Il teatro è una bolla
Una conversazione con Giovanni Jussi di Alias Rosalie
Giovanni Jussi è un regista e performer di origine italiana con una vasta esperienza internazionale e una duplice attenzione al lavoro sul corpo (anche con il metodo Feldenkreis) e alle nuove tecnologie. Maria Spanring è un’attrice, danzatrice e performer austriaca. Insieme fanno parte del collettivo AliasRosalie, fondato nel 2012, che lavora sull’autenticità e la vera presenza nel momento della performance. Nei loro lavori Giovanni e Maria utilizzano spesso un dispositivo semplice ma di notevole effetto.
Per la nostra performance Snow White Backstage usiamo una “bolla”, una sfera di plastica trasparente gonfiabile, che ricorda uno di quei souvenir a forma di palla di vetro con la neve che si vendono ai turisti. Viene posizionata in un spazio pubblico, una strada o una piazza, o un parco… All’inizio è sgonfia, poi lentamente si gonfia e dopo la fine della performance si sgonfia. Resta una specie di vuoto, in cui il contenuto della bolla si “congela”. Dato che la bolla è trasparente, chi si trova all’esterno può vedere tutto quello che succede all’interno.
Ci sono due modalità di uso della “bolla” e di partecipazione del pubblico. La prima è una performance/spettacolo che dura circa 60 minuti, per un massimo di cento spettatori paganti, sul tema della bellezza e dell’immagine di sé, utilizzando e stravolgendo la vicenda di Biancaneve.
Il pubblico pagante si siede intorno alla bolla. Ogni spettatore riceve una cuffia senza fili, nella quale è possibile ascoltare l’intero pezzo (monologhi, dialoghi, interviste che realizziamo live con gli spettatori o i passanti) e molta musica (live-set). Ovviamente può vedere quello che accade nella bolla. Grazie alle cuffie, l’esperienza audio è molto intima, come se qualcuno ti parlasse nell’orecchio. Invece gli spettatori che arrivano lì per caso non possono sentire quello che viene detto o cantato all’interno, ma vedono quello che accade nella bolla.
In alternativa, la “bolla” può essere usata per un’installazione What does Souvenir remind you of? che può durare qualche ora o l’intera giornata. In questo caso non ci sono spettatori paganti, solo pubblico casuale. Ci sono solo pochi posti a sedere, ma chiunque può prendere una delle 10-20 cuffie vicino alla bolla. Chi usa la cuffia può scegliere tra due canali. Nel primo si sente una colonna sonora: brani musicali e atmosfere sonore adatti a quello che succede all’interno della bolla. Il secondo canale trasmette brani di interviste realizzate in precedenza sui temi della memoria, del ricordo e di ci che utilizziamo come Souvenir. All’interno della bolla c’è una installazione fissa, che dipende dal contesto e dall’occasione. Noi facciamo alcuni brevi interventi performativi, che durano circa 10-20 minuti.
Con questo setting installativo vogliamo dare al pubblico la possibilità di vivere nello stesso momento esperienze visive e sonore differenti. Per chi ha la volontà e il desiderio di essere ingaggiato auditivamente, la nostra performance offre la possibilità di partecipare in maniera molto più intima, direi quasi individuale allo spettacolo: le cuffie pongono fisicamente lo spettatore in una situazione in cui si ha la sensazione che qualcuno ti stia mormorando nelle orecchie. Lo spettatore sprofonda in un mondo sonoro e si estranea dal presente, dalle sonorità presenti nello spazio “quotidiano” circostante: tram, clacson, chiacchiericcio… E’ una modalità che conosciamo bene: basti pensare a quanti usano cellulari, iPhone, iPad e devices simili nei normali tragitti e spostamenti metropolitani.
Questa sensazione di intimità è il punto focale dell’installazione: è quasi un paradosso, visto che la performance e l’installazione vengono create in uno spazio e sul suolo pubblico. Questa esperienza viene poi amplificata nel raccolto di questa esperienza, sia dal diretto interessato, sia da coloro che vi partecipano in varie maniere. Immagini, danza e azioni all’interno della bolla creano un qualcosa di assurdo nello spazio metropolitano. La bolla sembra qualcosa di alieno e tutti (con mio rammarico) la vogliono toccare… I passanti vengono attratti dall’impatto visuale della bolla e si fermano per vedere cosa succede. Qualcuno magari partecipa ancora più attivamente rispondendo a interviste che solo chi ha le cuffie può sentire. Nel momento in cui qualcuno percepisce anche un diverso tipo di accesso (le cuffie) l’interazione diventa più coinvolgente e appetitosa: entra in gioco un nuovo senso, l’udito. Quando ascoltiamo da una cuffia, tutto diventa pettegolezzo: se qualcuno che ti parla nell’orecchio in pubblico, di solito è maleducazione. Invece grazie a questa installazione, avere segreti e scambiarseli diventa possibile. Anche questo incuriosisce i passanti. Insomma, il pubblico può partecipare in maniere diverse alla performance: ma l’obiettivo è lo stesso: vogliamo rendere lo spettatore consapevole, inconsapevolmente.
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