Le recensioni di ateatro: Niente più niente al mondo

Regia di Paolo Pierazzini

Pubblicato il 22/04/2006 / di / ateatro n. 098

Quando l’ossessione per ciò che non si ha prende il posto dell’amore, quando la frustrazione soffoca la voglia di vivere. Quando non ci si sente più persone ma solo poveri consumatori destinati ad arrangiarsi, accontentarsi e sognare sogni morti. Quando nella mente umana accade tutto questo, tutto può accadere. Anche di uccidere la propria figlia sferrandole una decina di coltellate. “Niente più niente al mondo” racconta, in meno di un’ora, l’universo di questa follia. Massimo Carlotto ha scritto come sempre un testo forte, pensato apposta per il teatro e portato in scena giovedì 9 febbraio al Cinemateatro Lux di Pisa.

Francesca Censi interpreta una madre senza più anima né cuore cercando di darle un volto, una dignità. La regia di Paolo Pierazzini ricrea un’atmosfera claustrofobica e scarna, gelida e straziante come ogni frase del monologo della protagonista. Una sedia, una donna, le sue parole. Dietro di lei, le immagini velocizzate e al rallentatore della bocca e delle mani, muti primi piani che parlano una lingua familiare, quella della solitudine. Carlotto, che ha vissuto il carcere, affonda volentieri le mani nelle miserie umane, lasciando da parte vergogna e stereotipi. I suoi libri noir raccontano storie di “criminalità sostenibile” e violenza inaccettabile, storie dell’Italia moderna, reperibili sui giornali ogni giorno, e per questo ancor più raccapriccianti. “Niente più niente al mondo” racconta quello che tanti hanno già letto sui quotidiani e commentato guardando la Tv, magari davanti ad un fumante piatto di pasta: l’improvviso guizzo di follia di una donna che, senza una ragione apparente, uccide la figlia di 20 anni. Ma le mani di Carlotto non sono quelle frettolose di un giornalista e scavano, scavano, fino a trovare barattoli di salsa comprati al discount e pile di riviste di pettegolezzi, bottiglie di Vermut e vestiti scontati. Di questo è fatto il piccolo mondo della protagonista, furiosa con se stessa, col marito, con la figlia, con la vita stessa. Furiosa e triste, stanca, drasticamente sola. La sua lucida follia le regala un’anima mostruosa ed un bel po’ di sangue freddo: uccidere la figlia è quasi come uccidere se stessa, risparmiando alla sua “bambina” lo squallore della quotidianità.

Non ci sono giustificazioni né prese di posizione, i testi di Carlotto sono troppo attenti alla vita per cadere in trappole del genere. Lo spettatore riceve però un messaggio diretto, che fa gelare il sangue: il confine tra ciò che abbiamo e ciò che siamo è una condanna terrificante, cui è molto difficile sottrarsi. Le luci di Lulzim Progri e le immagini di Ugo Benconcini regalano alla scena preziosi suggerimenti di lettura e la canzone di Gino Paoli, che dà il titolo allo spettacolo, riecheggia tra le labbra della protagonista come una ninna nanna di morte. Il cielo in una stanza è una ricchezza per pochi. Una ricchezza dell’anima che a volte manca, coperta dall’intonaco impietoso del soffitto di casa, bianco e cieco. Niente più niente al mondo potrà trasformarlo in paradiso.

Niente più niente al mondo
Regia di Paolo Pierazzini
Scritto da Massimo Carlotto
Pisa, CinemaTeatroLux, 9 febbraio

Sara_Ficocelli

2006-04-22T00:00:00




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