazione Culturale Teatro Sotterraneo, che è entrata a far parte della Generazione Scenario 2005 col progetto 11/10 in apnea.
Irene Biancalani (1978) ha iniziato a lavorare in ambito teatrale, prima con la compagnia La Nuova Colonia, poi presso il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino. In questa sede ha frequentato il master Drama in scena e nel ruolo di attrice ha lavorato in molti spettacoli, tra i più importanti: La masticazione dei morti, diretto da Patrick Kermann, Cronache di giorni interi, di notti intere, diretto da Xavier Durringer, After Juliet, diretto da Barbara Nativi, La parata, diretto da Serena Mannelli.

Giovedì 7 dicembre

Ore 21.00

GOGMAGOG
Mangiare la luna

Parole Cristina Abati musica Massimo Fantoni con Cristina Abati e Massimo Fantoni
Un lavoro di ricerca sulla scrittura poetica originale e il rapporto fra musica e poesia sulla scena. Nasce dall’intreccio di musica, poesia, suono ed è un reading, un dialogo, un ascolto, un incontro, un gioco. Uno spettacolo dedicato al volo e al silenzio che brucia. C’è una bambina che corre nel mondo a raccontare la sua storia, ci sono mani nella terra, un inaspettato bosco, c’è il vortice che gira, a morsi la luna.

Ore 22.30

COSMESI
Mi spengo in assenza di mezzi

Progetto di Eva Geatti e Nicola Toffolini produzione Cosmesi e Sipario!
Vuoto inteso come assenza. Vuoto inteso come mancanza. Vuoto inteso come buio. Un fitto buio assoluto. Si decide di privilegiare i “soggetti” della messa in scena, dotandoli di sofisticati strumenti, oggetti ed indumenti, necessari per poter agire indisturbati nel buio, con consueta naturalezza. Un progetto visivo, non un lavoro da ascoltare e basta, nella progressiva sollecitazione dello spettatore, allertato dal disorientamento dell’oscurità forzata. Il teatro c’è ma non si vede.
CRISTINA ABATI / GOGMAGOG

Mangiare la luna

Mangiare la luna nasce da un percorso di ricerca sulla scrittura poetica originale e il rapporto fra musica e poesia sulla scena. Nasce dall’’intreccio di musica, poesia, suono, un reading, un dialogo, un ascolto, un incontro, fare delle cose insieme, un gioco. E’ uno spettacolo dedicato al volo e al silenzio che brucia, alle forme solitarie delle cose, all’occhi che ride. C’è una bambina che corre nel mondo a raccontare la sua storia,

Ufficio_Stampa

2006-11-29T00:00:00




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