Ballando nella profondità del bosco
Deep in the Wood di Thierry de Mey alla Biennale
Ai Giardini della Biennale di Venezia, dal primo al dieci febbraio, è stato possibile vedere l’installazione Deep in the wood, del compositore e regista belga Thierry de Mey. L’evento era inserito nell’ambito della manifestazione Temps d’images, primo tentativo di Festival di respiro europeo, promosso dalla Biennale di Venezia (settore Danza, Musica e Teatro), dal centro nazionale La Ferme du Buisson di Parigi, dal centro culturale Les Halles de Schaerbeek di Bruxelles, e dal canale televisivo franco-tedesco Arte. La manifestazione si è svolta all’incirca negli stessi giorni a Venezia, Parigi e Bruxelles, con un unico programma e con scambi di collaborazioni, focalizzando l’attenzione sulle contaminazioni sempre più frequenti tra l’universo variegato delle immagini filmiche, fotografiche, video, computerizzate – e forme di spettacolo quali il teatro, la musica e la danza.
Deep in the wood è un esempio particolarmente felice di incontro originale e creativo tra forme espressive differenti, all’incrocio tra musica, danza, cinema e installazione. Thierry de Mey, ideatore e realizzatore del progetto, ha chiesto ad alcuni danzatori e coreografi di scegliere un personaggio mitologico o fiabesco come fonte d’ispirazione per una coreografia ambientata in un bosco. Si sono prestati al gioco una settantina di artisti, nomi importanti della scena internazionale ma anche giovani talenti, che davanti alla macchina da presa hanno danzato interagendo con gli scenari naturali, costruendo coreografie sospese tra elementi astratti – il rapporto con le essenze vegetali – ed elemennti narrativi – le suggestioni derivanti dalle storie – declinate in assoli, oppure in gruppo (coppia, trio, quartetto). Le riprese sono state effettuate nell’arco di un intero ciclo di stagioni e in vari momenti della giornata, in modo da restituire un’immagine sfaccettata e variegata del mondo vegetale e animale che popola il bosco. Sono state registrate oltre nove ore di materiale, che Thierry De Mey ha poi utilizzato per creare un’installazione costruita attorno a un meccanismo di visione semplice e allo stesso tempo estremamente sofisticato, giocato sulla sincronizzazione delle immagini e sugli accordi ritmici tra la musica – composta dall’autore appositamente per questo progetto -, le immagini e i movimenti dei corpi dei danzatori. Per l’allestimento di Venezia è stato utilizzato uno spazio all’interno del Padiglione Italia. Si entra in una grande stanza semibuia, illuminata solo dalle immagini proiettate su una delle pareti, immagini incorniciate in due riquadri accostati, simili a due grandi schermi cinematografici; il pavimento è disseminato di cuscini, a disposizione dello spettatore, che vi si può adagiare scegliendo così la sua personale prospettiva di visione, oppure, in alternativa, vi sono delle panche su cui sedersi. Dopo pochi secondi di “orientamento”, si viene catturati dalle immagini, che si succedono a ritmo incalzante sui due schermi, e dalla musica, ricca di sonorità ambientali, che contribuisce a trasportare lo spettatore nella profondità del bosco, Deep in the wood, appunto, come il titolo dell’opera suggerisce.
L’installazione ripropone a ciclo continuo una successione di brevi coreografie della durata complessiva di circa un’ora. Le immagini sono montate in sequenze accuratamente sincronizzate sui due schermi, in modo da creare un ritmo pulsante fatto di presenze e assenze, di pieni e di vuoti percettivi, di momenti in cui le immagini svaniscono e gli schermi, alternativamente o simultaneamente, restano vuoti. Ma anche in queste intermittenze prive di immagini, la musica continua ad avvolgere lo spettatore, inondandolo di suoni che riproducono lo scrosciare dell’acqua, il cinguettìo degli uccelli, il fruscio delle foglie, dandogli la sensazione di trovarsi nel mezzo del bosco.
Le immagini filmate sono di rara bellezza, e possiedono una qualità pittorica giocata sui contrasti e le sfumature cromatiche. Talvolta i danzatori, simili a figure camaleontiche, sembrano confondersi con gli elementi naturali, assumendone gli stessi colori e contorcendo i loro corpi tra foglie secche, rami, muschio, terra, sassi, felci e ruscelli, sino quasi a scomparire; in una sequenza, una danzatrice sprofonda in una buca nel terreno, venendo letteralmente risucchiata dagli elementi vegetali, in un’altra si vede un corpo inerte trascinato dai flusssi di un ruscello, simile all’Ofelia preraffaellita del quadro di Millais. In altre sequenze, invece, a prevalere è il contrasto cromatico tra il paesaggio e le figure dei danzatori, che vestiti con abiti colorati – rossi, gialli, azzurri, neri, bianchi – si esibiscono in coreografie che evocano movimenti di animali – di uccelli, libellulle, farfalle – oppure quelli di creature fantastiche, come elfi, fate, streghe, gnomi, principi e principesse. Un intero universo immaginario viene in tal modo evocato, legato alla rappresentazione del bosco come luogo sacro e magico, oppure come simbolo del costante processo di morte e rigenerazione o delle profondità dellíinconscio. I diversi segmenti coreografici si articolano così in una vasta gamma di registri emotivi, dall’angoscioso al comico, dall’ironico al grottesco, ma tutti attraversati da un elemento poetico.
La felice integrazione tra suono e immagini in movimento riscontrabile in Deep in the wood è indubbiamente legata al duplice ruolo di Thierry De Mey come compositore e cineasta. Interlocutore privilegiato di numerosi coreografi belgi, Thierry De Mey ha filmato le partiture di numerosi spettacoli di danza, ha collaborato con la sorella coreografa, Michèle Anne De Mey, e realizzato una decina di film, tra cui Love sonnets, Rosas danst Rosas, Musique de tables e Dom Svobode, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale. Quest’anno il festival Riccione TTV, che si svolgerà a Riccione dal 30 maggio al 2 giugno 2002 e che ha coprodotto Deep in the wood per la Biennale, dedicherà all’autore una personale dei suoi film e della sua produzione video (per maggiori informazioni si può visitare il sito di Riccioneteatro) Sarà un’occasione per approfondire ulteriormente la conoscenza del suo lavoro.
Silvana_Vassallo
Tag: Biennale (11)
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