La scommessa di «Ubu Settete»

Cronaca di una pratica (buona?)

Pubblicato il 18/12/2004 / di / ateatro n. #BP2004 , 078

IL PROGETTO
«Ubu Settete»
è una fanzine teatrale, ma è anche una “rete”, un circuito teatrale informale fondato da alcuni collettivi romani. Circuito fatto di eventi, relazioni e reciproche collaborazioni che da qualche anno si propone di portare alla luce e valorizzare quell’area marginale e “abusiva” del teatro romano, area fatta di professionismo a metà, di autoproduzioni coraggiose che sondano le dimensioni della “ricerca”, della nuova drammaturgia, del teatro civile.

I FATTI
«Ubu Settete»
muove i primi passi a Roma all’’inizio del 2003. In principio c’è la “semplice” reciproca conoscenza che, trattandosi di teatro, si concretizza nell’assistere ai rispettivi lavori e nel confrontare le rispettive idee, poetiche, estetiche, condizioni, ecc. Non c’è ancora la chiarezza sul da farsi, ma c’è subito la coscienza di condividere una peculiare condizione marginale costituita da: l’essere giovani e praticamente sconosciuti; il sentirsi “professionali”, assolutamente non amatoriali ma, contemporaneamente, l’essere esclusi da qualunque circuito “ufficiale”; il sentire la propria vocazione teatrale in termini di progetto artistico personale da sviluppare, far crescere, portare avanti a prescindere dai riscontri di pubblico e di critica. Il nucleo originario di questo progetto è fatto da tre compagnie: Circo Bordeaux, amnesiA vivacE, OlivieriRavelli_Teatro.
A marzo del 2003 «Ubu Cheese» al Blue Cheese Factory (Roma Ostiense) è il primo atto ufficiale: alle tre compagnie originarie si affiancano Residui Teatro e Ygramul LeMilleMolte (più una ospite da Genova) dando vita a tre giorni di rassegna, 6 spettacoli, circa 250 spettatori.
Pochi mesi dopo nasce l’idea di produrre una fanzine, un “foglio” autogestito di critica e cultura teatrale da distribuire gratuitamente presso i teatri romani. A fine luglio 2003 la registrazione ufficiale al Tribunale di Roma e ad ottobre 2003 il primo numero: «Ubu Settete» – periodico autogestito di critica e cultura teatrale è nato.
Contemporaneamente all’uscita del primo numero arriva la rassegna n° 2 al teatro di Villa Lazzaroni (Roma Appio): Ubu Settete! Fiera Autogestita di Alterità Teatrali. Alle 5 compagnie della prima rassegna si affiancano LABit, Stradevarie, Mungodream: in totale 8 compagnie (tutte romane) per 16 spettacoli (più 2 concerti) in cinque giorni di rassegna; circa 400 spettatori.
A gennaio del 2004 esce il n° 2 della fanzine nel definitivo formato a 8 pagine. «Ubu Settete» diventa ospite fissa del portale www.dramma.it (con i vari numeri in versioni digitali scaricabili).
Il n° 3 esce a maggio 2004. Viene composta una redazione con i rappresentanti di 4 compagnie: LABit, OlivieriRavelli_Teatro, amnesiA vivacE, Circo Bordeaux.
Il n° 4 (anno 2 numero 1) esce a novembre 2004. Contemporaneamente, Ubu Settete produce la sua terza rassegna (al Rialto Sant’Ambrogio, Roma, Centro storico): Ubu Settete! Terza fiera di Alterità Teatrali Romane. Le compagnie partecipanti sono 9: le vecchie amnesiA vivacE, Circo Bordeaux, LABit, OlivieriRavelli_Teatro, Stradevarie, Residui Teatro, Ygramul LeMilleMolte, più le nuove ct Gramigna e Teatro riflesso… in movimento. 5 giorni di rassegna, 15 spettacoli, circa 450 spettatori.

I RISULTATI
Tanto lavoro, soldi anticipati che non sempre ritornano, abbondante stress, buona presenza di pubblico, due o tre critiche sui giornali, un invito ad “andare avanti sempre più cattivi”, un regista che minaccia uno di noi perché il suo spettacolo era stato stroncato nel 3° numero della fanzine. Il resto è silenzio.

LE RIFLESSIONI
«Ubu Settete»
è una buona pratica? Difficile dirlo… dipende anche dagli obiettivi che uno si prefigge. Tra noi c’è un po’ di tutto, c’è chi “morde il freno” e vorrebbe urlare la propria esistenza a tutto il mondo, chi si contenta della piccola visibilità raggiunta, chi aspira al salto di livello, chi si compiace di essere un “ghettizzato”. Certamente è un’esperienza che ci ha dato molto a livello umano e professionale ma, visti i risultati, non possiamo non chiederci se valga la pena continuare. Siamo nella fase di chi non si aspetta assolutamente nulla né dai politici (ETI) né dai critici: disillusi, che è il modo migliore per non restar delusi. Di una cosa, però, siamo certi: data la situazione nazionale (su cui è inutile sprecare ancora parole), o si va alla cerca di un buon referente politico (e si mettono in scena quei bei drammetti borghesi che piacciono a tutti), oppure non c’è alternativa all’unione, al farsi “rete”, al costituirsi “scena”; isolarsi equivale al suicidio. Un po’ come nel pari pascaliano, «Ubu Settete» è una scommessa più conveniente.

Redazione_di_«Ubu_Settete»

2004-12-18T00:00:00




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