Libri & altro: la prima monografia italiana su Robert Lepage
Anna Maria Monteverdi, Il teatro di Robert Lepage, pref. di O. Ponte di Pino, Pisa, BFS, 2004, pp. 159, 15.00
Esce in Italia la prima monografia su Robert Lepage, uno dei maestri della regia contemporanea. Canadese (Québec City, 1957), formatosi alla scuola di Lecoq, si è fatto conoscere in Europa con spettacoli di alto rigore stilistico e di innovativa ricerca tecnologica, come La trilogie des dragons, Polygraphe, Les aiguilles et lopium, La face cachée de la Lune. Anna Maria Monteverdi, che ha potuto accedere ai materiali darchivio conservati a Québec nella sede di Ex Machina e seguire la produzione di spettacoli a Montréal, gli dedica questo volume che ne tratteggia la complessa personalità e ricostruisce il multiforme itinerario della sua ricerca visiva, mettendone in rilievo sensi ed esiti. In tale ritratto puntuale della sua attività, nel quale lautrice non trascura il milieu del teatro contemporaneo del Quebec né lispirazione sostenuta dalla conoscenza delle tradizioni sceniche europee (mimica, scenotecnica, improvvisazione, ecc.), emerge il ruolo fondamentale che Lepage riveste nella ricerca teatrale dopo la seconda avanguardia novecentesca, che ha avuto per protagonisti il Living, Grotowski, Brook, Wilson.
Il teatro di Lepage viene così a diritto inserito nella feconda dialettica del nuovo teatro, per le soluzioni originali e ancor più le prospettive che inaugura riguardo i molteplici piani della invenzione, dalla scrittura scenica alla recitazione, dalla illuminotecnica alla tecnologia di scena. Particolare attenzione dedica lo studio alla macchina scenica per La face cachée de la Lune e alle metamorfosi della scena per Elseneur. Ne risulta indubbiamente un saggio storico sul nostro più recente teatro ma anche una discussione critica riguardo i più incalzanti problemi tecnico-formali della nuova scena.
A ragione rileva Oliviero Ponte di Pino nella Prefazione che largomentazione di Anna Maria Monteverdi fa piazza pulita di alcuni fuorvianti luoghi comuni, riconducendo luso della tecnologia alle origini del teatro, alla maschera, e dunque allessenza profonda del fatto teatrale, alla sua dimensione rituale. Si leggano i capitoli dedicati allattore-specchio-macchina, allarte veicolo, al teatro-immagine, ai legami con il cinema, alla creazione infinita: La realizzazione – nota lautrice – è dunque sempre provvisoria per definizione. Lopera è sempre un non finito, lo spettacolo è sempre una questione di spazio e di tempo: quando è stata fatta e dove è stata fatta. Questo significa che anche dopo la prima presentazione pubblica la forma dello spettacolo continua a modificarsi, si evolve con le nuove idee, con motivi e con tematiche con cui lautore viene in contatto. La forma, come affermava Carlo Ludovico Ragghianti in riferimento a ogni manifestazione del linguaggio visivo, si identifica col suo processo costruttivo.
Riguardo lacceso dibattito intorno alla tecnologia a teatro, di particolare interesse il capitolo: La tecnologia è la reinvenzione del fuoco, nel quale, facendo propria una immagine dello stesso Lepage, lautrice affronta il problema delluso delle macchine a teatro secondo una originale prospettiva che ampia lorizzonte della discussione, il più delle volte confinato nella esaltazione o denigrazione delle attuali sperimentazioni. Lo sguardo si rivolge indietro alle origini del teatro e invita a riflettere sulle contaminazioni che la poetica della macchina scenica produsse nel Nocevento. E, ricordando in particolare E. G. Craig, richiama la funzione che la luce da sempre ha avuto nella storia del teatro, dalla pietra ad arte levigata che proiettava ombre narranti se sapientemente illuminata dal fuoco agli accecanti bagliori dei moderni generatori. Lepage pone la tecnologia in stretta relazione con una comunità di uomini che si ritrova a teatro: Allinizio del teatro egli dice molti secoli fa, lattore parlava, davanti a lui cera il fuoco e dietro lombra
Il fuoco è stato rimpiazzato dalla tecnologia, ma la gente viene ancora a teatro a sedersi intorno al fuoco
Io devo reinventare lutilizzo del fuoco ogni volta. La macchina, a teatro, invece di togliere umanità alluomo è ciò che gli permette di riconquistare la dimensione perduta nelluso inconsulto e maniacale delle macchine del vivere quotidiano, che isolano ma non radunano, che distruggono memoria e narcotizzano. Di nuovo, come per Artaud, per Beck, per Craig, il teatro, anche per mezzo della sua tecnologia, si pone come la casa delluomo dalla quale è stato allontanato e alla quale inevitabilmente sente di dover tornare.
Il libro, oltre a essere corredato di aggiornate biblio-teatrografie, per la prima volta approntate per Robert Lepage, riporta in appendice lilluminante intervista fatta dallautrice allo scenografo, Carl Fillon, che illustra il metodo di lavoro del regista e della sua équipe, dalla idea alla realizzazione e, infine, alla produzione dello spettacolo. Dunque il volume è anche uno strumento utile per quanti, docenti e studenti, ma anche teatranti, vogliano accostarsi a un teatro in cui la terribile e incomprensibile realtà del nostro tempo sia inseparabilmente unita ai dettagli insignificanti delle nostre vite quotidiane, come ha detto del teatro di Lepage Peter Brook, occhieggiante dalla quarta di copertina.
Anna Maria Monteverdi, Il teatro di Robert Lepage, pref. di O. Ponte di Pino, Pisa, BFS, 2004, pp. 159, 15.00.
Fernando_Mastropasqua
2005-01-29T00:00:00
Tag: Robert Lepage (26)
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