Opere d’arte totali
Una intervista a Paolo Consorti
E’ aperta fino al 26 febbraio, alla Galerie sphn di Berlino la mostra Inferno di Paolo Consorti. Attualmente l’artista – la cui opera può certamente interessare chi si occupa di teatro – è al lavoro su una personale a Milano (di cui ateatro darà certamente notizia).
Paolo Consorti è nato nel 1964 a San Benedetto del Tronto. Le sue opere possono ricordare sia le visionarie allucinazioni di Hyeronimus Bosch sia gli esasperati travestitismi di Matthew Barney. Ma a caratterizzrali è anche quella che nei suoi Saggi critici Roland Barthes definiva “teatrlità”, ovvero “il teatro senza il testo”.
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Paolo Consorti, Eden, 2004.
I suoi lavori ricordano spesso una scena teatrale: nella costruzione dello spazio, con fondali che hanno spesso un grande impatto scenografico, nella disposizione delle figure in questo spazio, nellidentificazione di veri e propri personaggi, con costumi fortemente caratterizzati, che portano a volte a ipotizzare una dialettica personaggio-coro; nel suggerire una dinamica dellazione che queste figure-attori paiono svolgere. Questa «teatralità» del suo lavoro, questo sapere registico, è consapevolmente ricercata o è per così dire il sottoprodotto di un percorso artistico che ha unaltra genesi?
Nel mio lavoro tutti gli elementi sono forzati, tesi fino alle loro estremità, ma posti su una piattaforma che si contiene in un equilibrio. Questo equilibrio per me è spettacolo, seduzione, coinvolgimento
e deve essere vibrante, denso.
Non credo che la pittura, la fotografia, la body art, o il teatro, esistano per sé stessi; tutte le discipline hanno i loro linguaggi, ma questi vengono contraddetti e smentiti, ignorati, o al contrario ripresi e contaminati dalle successive sperimentazioni.
Non ritengo nessun linguaggio assoluto, ed è per questo che nella mia arte mi muovo per il risultato e non per rendere assoluti i mezzi.
Allora dipingo senza voler essere pittore, e così fotografo, scolpisco, realizzo fondali, creo e muovo i personaggi, racconto una storia
ma non sono fotografo, scultore, scenografo, regista, scrittore; sono un artista che per realizzare ciò che ha immaginato ha bisogno di tutto. Dunque non cerco in modo programmatico connessioni specifiche con il teatro, ma mi interessano molto nella misura in cui lavorare sui personaggi, creare scene, muovere masse o isolare singoli, sono operazioni che mi consentono di comunicare in modo più forte.
Per quanto riguarda il mio background credo che una certa vicinanza con il teatro mi derivi da un rapporto indiretto, e per me molto forte, che è quello con la storia dellarte, italiana in modo particolare, a conferma che le discipline si sovrappongono ed hanno punti di tangenza. Pensiamo alla pittura barocca, allarticolata costruzione della scena, al modo di collocare I personaggi e farli interagire. Cito Bernini, per la sua capacità di far fluire pittura, scultura e architettura in ununica visione e Caravaggio, per la sua capacità di dare forza al gesto e di essenzializzare la scena. E questa la cultura che mi porto dietro e da cui sono partito, di cui conservo alcuni elementi mantenendo comunque un atteggiamento rispetto ad essa che non vuole essere in alcun modo citazionista.
Quello che mi interessa sono i sentimenti delle persone, le loro attitudini e i comportamenti.
E molto interessante la sua osservazione della dialettica personaggio-coro che emerge in alcune scene. Le masse nel mio lavoro sono un modo per sottolineare unidentità collettiva, un riconoscersi in un agire, in una scelta, o in una debolezza. Quando invece emerge un personaggio singolo questo è o un modo per sottolineare maggiormente una tensione in cui riconoscersi, o al contrario, una presenza a sé, un soggetto che osserva, quasi fosse una coscienza autonoma. La funzione di questi personaggi è quella di osservare, sono come uno sguardo interno alla scena che probabilmente rafforza il senso di spettacolo e teatralità.
Paolo Consorti, I traditori, 2004.
Qual è il suo rapporto con il teatro? Ha avuto un ruolo nella sua formazione? Lo frequenta abitualmente?
Mi affascina molto il teatro e confesso di sentire spesso il bisogno di scoprirlo meglio. Nella mia formazione è stato un incontro mediato dal linguaggio della pittura, dalla lettura di alcuni testi e da una passione per lopera che in un certo periodo mi ha coinvolto molto. Penso a Richard Wagner, al teatro di Bayreuth, e a quella sua idea di opera darte totale, che mi ha molto affascinato e che ha dato tanto anche alla cultura del Novecento.
Paolo Consorti, Mediterraneo, 2003.
Come lavora alla produzione di unopera? Utilizza modelli dal vivo? Ricostruisce nella realtà lo spazio scenico-pittorico?
Ci sono varie fasi di costruzione prima di arrivare allimmagine finale. Dopo aver messo a punto un progetto coinvolgo dei modelli, che possono essere amici e professionisti, vengono truccati e abbigliati secondo il loro ruolo, cè una fase di preparazione in cui discuto con loro per arrivare a centrare lazione. I personaggi sono fotografati singolarmente o in gruppo.
Unaltra operazione è quella di costruire gli spazi. Lo faccio attraverso piccole sculture e fondali dipinti che fotografo e trasporto su supporto digitale.
Poi lelaborazione elettronica e il trasferimento su tela, dove intervengo anche manualmente.
Paolo Consorti, Purification, 2003.
Nel suo lavoro utilizza tecnologie elettroniche?
Lelaborazione elettronica e la stampa digitale sono passaggi importanti nel mio lavoro. Sono tecnologie di cui mi avvalgo da pittore; infatti non ho mai deciso di abbandonare la tela ma ho scelto di operare su di essa fondendo tecnologia e manualità in un risultato diverso dalla pittura pura e dalla fotografia.
Per me è un modo nuovo di fare pittura, lavorare solo con il pennello sarebbe anacronistico rispetto a quello che intendo realizzare e rispetto alle procedure che impiego.
Paolo Consorti, The truth, 2004.
Ha mai lavorato come scenografo?
Ho avuto una breve esperienza come scenografo per il cinema subito dopo gli anni dellAccademia. Non erano produzioni importanti ma è stata unesperienza che mi ha avviato verso realizzazioni concrete. Lincontro più entusiasmante è stato comunque quello con Sergej Bondarciuck, nato da una cooperazione italo-russa per un progetto, mai realizzato, sulla Divina Commedia.
Anche se quel lavoro, per la sua complessità, si è poi fermato, tutto quello che ho disegnato e progettato è rientrato in modo molto evidente nel mio percorso successivo, sia per quanto riguarda la concezione degli spazi, che per quel misto tra realismo trecentesco e immaginazione surreale che Dante ha saputo miscelare in modo straordinario.
La Divina Commedia è stata per me una grande passione e continua a esserlo ancora oggi; trovo attuale il mondo dei gironi, mi ricorda in qualche modo lumanità libera e imprigionata di internet che per me è una fonte inesauribile di ispirazione.
Paolo Consorti, Trittico, 2005.
Le personali di Paolo Consorti
2004
Paolo Consorti, Gas Art Gallery, Turin
2003 Il Ponte Contemporanea, Rome
2002
Marella Arte Contemporanea, Milan
2001
Cartiere Vannucci, Milan
Galleria Nuova Artesegno, Udine
2000
Studio Ercolani, Bologna
Il Ponte Contemporanea, Rome
1999
Galleria Romberg, Latina
MAC Gallery, Minneapolis, USA
1998
Galleria L’Ariete, Bologna
Landrostei Pinneberg, Hamburg
Kunstverein Friedrichstadt, Berlin
Altermatt Gallery, Springfield, USA
1997
Space J.F.K., New York
1996
Southwest University, Marshall, USA
1995
Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea, Università La Sapienza, Rome
1993
Università Cattolica, Milan
Dai Ichi Gallery, Tokyo
1992
Palazzo Ducale, Urbino
Si ringraziano Galleria Marconi e Gloria Gradassi.
Oliviero_Ponte_di_Pino
2005-02-15T00:00:00
Tag: ConsortiPaolo (2)
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