Le riviste come oggetto di studio e come creatrici di cultura

Note dal convegno "Storia e storiografia del teatro, oggi. Per Fabrizio Cruciani", Bologna-Ferrara, 14-16 novembre 2002

Pubblicato il 06/12/2002 / di / ateatro n. 046

Nel quadro del convegno di studi in onore di Fabrizio Cruciani, tenutosi tra Bologna e Ferrara, ampio spazio è stato dedicato alle riviste teatrali, con due intense mezze giornata: la prima, il pomeriggio di venerdì 15, dedicata alla riflessione storiografica; nella mattinata del 16, sono state presentate le riviste teatrali pubblicate in ambito universitario.
Un primo elemento di riflessione riguarda l’’atteggiamento degli studiosi di fronte all’”oggetto rivista”. Finora le testate teatrali sono state considerate soprattutto una fonte di informazioni sugli spettacoli e in generale sull’evoluzione della scena e sulle vicende dei suoi protagonisti. Nella prospettiva tracciata dal convegno, si tratta invece di iniziare a prenderle in esame le riviste come oggetti di studio in sé (vedi il recente volume di Marco Consolini su “Théâtre Populaire” e la ricerca di Roberta Gandolfi su “Sipario”), in parallelo a quello che sta avvenendo da tempo in campo letterario.
Se si pensa all’importanza delle riviste nella storia del teatro del Novecento (senza citare “The Mask” di Gordon Craig o “L’amore delle tre melarance” di Mejerchol’d, cui Beatrice Picot-Vallin sta dedicando un appassionato studio, o “Théâtre Populaire” e “Travail Théâtral”, oggetto dell’appassionata relazione di Jean-Pierre Sarrazac) , è sorprendente che questa chiave di lettura si stia imponendo solo ora. Ovviamente studi di questo genere richiedono l’uso di strumenti e metodi adatti: diventa per esempio cruciale prendere in esame gli aspetti economici (fonti di finanziamento, inserzionisti…) e la diffusione e distribuzione della testata.
Tra gli strumenti preliminari di lavoro, vanno registrati anche repertori, censimenti e database dedicati alle riviste teatrali. A colmare il vuoto due iniziative presentate nell’incontro di Ferrara: il censimento delle riviste teatrali italiane dal Settecento a oggi a cura di Alfredo Barbina: 5 volumi (su carta), che verranno pubblicati a partire dal prossimo anno; e il progetto di ricerca Le officine del pensiero teatrale, che dovrebbe portare alla creazione di una banca-dati (in internet) sulle riviste di teatro italiane del Novecento.
Un database di questo genere avrebbe certamente notevole utilità, perché promette di censire e rendere reperibile materiale di notevole interesse, disperso e spesso dimenticato. Ma si tratta anche di un’impresa complessa e che impone di affrontare diverse questioni. Un primo ordine di decisioni riguarda ovviamente i limiti della ricerca e il tipo di materiale censito. E’ un problema analogo a quello affrontato da Alfredo Barbina nel suo censimento (cartaceo). Che cosa deve finire in repertori e database di questo tipo? Solo le riviste di teatro? Anche quelle d’arte, che soprattutto per l’iconografia sono una fonte importantissima? Anche quelle di musica, visto che le distinzioni tra lirica e prosa erano meno definite di oggi? Ma il problema si pone anche oggi in termini analoghi per quanto riguarda territori di confine come per esempio il videoteatro e il multimediale. Legata a questo problema è ovviamente anche la messa a punto di una struttura che permetta di schedare nella maniera più efficace i materiali, offrendo al contempo facilità d’uso e opzioni di ricerca complesse.
La definizione dei limiti della ricerca implica peraltro una fondamentale questione teorica, bene evidenziata da Claudio Meldolesi. Una classificazione di questo genere – concentrandosi su istituzioni in qualche modo consolidate – rischia infatti di escludere tutto ciò che è marginale, tangenziale al teatro, mentre noi sappiamo che proprio lì, ai margini, negli incroci, nascono le esperienze più interessanti. Sarebbe certamente interessante allargare la ricerca anche ai materiali prodotti direttamente da compagnie e teatri, che hanno un ruolo importante nel definire e plasmare l’immagine che le diverse realtà vogliono offrire di sé.
Un secondo ordine di problemi riguarda i tempi e le risorse necessari a portare a termine un’impresa che si preannuncia titanica. Per alcuni aspetti sarà forse possibile attingere a materiali “prelavorati” (tesi e ricerche già completate o ancora in corso), sui quali è però necessaria un’opera di uniformazione ai criteri del censimento e di controllo. Per cercare di affrontare il problema sono state avanzate due proposte: Beatrice Picot-Vallin propone di allargare l’impresa su scala europea, Clelia Falletti propone assai ragionevolmente di iniziare a lavorare sulle riviste esistenti.
Ma lavorando sul presente, si pone un ulteriore problema: che fare delle riviste presenti su internet? Prenderle in considerazione? E come?
La questione, in apparenza marginale, assume un diverso rilievo se si tengono presente due elementi. In primo luogo un censimento di questo genere è ovviamente ipotizzabile solo grazie all’uso di tecnologie informatiche (e la destinazione prevista è, non a caso, proprio internet): dunque alcuni problemi tecnico-teorici sono comuni al censimento e alla gestione di una rivista con archivio online. Inoltre, analogamente a quanto avviene in altri settori, la migrazione delle riviste scientifiche verso internet è ormai un dato di fatto, con le diverse soluzioni “versione cartacea e versione elettronica (completa, o parziale, o solo indici)” oppure “solo versione elettronica”; e con una gamma di livelli di accesso, gratuito oppure a pagamento.
Volendo iniziare a censire le riviste teatrali italiane, ecco intanto a Ferrara una interessante panoramica delle testate nate in ambito universitario, che coprono un’ampia gamma di possibilità, sia per quanto riguarda il taglio e l’impostazione, sia per quanto riguarda le aree di specifico interesse spazio, ma anche il rapporto con il teatro “vivo”, quello che si sta facendo oggi sulle nostre scene.
All’incontro sono stati invitati:

“Ariel” (Alfredo Barbina)
“Culture Teatrali” (Marco De Marinis)
“Drammaturgia” (Siro Ferrone, non presente all’incontro)
“Prove di Drammaturgia” (Gerardo Guccini)
“Biblioteca Teatrale” (Ferruccio Marotti) (che sta per passare dalla carta a internet)
“Teatro delle diversità” (Emilio Pozzi)
“Teatro e Storia” (Nicola Savarese)
“Il Castello di Elsinore” (Roberto Tessari)

Già la quantità delle testate rende conto di una notevole produzione di cultura del teatro nei nostri atenei. “ateatro” si impegna – nei limiti delle sue (scarse) possibilità – a continuare a diffondere informazioni su questa importante attività, che possa rendere conto anche della ricchezza e della specificità delle singole riviste.

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