Al lavoro con Rodrigo García

Il diario dell'allestimento di Historia de Ronald el payaso de McDonald (La Storia di Ronald il pagliaccio del McDonald) a Intercity

Pubblicato il 20/07/2003 / di / ateatro n. 055

Il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino ha accolto con entusiasmo e ammirazione l’ultimo guizzo artistico dell’autore e regista ispano-argentino Rodrigo García. Ospite dell’ultima edizione del Festival Intercity, anticipata quest’anno a giugno, e appena conclusa, è stata proprio la Carniceria Teatro, compagnia teatrale fondata da García nel 1989. Dal festival delle Colline di Torino, dove ha presentato After Sun, pièce con la quale la compagnia ha calcato già diversi scenari europei, a Sesto per presentare al pubblico fiorentino la Historia de Ronald el payaso de McDonald (La Storia di Ronald il pagliaccio del Mcdonald). Prima assoluta in Italia, dopo aver già riempito per diverse settimane la sala Cuarta Pared di Madrid, scenario nel quale la compagnia è solita presentare le sue nuove creazioni al pubblico e alla critica nazionali, anche nelle due giornate di Sesto Rodrigo ha fatto il tutto esaurito.
Ho avuto la fortuna e il piacere di lavorare per una settimana a fianco di un gruppo espansivo, eterogeneo, vivace che, per l’occasione, ha unito, attori e tecnici con alle spalle esperienze diverse ma profondamente convinti della validità e della forza di questo “teatro diferente”, che García pensa, scrive e disegna sulla scena. Ecco come è maturata quest’esperienza collettiva di cui mi sono sentito parte.

16 giugno.
Madrid-Valencia-Belgio-Francia-Canadà-Svizzera-Italia-Svizzera-Francia e ancora Italia. Rodrigo García e la Carniceria, si fermano solo davanti a un buon piatto di tortelli alle noci e rucola. Per ridisegnare l’ultimo piano di lavoro sulle tovagliette che riportano la via Dante Alighieri. Si parla già del prossimo appuntamento: il Festival di Avignone. Siamo a Sesto Fiorentino e nel primo week-end d’estate andrà in scena, al Teatro della Limonaia, in prima nazionale, l’ultimo lavoro dell’esuberante autore e regista ispano-argentino: La istoria de Ronald el payaso de Mc Donald. Rodrigo non la smette di dire che è emozionato. Ritorna a Sesto dopo nove anni, un paesino di cui ricorda ancora il bar dell’aperitivo serale e il parrucchiere dove si era recato per un taglio decisamente estivo. Ricorda l’ospitalità di Silvano Panichi, che gli aveva offerto vitto e alloggio, quell’afa insopportabile della Limonaia, che nemmeno quest’anno gli darà tregua. Ogni tanto si estranea, sposta il suo pensiero a quella prima esaltante esperienza creativa, quando non ancora trentenne, aveva scritto e rappresentato quel Patè di ragazza, in spagnolo Notas de cocina, con gli attori della Limonaia. É subito a suo agio davanti a un bicchiere di rosso e a una bistecca di maiale. È contento di Torino, dove hanno appena rappresentato After Sun ma dice che il pubblico era un po’ “soso”, letteralmente “insipido”. Juan, che lavora con Rodrigo ormai da cinque anni, è silenzioso, posato, sembra fermarsi sulle cose un attimo più degli altri. Non è è il solito attore estroverso e spigliato. Ha addosso la discrezione e l’umiltà di chi il suo lavoro lo fa con passione e professionalità. Alex, il suo giovane tecnico francese, aggregatosi al gruppo da qualche mese, è invece frenetico, assorbe, parla con un forte accento francese, sfoglia anche a tavola la sua grammatica italiana. Tre ritmi totalmente distinti amalgamati in un’unica passione, quella per un “certo teatro”. Rodrigo è estroverso fa amicizia con tutti persino con un cagnone che coccola a lungo. E le due ore che trascorro con loro volano. Sono desto, vigile. Ascolto, domando, mi intrometto. Voglio capire sentire, vedere. Si parla di pesce, delle Asturie, regione bellissima del nord della Spagna dove Rodrigo vive quando non è in viaggio, ma si parla anche della compagnia che non ha una propria sede – “En los últimos dos años es el avión nuestro lugar de ensayos” (negli ultimi dieci anni è l’aereo la sede delle nostre prove) -, di Torino, delle gelaterie e delle bilance. Si parla dell’indomani… si parla. Rodrigo serve il vino a tutti. Si sente di casa. Si arriva all’albergo. Per qualche minuto Rodrigo è in estasi. Continua a ripetere “Esto es una pasada, tio” “è proprio una figata qui!” A domani allora… “Mañana màs”!

17 giugno
Arrivo in teatro nel pomeriggio. Rodrigo non c’è. Alex vigila il montaggio della sua installazione, studia l’italiano. Lavora con García da novembre, sta imparando, mi dice. Sta crescendo. Nel pomeriggio un forte nubifragio si abbatte su Sesto allagando il giardino antistante al teatro. Barbara Nativi, direttrice artistica del Festival teme, per due ore si ferma tutto. Poi arriva Diego con la mitica “furgoneta” e tutto il materiale di scena direttamente da Madrid. Ma è già ora di andare a cena. È li che Rivedo Juan, uno dei tre attori, e Rodrigo. La mia giornata finisce qui. Li lascio davanti a un buon piatto di pasta alla amatriciana.

18 giugno
Rodrigo è rimasto anche oggi in albergo. Sta organizzando le prossime tappe di questo interminabile peregrinare della Carniceria, lottando per ricevere dei contributi dall’INAEM (Istituto nazionale delle Arti Performative e Musicali). Un lavoro che non gli piace molto. Lo stanca, gli toglie un sacco di energie, ma dice che nel gazebo del giardino dell’hotel si lavora bene. Uno dei pochi posti dove sta al fresco. È rilassato quando lo vedo, anche se mi dice che il caldo lo tormenta, non lo fa dormire. Sono già le cinque del pomeriggio. Nel frattempo io e Juan stiamo preparando i sottotitoli dello spettacolo. Juan è un ragazzo di quarantatre anni. Limpido, deciso, una presenza forte ma discreta. C’è feeling, si ride, si fanno commenti, si lavora. Alex ha già preso confidenza con l’ambiente. A Torino si è innamorato e gli si vede in faccia. In teatro si muove con leggerezza, familiarità e discrezione. Chiede, poi ringrazia sempre. Mi racconta i suoi progetti, le sue ultime esperienze con la Carniceria. Juan è ormai un veterano. Lavora con Rodrigo da quattro anni ed è con Patricia Lamas il più presente nelle sue creazioni. Condivide con lui questo teatro di immagini suoni, parole, tematiche sociali, intriso di energia. Un teatro critico, ironico, dissacrante, irriverente, così umano da sfiorare l’animalità, così vivo che è già due notti che lo sogno a occhi aperti. Un racconto tempestato di riferimenti estrapolati da una realtà così visibile, che nessuno si rende conto di esservi effettivamente parte. Lui ci mette davanti a ciò che non vogliamo credere possa circondarci, prenderci alle spalle, di sorpresa, farci soffrire. Ci invita a stare in guardia da tutto e da tutti quelli che ci possono imbrogliare, con l’onestà e la schiettezza di chi questo lavoro lo fa perché crede ancora nelle sue pulsioni, asseconda con sincerità i suoi impulsi creativi. Evviva l’arte per l’arte. … Il momento più bello e sereno della giornata è l’aperitivo: un panino alla salciccia diviso in tre e gustato di fronte allo stadio di Firenze. Rodrigo mi fa prendere un spavento quando vede questo chiosco in prossimità di un incrocio. Balza giù dalla macchina e come un ragazzino grida di gioia. Parliamo di calcio. Lui lo guarda per rilassarsi. Allo stadio ci va due o tre volte all’anno. Lì si carica, “se la pasa de puta madre!” Più tardi a cena c’è anche Carlos Marquerie, il direttore tecnico della compagnia, appena atterrato a Firenze. Ci dice che il presidente del Real Madrid ha comprato Beckamp con i soldi della sua impresa di costruzioni che si occupa di “ricostruire l’Iraq”. Nuovo materiale per Rodrigo: c’è da scommetterci. Ci saziamo di chiacchiere… “Mañana mas”!

19 giugno
Appuntamento con Juan. Sono le undici. Alle undici e due minuti arriva. Rodrigo è già tornato in albergo a sbrigare le sue faccende burocratiche e artistiche. La Limonaia è isolata dal mondo. Telefoni e Internet sono fuori uso. Ma Juan e io riprendiamo a lavorare sui sottotitoli. Simuliamo una rappresentazione. Pian piano acquisto confidenza con power point e con la velocità e il ritmo della sua voce. Alex è alle prese con i filtri dei fuochi e a predisporre il materiale arrivato da Barcellona. Carlos lavora sul suo portatile dirigendo i tecnici per il montaggio delle luci. In ufficio c’è molta agitazione. Il pomeriggio scivola via inesorabile, la stanchezza incomincia a farsi sentire. Ecco pronte le cartelline per l’arrivo del resto della compagnia. Guido fino all’albergo e conosco gli altri due attori: Ruben, l’altro Juan e la sua famiglia. Guarda caso anche loro simpaticissimi. Gli do le prime istruzioni, le ultime della giornata. Domani è un giorno ricco di appuntamenti. Conferenza stampa ore 11.30. Registrazione voci per lo spettacolo. Spesa per lo spettacolo. E ancora prove con Ruben e Juan Navarro e poi la banda. La prima è dietro l’angolo… Confesso che sono già emozionato. È forse perché mi sento coinvolto? O semplicemente l’amore per qualcosa di straordinariamente umano come il teatro?

20 giugno
In mattinata è prevista una breve conferenza stampa. Rodrigo questa volta è in teatro già verso le dieci. Comincia a prendere confidenza con la cabina di regia, poi con simpatia e entusiasmo si mette a disposizione dei giornalisti. Dopo una breve introduzione di Barbara Nativi, che ricorda con affetto e un pizzico d’orgoglio di aver scoperto già nel 1994 il talento dello scrittore argentino, naturalizzato spagnolo, la parola passa all’autore. Con semplicità ed essenzialità illustra le principali caratteristiche della sua ultima produzione. Poche e brevi frasi, è attento e abituato a facilitare il compito del traduttore. Non devo nemmeno prendere appunti. Alla presentazione della Historia de Ronald el payaso de McDonald segue quella del testo di Borges, tradotto e riletto in modo personale da Luca Camilletti, attore e amico di Rodrigo. Sotto analisi sono l’Argentina del periodo della dittatura del generale Videla e la figura di Jorge Luis Borges, lo scrittore ammirato e messo sotto accusa dell’autore per la sua silenziosa complicità con il regime. Luca ci racconta la sua personale rilettura del testo, ambientata all’interno di una macchina che, durante tutta la durata della rappresentazione viene lavata da sei ragazze in bikini. Poi è la volta dell’installazione Vasos de agua para sonar, basata in un suo personalissimo ricordo d’infanzia, quando ogni sera la madre gli portava in camera un bicchiere d’acqua prima che s’addormentasse. E infine il video in collaborazione con la coreografa e amica madrilena Helena Cordoba, con la quale ha lavorato in diverse mise en éspace.
Un panino e poi di corsa a registrare nomi di marche, personaggi della TV spazzatura e cibi precotti, tutti ingredienti essenziali dello spettacolo. Ecco che pian piano lo spettacolo prende forma dietro a queste piccole azioni di routine che coinvolgono più persone. C’è complicità, entusiasmo. Poi viene il momento della spesa! Tre carrelli non bastano. Ne servono quattro. Assieme agli attori recuperiamo quintali di cibo e di bevande, svariati oggetti di scena destinati a finire sul palcoscenico della Limonaia. Dal latte al vino, dai cereali alle uova, dai polli alle interiora del maiale. Tutto questo e ancora altro per disegnare una scenografia quantomeno singolare e di notevole impatto visivo.
Non ci sono prove, gli attori si limitano a ripetere il proprio testo, a raccontare la propria storia a voce alta, in modo che anch’io possa esercitarmi con i sottotitoli. Il testo che recitano è assai più ampio di quello tradotto e pubblicato per l’occasione dalla Ubulibri, infarcito da improvvisazioni e divagazioni che nascono in scena durante ogni singola replica. A tal proposito mi chiedono di insegnargli qualche parola in italiano per rivolgersi in maniera più simpatica e diretta al pubblico. Se la scrivono sul palmo della mano, la ripetono a voce alta, mimano l’azione che prevede l’utilizzo della parola in questione. Mi chiedono ripetutamente se va bene, se la pronunciano in modo corretto. Anche questa giornata volge al termine. Il ristorante li aspetta e Rodrigo è il primo ad abbandonare il teatro. Apprezza molto la cucina italiana, il buon vino e la grappa.

21 giugno
È arrivato il giorno della prima. L’appuntamento è alle undici per recuperare al mercato di Sesto gli ultimi generi alimentari per la scena. La giornata scivola via rapida. C’è grande attesa per lo spettacolo che avrà inizio dopo l’incontro con l’autore organizzato per presentare la raccolta di alcuni suoi testi uscita con il titolo di Sei pezzi di teatro in tanti round edita da Ubulibri. A Franco Quadri, giunto a Sesto per l’occasione, il compito di presentare García al pubblico e ai giornalisti accorsi numerosi e curiosi, con domande e riflessioni sulle caratteristiche della sua scrittura teatrale e sulle peculiarità della sua forma di rappresentazione. Un teatro che attinge alle diverse espressioni dell’arte e della cultura per raccontare, con immagini, forme, oggetti e suoni, le più palesi contraddizioni della vita quotidiana, le ingiustizie di cui siamo ciechi testimoni e vittime inconsapevoli. Finalmente si comincia. Le luci si accendono su una colonnina che sorregge una “scultura iperrealista” (una Coca Cola e un “Big Mac”), tre monologhi, tre storie, tre bambini che raccontano la loro prima volta al McDonald. E intanto gli attori, rimasti in slip, si agitano e si contorcono nel vino e nel latte. I loro corpi si ergono a indiscussi protagonisti per buona parte della rappresentazione, invadendo di energia una platea attonita, attenta e, almeno in parte, “accaldata”. Veicoli di azioni, racconti, rivelazioni, riflessioni, creano una progressiva e inscindibile interazione con il pubblico che si spezza solo al termine della funzione. Veniamo persino coinvolti direttamente nello spettacolo quando ci incitano a spostare in avanti il palcoscenico con delle funi agganciate alle pareti. Ma manca la fede, abbiamo perso ogni illusione con il passare degli anni, ogni speranza. Il palcoscenico non si sposta. È questo uno dei più forti e diretti messaggi di Rodrigo che prende di mira la pigrizia e l’inerzia della gente che, sfiduciata, rassegnata, si aggrappa alla fragile speranza che qualcuno dall’alto possa risollevare le sue sorti, che qualcosa possa cadere dal cielo! E dal cielo cadono realmente generi alimentari e non, (detersivi, cereali, barattoli di conserva, uova etc.) schiantandosi sul palco, davanti agli occhi increduli e meravigliati degli spettatori. Uno spavento che scuote il pubblico più assopito, lo ridesta nuovamente caricando l’atmosfera già elettrizzante di nuova energia. Il ritmo oscilla in continuazione, rallenta quando sono i video i protagonisti del racconto. Cartoni animati, personaggi della televisione spagnola (c’è anche la nostra Raffaella Carrà), ma anche Jorge Rafael Videla, immagini di morte (il ragazzo di Genova), povertà, malattia. C’è spazio per una critica feroce alle più diverse manifestazioni dell’ingiustizia nel mondo. Dalle violente repressioni durante la dittatura in Argentina, alle forme di violenza gratuita, che si celano anche dietro le spensierate e divertenti gag dei cartoni animati. Anche i bambini apprendono che c’è una legge naturale che stabilisce chi picchia e chi deve essere picchiato. I più forti, i più autorevoli i più potenti nascono per picchiare. I più deboli, i più indifesi, i più emarginati nascono per essere picchiati. Sullo sfondo un incessante e violenta critica ai prodotti del consumo di massa. In particolar modo a quella “scatolina prodigiosa” chiamata Happy Meal che García, per bocca di Juan, si riserva di analizzare scientificamente, dimostrando i gravi danni cerebrali che il suo contenuto provoca al bambino che lo ingerisce. Ma all’autore preme ricordarci, ironicamente, che sono più in pericolo i bambini italiani, che lo ingeriscono una o due volte alla settimana, o quelli americani, che lo fanno quasi ogni giorno, rispetto ai bambini cubani che invece “succhiano il cazzo a un turista italiano”, o a quelli africani costretti a cucire palloni per la Nike. Le quasi due ore di spettacolo si avvicinano al termine e mentre i tre attori si vestono da pagliacci, contemporaneamente li vediamo sullo schermo divertirsi con un barbecue di cultura e carne, abbrustolendo libri e hamburger, in una scenetta esilarante scandita da voci che declamano i nomi di intellettuali e personaggi della televisione spazzatura.

22 giugno
Si replica. E ancora una volta riprovo le stesse emozioni di ieri. Mi porto lo spettacolo addosso. Non mi si leva. Ormai ne sono impregnato… l’odore del teatro. Ho il sonno agitato. Domani ripartiranno tutti.

23 giugno
Li aspetta una settimana di vacanza prima della prossima destinazione. Porto prima Rodrigo, Juan e Alex a Peretola, poi il resto della compagnia a Pisa. È andato tutto per il meglio. Sono contenti.

A distanza di giorni ci penso ancora. Racconto la mia esperienza a tutti. Molti mi guardano e non capiscono, in effetti non possono capire.

Alessandro_Romano




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