Le Buone Pratiche 2.1. Il teatro come servizio pubblico e come valore: lo spettacolo dal vivo tra economia, politica e cultura
Mira, Villa dei Leoni, 13-14 novembre 2005
Il teatro e in generale la cultura può ancora essere considerato ancora un servizio pubblico? Con quali modalità e criteri questa categoria può continuare a governare i rapporti tra la scena e la politica?
In altri termini, perché andiamo a teatro? Qual è oggi il valore del teatro? Con quali modalità questo valore può costituire un criterio per determinare il sostegno pubblico e privato al teatro?
Nel corso degli ultimi decenni il teatro in Italia, come in tutti i paesi europei, ha beneficiato di un fondamentale sostegno pubblico, sia dal governo centrale sia dagli enti locali, in varie forme e con motivazioni articolate anche se non sempre espresse con chiarezza. Molto meno sostanzioso è stato finora nel nostro paese lintervento dei privati: ed è curioso (e significativo) che nel quadro del loro impegno culturale le fondazioni bancarie e le industrie private abbiamo finora trascurato nella sostanza il teatro. Ferma restando lopportunità e la necessità di un finanziamento pubblico al teatro, ci pare che oggi vadano riconsiderate e ritrovate le ragioni profonde del sostegno allo spettacolo dal vivo da parte del pubblico e dei privati, e dunque vadano riequilibrati i criteri e le modalità di assegnazione dei finanziamenti.
Sono infatti in corso diversi cambiamenti di ampio respiro che è inutile e sciocco ignorare. E possibile indicare, in maniera molto generica e come primo spunto di riflessione, alcuni snodi fondamentali:
– la ridefinizione del ruolo del teatro (e in generale dei valori umanistici) allinterno del sistema culturale e nella mediasfera, anche in considerazione dellimpatto di nuovi media;
– la ricerca di forme espressive, ma anche produttive e organizzative, che superino le barriere tra i diversi generi e le diverse arti, imponendo una riflessione di carattere generale sullo statuto del teatro;
– di conseguenza, una diversa frammentazione del pubblico del teatro e dello spettacolo dal vivo, che suggerisce anche diversi metodi di contatto e di coinvolgimento, sia sul versante della promozione sia su quello delle modalità di fruizione dellevento da parte dello spettatore;
– il ripensamento del welfare e del concetto stesso di servizio pubblico, che investe anche il sostegno alla cultura, in un quadro che vede una generale diminuzione delle risorse pubbliche;
– le recenti acquisizioni nel campo delleconomia della cultura, che impongono una revisione dei criteri di gestione delle imprese culturali;
– limpatto della globalizzazione su un versante della cultura legato a un aspetto per sua natura locale (per lingua, tradizioni, destinatari) come il teatro;
– in Italia, il passaggio di una serie di competenze in materia di spettacolo dallo Stato alle regioni, e dunque la ridefinizione del rapporto tra governo centrale ed enti locali; e in prospettiva la spinta verso un riequilibro territoriale delle attività di spettacolo dal vivo, e relative sovvenzioni;
– sul versante europeo, dopo un decennio di tentativi non del tutto riusciti (sia sul fronte dei grandi festival-vetrina della cultura europea sia sul versante della formazione), si avverte la necessità di una politica convinta e incisiva a favore della cultura, con reperimento e riequilibrio delle risorse destinate al settore, e si avverte di conseguenza la necessità di definire nuovi criteri di distribuzione delle medesime.
In questo scenario, la nozione di servizio pubblico può essere ancora unutile bussola, ma probabilmente non è più sufficiente. Alcuni artisti e studiosi propongono di affiancare o sostituire questo tradizionale approccio con un altro, che ponga al centro della riflessione e della valutazione il concetto di valore.
Un primo problema è che il termine valore ha significati e implicazioni diverse a seconda degli ambiti in cui viene usato, anche rispetto al teatro.
In ambito economico, il valore indica la redditività di un investimento.
In ambito politico, il termine si riferisce a quellinsieme di idealità, punti di riferimento collettivi, aspirazioni morali, progettualità condivisi da una società.
In ambito artistico, il valore misura leccellenza estetica delle opere.
Come è evidente, le implicazioni in questi tre ambiti del termine valore, anche applicato al teatro (e in genere allo spettacolo dal vivo), sono diverse e non sempre necessariamente convergenti.
A Mira cercheremo di capire se questi tre approcci sono validi e fecondi, e se nel loro insieme possono offrire elementi e metodi che possano tradursi in metodi di valutazione dellinvestimento in cultura; e se e come possono integrarsi allidea di cultura come servizio pubblico.
Per raggiungere questi obiettivi, non vogliamo coinvolgere solo teatranti, operatori e studiosi (e in generale persone interessate primariamente allo specifico teatrale), ma anche personalità della cultura, della politica, delleconomia e in generale della società che possano dare un costruttivo contributo alla discussione. Perché, ne siamo convinti, i problemi del teatro non riguardano solo il teatro e i teatranti, ma lintera società. Non si tratta solo di questioni tecniche, che gli addetti ai lavori e gli esperti possono risolvere in separata sede, ma di problemi che investono lintero ambito sociale e culturale e che dunque riguardano tutti noi.
E abbiamo anche lo sponsor!!!
Franco_D’Ippolito,_Mimma_Gallina_e_Oliviero_Ponte_di_Pino
2005-08-22T00:00:00
Tag: teatro pubblico (17)
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