Una mail a Lorenzo Anelli
attore, protagonista di In fondo a destra di Raffaello Baldini, regia di Gaddo Bagnoli
Caro Lorenzo, l’ora non è + tarda (o presta, a 2a dei punti di vista) e allora provo a darti qualche rapida impressione dello spettacolo (ho già mailato a Antonella che sul “manifesto” in pratica non scrivo più).
Il monologo di Raffaello Baldini mi è piaciuto (sono da sempre un suo fan), chissà perché mi ha ricordato certi racconti vagamente fantascientifici di Buzzati, dettati dalla sensazione a tratti angosciata dell’urbanizzazione e della massificazione, che allora era una scoperta per certi aspetti ingenua, e che invece adesso è un dato di fatto, esistenzialmente acquisito e filosoficamente sedimentato. Quello che riesce a fare Baldini – quasi con la volontà di esplorare ed esaurire tutte le possibilità di questa situazione – è dare a questa consapevolezza una lingua e una sostanza che hanno una risonanza poetica e uno sviluppo narrativo-drammaturgico. Il protagonista è come uno dei personaggi di certe sue poesie – quegli “scentrati” di paese così teneri e imperfetti – che però crescendo in città si è come intellettualizzato (è il prezzo di una coscienza di sé che non può più essere autentica, innocente). E che oltretutto non è più protetto dall’ambiente “piccolo” e ancora per certi versi naturale e umano del paese, ma vaga nel vuoto della società di massa. Insomma, Baldini prova a tirare le conseguenze di questa inadeguatezza al mondo.
Per quanto riguarda l’interpretazione, ho visto lo spettacolo alla prima, e il lavoro può certamente maturare. Tu mi sembri un attore più televisivo-cinematografico che teatrale, mentre questo è un testo che di realistico e psicologico ha solo qualche spunto e aggancio – pretesti. In fondo a destra è tutto giocato sulla forza delle parole, sulla loro capacità di evocazione e sulla loro musicalità. Tu punti a una forma di realismo per immedesimazione, dove la credibilità arriva dalla psicologia – e in ultima analisi dal far dire-fare al personaggio più di quello che ci sia nel testo, attraverso i gesti, le espressioni, le intonazioni, le sottolineature. Tu e il regista Gaddo Bagnoli avete fatto da questo punto di vista un lavoro molto attento e puntiglioso (ma agita meno le mani!!!), a tratti anche inventivo, e tuttavia ho l’impressione che in questo modo si arrivi solo a un livello del testo. Forse sarebbe il caso di muoversi-vagare di meno, e di abbandonarsi di più alle parole, lasciandosele crescere dentro, senza preoccuparsi troppo delle loro implicazioni interiori, della loro credibilità psicologica: in fondo è il protagonista è un tizio che si ritrova in un luogo dove spazio e tempo non hanno più significato, dove gli altri sono sue proiezioni, dove la logica è saltata. Allora è forse il caso di abbandonarsi un po’ di più alla magia delle parole e al loro gioco: che è – malgrado tutto – un gioco fittizio, tutto teatrale, dove una frase fa scattare un’altra frase, dove un pensiero ne evoca un altro, magari per negazione/contrapposizione. E’ questa la dinamica che muove la scrittura e il personaggio, più che le implausibili (in fondo) “motivazioni” psicologiche. Forse è in questa direzione che può affinarsi il tuo lavoro su questo testo: non tanto sul personaggio, quanto sui significati delle parole e delle frasi, che hanno una loro dinamica interna – una loro forza.
La risposta di Gaddo Bagnoli e Lorenzo Anelli
Siamo d’accordo sulla tua esposizione riguardante la poetica di Baldini. Questo nostro spettacolo nasce anche come operazione culturale volta a far conoscere uno dei massimi poeti italiani viventi: spesso disconosciuto o ignorato dal grande pubblico.
Per quanto riguarda l’interpretazione e la regia, vorremmo puntualizzare alcune cose.
Indubbiamente, come si sa, alla prima uno spettacolo è spesso acerbo; considera che dopo il debutto il regista Gaddo Bagnoli ha deciso un ulteriore aggiustamento del testo che ha comportato tagli e spostamenti, ma che ha giovato moltissimo allo spettacolo. Infatti uno spettacolo come In fondo a destra (mai rappresentato prima d’ora), è basato su di un testo che per quanto meraviglioso, ha avuto bisogno, come ti sarai accorto, di un grosso lavoro di drammaturgia. Baldini è uno straordinario poeta che ha scritto, sembrerebbe quasi incidentalmente, tre monologhi teatrali di cui solo uno (In fondo a destra) in italiano (ricordiamo per chi non conoscesse Baldini che scrive esclusivamente in dialetto romagnolo).
Per quanto riguarda l’attore e l’interpretazione hai ragione sul fatto che alla prima ha mosso un po’ troppo le mani. Non ti preoccupare, abbiamo già provveduto alla soluzione Muzio Scevola… La sua formazione e la sua esperienza sono esclusivamente teatrali, quindi non televisiva e/o cinematografica, anche se per anni ha lavorato nel teatro di varietà con Vito Molinari e questo, comprendiamo, può aver determinato le tue impressioni.
Rispetto all’interpretazione che definisci naturalistica-psicologica, è vero che il personaggio è mosso dal meccanismo che hai individuato; ma la direzione del nostro lavoro è tesa a sottolinearlo in un altro modo. Abbiamo lavorato cercando non una verosimiglianza psicologica del protagonista e del suo muoversi nel labirinto, ma cercando di sospendere le dinamiche apparentemente reali che proiettano in una visione surreale l’ “essere” nel labirinto (ecco allora le quinte trasparenti, i pezzi di oggetti che evocano altri oggetti, i personaggi e gli amori inesistenti). Quindi ciò che appare naturalistico e psicologico al pubblico, è costruito affinché l’attenzione del pubblico stesso, nonché la comprensione del testo, risultino più semplici, più immediati. L’approfondimento poetico di ogni parola, per quanto affascinante, avrebbe distolto secondo noi l’attenzione del pubblico da un testo che a tratti diventa filosofico e che comunque nel suo insieme potrebbe risultare criptico. Durante le prove spesso ci siamo trovati davanti a questo problema, e abbiamo privilegiato la via della comunicazione a quella della fascinazione registica, non per fermarsi al “primo livello”, ma per impedire che il pubblico non trovasse nemmeno quello.
Secondo noi, infatti, l’approfondimento interpretativo delle parole del testo può avvenire grazie ad una proiezione della psicologia reale del personaggio in un mondo labirintico e surreale come quello di In fondo a destra.
Ci fa piacere poi che Baldini, da spettatore presente alla prima, abbia convenuto con noi che il continuo vagare del personaggio all’interno del labirinto rispecchia il continuo movimento che è presente nel testo, e che lui stesso sente come imprescindibile.
Questo è soltanto il nostro punto di vista (e non certo una critica alla critica), uno stimolo che, come abbiamo detto all’inizio, potrebbe aprire un dibattito all’interno del tuo preziosissimo sito. Gaddo Bagnoli (gaddobagnoli@libero.it) Lorenzo Anelli (lorenzo.anelli@libero.it)
Info sullo spettacolo (utilizzare Internet Explorer).
Oliviero_Ponte_di_Pino
Tag: Raffaello Baldini (8)
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