Reality show con terrore: risorge a Milano il teatro di massa
L'esercitazione anti-terrorismo del 24 settembre coinvolge centinaia di attori e l'intera cittadinanza
Il bozzetto di Yuri Annenkov per Assalto al Palazzo d’Inverno (1920).
Il celebre regista Nikolaj Evreinov mise in scena lo spettacolo Assalto del Palazzo d’inverno con la collaborazione del regista Nikolaj Petrov e del critico teatrale Alexander Kugel, in occasione del terzo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.
Una delle rare immagini del più celebre spettacolo di massa post-rivoluzionario, Assalto al Palazzo d’Inverno (1920), che coinvolse 8000 attori, 500 musicisti e circa 100.000 spettatori. Anche Mussolini, qualche decennio dopo, fece un esperimento in questa direzione, con BL 19, che aveva per protagonista un camion dell’esercito.
L’artista Yuri Annenkov allestì due piattaforme collegate da un ponte ad arco, nella piazza antistante il Palazzo: i Bianchi? Erano sistemati su una piattaforma, i Rossi sull’altra. All’azione parteciparono circa 100.000 tra soldati e marinai, per combattere una seconda volta la battaglia del Palazzo d’Inverno tra Bianchi e Rossi. (Konstantin Rudnitsky, Russian and Soviet Theatre, Thames & Hudson, 1988, p. 44).
L’attacco simulato alla Stazione Nord di Milano (1985).
Alle 12 in punto avverranno i due simulati attacchi dinamitardi (con candelotti fumogeni) alla stazione delle ferrovie Nord di Cadorna: una sul Malpensa Express, la navetta di collegamento con l’aeroporto internazionale, l’altra alla fermata della linea 2 della metro. Per entrambi interverranno i reparti di tutte le forze dell’ordine, di soccorso e di protezione civile impegnati nell’operazione. Intanto, all’aeroporto di Linate, un finto terrorista metterà in atto il dirottamento di un autobus aeroportuale carico di passeggeri, per poi essere catturato dai reparti speciali del Gis dei carabinieri. (la Repubblica, 22 settembre 2005)
Una delle 230 comparse viene truccata in vista dell’esercitazione.
«Le simulazioni devono mettere alla prova nervi e stomaco dei soccorritori». Il film non può essere solo una sceneggiata. Deve sembrare vero, terribile. Lo sarà, grazie al lavoro dei 40 truccatori della Croce Rossa, artigiani specializzati in finte carneficine. Hanno un diploma. Studiano come i tecnici del cinema. E usano gli stessi prodotti, costosissimi. Venerdì mattina, giorno della prima esercitazione antiterrorismo d’Italia, lavoreranno divisi in due squadre. Una alla stazione Cadorna, l’altra venti metri sotto, nel mezzanino del metrò. Dovranno trasformare in morti e feriti circa 230 comparse. I figuranti, una volta sul set, cominceranno a recitare. «Devono comportarsi come farebbe una vittima - spiega Alberto Bruno, commissario provinciale della Croce Rossa - riprodurre anche le condizioni emotive dei feriti. Spesso quelli meno gravi, nella realtà, creano problemi, perché sono sotto choc e tendono a intralciare i soccorsi. È fondamentale che gli operatori si trovino davanti a una situazione quanto più possibile simile a quella che potrebbero affrontare in caso di un attentato reale». È una specialità mutuata dai tedeschi, quella dei truccatori. La Croce Rossa milanese diplomò il primo gruppo nel 1992. Li ha utilizzati in decine di esercitazioni, anche più complesse, per numero di feriti, rispetto alla simulazione di venerdì. Per addestramento, sono state ricreate scenografie perfette di terremoti, trombe d’aria, crolli di palazzi per fughe di gas, maxi incidenti stradali. Obiettivo: «Abituare i soccorritori a scenari di catastrofe continua Bruno e addestrarli al triage, la selezione dei feriti in base alla gravità, da suddividere in codici verdi, gialli, rossi. In situazioni critiche, con molte persone coinvolte, l’economia e l’ordine dei soccorsi diventa fondamentale». (Corriere della Sera, 22 settembre 2005)
Inizia il reality show del terrore.
Una specie di buffonesca corte dei miracoli: infermi, zoppi, mendicanti, segue una barella su cui giace un uomo di grande corporatura, coperto di piaghe e ferite, in punto di morte se non già cadavere. La miserevole processione, racconta un testimone fedele al re, entra nella Convenzione:
Scorgiamo il cadavere sulla barella, che i portatori dispongono al centro della sala, davanti al banco dei segretari. Là, messe a nudo le piaghe, un oratore prende la parola e pronuncia un discorso adatto alla circostanza, cercando di impietosire i deputati e il pubblico delle tribune; poi declama con furore uninvettiva contro Luigi XVI. Dopo questo infame intervento, i portatori, altrettanto disgustosi quanto lo stesso cadavere, alzano la barella e, procedendo piano piano, la depongono a un capo della sala, dove rimangono fermi per qualche istante, in modo da permettere sia ai deputati che al pubblico di osservare meglio, e gridano con voce lugubre: guardate! guardate!… Questa scena orribile, di cui non ho mai visto luguale, avviene nel più grande silenzio. Dopo aver attraversato la sala due volte lentamente, fermandosi ad ogni passo, i portatori sollevano infine il miserabile, coperto di false ferite, il disgustoso convoglio si ritira, esce dalla sala e comincia a percorrere le strade di Parigi per irritare gli animi del popolo contro lo sfortunato monarca. Portano questa specie di cadavere in tutti i quartieri e pronunciano ogni volta discorsi contro il re, mentre mostrano al pubblico il brigante mutilato
A voler dare completa fiducia a questo testimone, gli zoppi e gli infermi erano stati reclutati dai sanculotti tra i mendicanti dei faubourgs e lattore che faceva il morto era stato comprato con una forte somma di denaro: per rendere la scena verosimile gli avevano versato addosso soda caustica piagandogli il corpo. Date le simpatie monarchiche del testimone, non è improbabile che ci sia stata una certa malafede nel dipingere così crudeli i sanculotti del faubourg Saint-Antoine, famosi per la loro spregiudicatezza e la violenza. Più verosimilmente o si tratta di una scena molto ben recitata con attori ben truccati, oppure i sanculotti riuscirono a trascinare nella manifestazione di protesta i disoccupati e i mendicanti e magari utilizzarono un vero cadavere (il testimone sostiene di avere le prove che il cadavere era un uomo vivo con ferite provocate dalla soda caustica). La cosa non scandalizza, tanto più che esporre i cadaveri in pubblico, i morti di morte violenta con le ferite in mostra, sarà presto una moda.
(Fernando Mastropasqua, Le feste della Rivoluzione Francese 1790-1794, Mursia, Milano, 1976, pp. 26-7, a proposito della dimostrazione antimonarchica organizzata dai sanculotti del faubourg Saint-Antoine durante il processo del re nel dicembre 1792)
Larresto del finto terrorista.
’Per cinquantanni, le nazioni occidentali hanno tenuto i loro cittadini in uno stato di paura costante. La paura del diverso. La paura della guerra nucleare. La minaccia comunista. La Cortina di Ferro. Limpero del Male. E allinterno del blocco comunista, è avvenuto lo stesso, ma al contrario. La paura dellOccidente. Poi, improvvisamente, nellautunno del 1989, tutti finì. Sparì, svanì. Si volatilizzò. La cadura del Muro di Berlino ha lasciato un vuoto di paura. La natura aborre i vuoti. Qualcosa doveva riempirlo.’
Evans si accigliò. ‘Sta dicendo che lemergenza ambientale ha preso il posto della Guerra Fredda?’
‘E un dato di fatto. Naturalmente, ora ci sono il fondamentalismo radicale e il terrorismo post 11 settembre a spaventarci, e questi sono certamente motivi reali per cui aver paura, ma questo non è il punto. Il punto è che la paura ha sempre una causa. La causa può cambiare nel corso del tempo, ma la paura è sempre con noi. Prima del terrorismo, avevamo paura dell’inquinamento. Prima di questo c’era la minaccia comunista. Il punto è che malgrado la causa specifica della nostra paura possa cambiare, questa non ci abbandona mai. La paura pervade la società in ogni suo aspetto. Continuamente.’
(Michael Crichton, Stato di paura, Garzanti, Milano, 2005, p. 524-525)
Le telecamere della polizia al lavoro per documentare lo spettacolo del terrore.
Redazione_ateatro
2005-09-22T00:00:00
Tag: Judith Malina (28), Julian Beck (28), Living Theatre (39)
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