Le recensioni di “ateatro”: Apparizioni

di Alfonso Santagata

Pubblicato il 20/07/2003 / di / ateatro n. 055

Da anni Alfonso Santagata esplora la tragedia greca (così come il suo ex socio Claudio Morganti sta lavorando su Shakespeare). Nel suo teatro d’attore il presupposto è che le passioni estreme evocate da Eschilo, Sofocle ed Euripide, nella loro esplosiva potenza, possano fornire un trampolino ottimale per il lavoro dell’attore. E se teniamo presente che per Santagata il lavoro sull’attore presuppone per prima cosa uno scavo, un assottigliamento fino al nucleo centrale dell’ossessione – e dunque della verità – del personaggio, i grandi eroi tragici, ridotti ai loro sentimenti elementari di amore e tradimento, vendetta e follia, rappresentano un perfetto trampolino di lancio. Allo stesso tempo quelle tragedie familiari possano far risuonare degli echi dell’attualità e della attuale cronaca nera.
Con alcuni spettacoli itineranti – come questo Apparizioni, liberamente ispirato al ciclo degli Atridi e riallestito in diverse manifestazioni estive, come Da vicino nessuno è normale all’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano – questa ricerca di verità ed essenzialità, più che esplorata nel lavoro d’attore, viene proiettata sul pubblico, in uno spettacolo-esperienza che si snoda nelle oscurità della notte. Il ciclo eschileo è ridotto ad alcuni frammenti che gli spettatori colgono nel corso di uno itinerario che è insieme la scoperta di uno spazio di cui enfatizzare le qualità evocative (come per esempio l’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini a Milano). Sono brevi flash che nell’arco di un’ora condensano una mezza dozzina di situazioni, o meglio i punti forti della tragedia: in sostanza, dopo un prologo affidato a un indovino-profeta che ammonisce il pubblico sulla natura degli dei, l’omicidio rusticano di Agamennone, la danza profetica (ma di maniera) di Cassandra, il matricidio da parte di Oreste ed Elettra, e l’ultimo saluto dei due fratelli, portavoce di un nuovo ordine certamente diverso dal precedente ma non per questo migliore.

 

L’’operazione implica una serie di radicali semplificazioni: ogni sviluppo psicologico resta escluso, a favore di apparizione che hanno il fascino del mistero; la riflessione politico-filosofica si riduce a qualche accenno all’attualità. La comunicazione che passa dunque più per allusioni che per analisi, più per immagini che per emozioni: abbaglia sull’immediato con le sue suggestioni, poi lascia un senso di incompiutezza e infine continua a lavorare nel profondo, nel corso del tempo.

Apparizioni
ideazione e regia Alfonso Santagata
con Rossana Gay, Johnny Lodi, Francesco Pennacchia, Massimiliano Poli
Milano, «Da vicino nessuno è normale», all’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano

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